Questa mattina mi sono alzato sentendo sulla pelle il bisogno fortissimo di tante cose piccole e semplici, perdute in questo infinito tempo sospeso che non ha mai abbracci, ma sempre e solo carte complesse, da decifrare, da ricordare, da portare con me.
Avrei voluto il bacio di Vinicio e Zeno prima di vederli andare a scuola. In un giorno normale sarei andato a pranzo da mia mamma, per guardarla tirare la pasta mentre fa i tortellini e ride e mi sgrida dolcemente perché mi sto mangiando tutto il ripieno. Ho sognato il mio pomeriggio, a vedermi l’Atalanta, che è la cosa più facile che un giornalista possa raccontare, il Papu va via in fascia, fa il suo solito dribbling a rientrare, vede Ilicic libero a centro area, che al volo la mette nell’angolino e va a esultare sotto la curva.
Mi sono immaginato la sera, una qualunque sera di primavera, al parco a riprendere i miei ragazzi. Siamo sul prato, chiacchieriamo delle lezioni che avranno domani, la bimba ci si avvicina, ha mani e piedini da mangiare, i minuscoli collant, ci guarda emozionata, il mio Vinicio le va incontro e le dà una carezza sul crapino, lei si scioglie e si sdraia con noi, al tramonto, sorridente e in silenzio, senza pretese.
Questa mattina ho aperto gli occhi e volevo questo, che è sentire l’amore intorno a me, che è fatto di cose piccole e semplici.
E l’ho trovato in quel posto magico fuori da casa mia, dove ieri c’erano le anatre, felici, in mezzo alla strada. Oggi invece un signore vecchissimissimo. Attraversava la strada lentamente, con in mano un mazzo di tulipani. E io, che ero a smadonnare di fronte alla macchinetta del tabaccaio, ne ho visto il sorriso sotto la mascherina. Mi sono incuriosito, l’ho raggiunto e l’ho fermato. Con un filo di voce mi ha raccontato la sua meravigliosa storia, piccola e semplice come solo le cose belle. Mi ha detto: “Oggi ha riaperto il fiorista e io è da troppo tempo che non regalo niente al mio amore. Sono andato una corsa, ho fatto in fretta e adesso glieli porto. E’ il mio modo per ringraziarla e per essere felice”.
Matteo Bonfanti