“Non si tratta solo di buttare palline sul tavolo verde”

. Chi gioca a stecca lo sa, anche a Bergamo, nella piccola patria che si ritrova nella sala di Curno: “Punti e difesa. Si gioca con la tua biglia e con quella del tuo avversario. Siamo ventimila tesserati in Italia, di cui la metà in Lombardia: i titoli individuali sono combattuti e ambiti”, la premessa di Mario Carlessi, portacolori del Csb Biliardo Città dei Mille che a Saint Vincent, nelle finali nazionali (“Eliminazione diretta e finale, al meglio delle due partite su tre agli 80 punti”) destinate a concludersi il 4 luglio, sarà tra i campioni nostrani impegnati nelle rispettive categorie insieme a Davide Colleoni e Nicola Pennella (Terza), Giuseppe Plati e Cristiano Buzzetti (Prima), Fernando Moscatelli (Master) e Riccardo Nuovo (Nazionale), questi ultimi due i professionisti del lotto (nella top 20 entro i confini) nonché gestori della Nuova Accademia del Biliardo dove ha trovato casa anche la società del capoluogo.
Insieme a Davide Colleoni, il cittadino della Celadina (“Ci ho giocato a calcio, dopo le giovanili nel Ponteranica e la Juniores nel Brusaporto”), figlio di Emilio, presidente del club che aveva la sala in Borgo Palazzo, è il più giovane dei concorrenti BG: “Gli Under 30 sono una rarità, io sono un ’94 e lui un ’97. Sono un tifoso del pallone e dell’Atalanta, ma quando si abbraccia questo sport non lo si molla più – confida Mario -. Per me è iniziato tutto casualmente: ho comprato la stecca nel maggio del 2017, dopo una vacanza cogli amici a Vienna in cui ero capitato in un albergo con la sala da biliardo. Passai più tempo lì che nel giro turistico della città. Cominciai con le buche, poi il battesimo del fuoco coi 5 birilli grazie a Nuovo. Coinvolsi mio padre facendogli riscoprire una sua passione ed eccomi qui, campione provinciale e regionale di seconda categoria: dal primo settembre sarò in prima”. Una vita intensa e dalle mille scaramanzie: “Quattro anni di gare e uso sempre lo stesso outfit, dalle mutande ai pantaloni, ormai lisi (ride, NdR). Smisi col calcio perché studiavo a Bologna, faccio l’insegnante. In questa disciplina, detta non a caso all’italiana, noi italiani siamo i migliori al mondo. S’impara anche guardando le partite in tv, tra RaiSport e Billiard Channel su YouTube su iniziativa della Fibis. Per la goriziana a 9 birilli c’è il Gran Prix a novembre sempre a Saint Vincent, la nostra Wimbledon, un palazzetto con 20 biliardi”.
Dal cittadino al ragazzo di Curno trasferitosi a Ubiale Clanezzo, il primo a concorrere ai tricolori in ordine cronologico: “Ho vinto la classifica di terza categoria dopo un palmares recente col secondo posto in una prova regionale a Desio e un terzo a Treviolo riservato alle tre categorie di dilettanti. Per me è stata la riscoperta dell’ultimo anno e mezzo-due, avendo partecipato a tornei dagli 11 ai 14 anni prima di interrompere per motivi di studio – prosegue Davide Colleoni, della Nuova Accademia -. La mia ispirazione attuale è Moscatelli, i primi maestri sono altri italo-argentini come lui, i Fillia, padre e due figli. L’ultima stagione a causa del Covid è stata spalmata su due anni: all’attivo anche un provinciale a squadre, a settembre dovrebbero esserci le regionali”.
Se anche per il baby del gruppo a settembre ci sarà il salto di classe, nella rassegna estiva aostana c’è chi recita la parte dell’arbitro, federale e internazionale, con un vissuto personale e professionale da decorazione al valore: “Anche a Saint Vincent, ovviamente. Ma la mia missione, da delegato provinciale Fibis (Federazione Italiana Biliardo Sportivo) insieme ai consiglieri Giacinto Calculli, Bruno Gervasoni e Gianfranco Crepaldi, quindi da organizzatore in primis dei provinciali a squadre e individuali, oltre a occuparci anche in qualità di direttori di gare delle prove nazionali istituzionali, è di rilanciare il movimento nella Bergamasca – ci rivela Francesco Gurioni, altro associato del “Città dei Mille” -. Nel quadriennio 2012-2016 in provincia c’erano 800 iscritti per 10 Centri Sportivi Biliardo, adesso sono 200 in 5, prima della pandemia 146: una risalita merito anche dell’apertura federale agli amatori. Io nasco come giocatore nel 1980, sono di prima categoria da più di una quindicina. Dopo trent’anni di servizio nei Carabinieri, anche nelle missioni all’estero, dal 2008 faccio l’arbitro praticamente a tempo pieno. E adesso gioco un po’ meno…”. Tanti volti, tante storie diverse che convergono sulla strada comune dell’amore per una disciplina di nicchia eppure ancora popolarissima. Vedi il veterano (di Prima) Armando Pagnoncelli, un altro cui una vita avventurosa ha impedito di sviluppare appieno il talento prima della pensione: “A 58 anni, passando in Prima con 80 punti a Milano, tappa delle mie peregrinazioni non solo biliardistiche prima di un biennio a Rovato. Ora ne ho 72 e a Saint Vincent gareggio tra i Seniores per il Csb Biliardi da Oscar di Sabbio”. Ma perché questa lunghissima parentesi da un amore giovanile alle competizioni vere? “Dai quarant’anni in avanti, per un decennio abbondante, ho fatto il responsabile della qualità a Bangkok, in Thailandia, per la Vittoria, copertoni per biciclette, una grande azienda con sede a Terno d’Isola dove abito fin da ragazzo, da nativo di Baccanello di Cassano d’Adda – racconta il manager di lungo cosrso -. Lì si giocava a snooker, alla vigilia dei festivi anche dalle 9 di sera fino alle 7 del mattino. Tra lavoro fuori sede e famiglia, a cui all’epoca tornavo ogni due mesi, impossibile trovare sfogo allo stimolo per le competizioni che ho sempre avuto nel sangue: infatti sto per affiliarmi al Città dei Mille dell’amico Emilio Carlessi proprio perché voglio alzare il livello del mio gioco. Più competitività, più qualità nelle competizioni. Nel mio palmarès ho un’individuale vinta, molte batterie tra cui recentemente a Desio, qualcuna a coppie: non posso lamentarmi”. Uno sportivo a tutto tondo con un obiettivo: “Rimuovere nell’immaginario collettivo il biliardo come una sorta di vizio notturno da bisca. E’ qualcosa di coinvolgente: lo penso fin da quando a Terno c’erano quattro biliardi e si giocava tra amici. Ma ho sempre detto che per fare il professionista bisogna non avere famiglia, disporre di notti libere e di 5-6 ore al giorno per la pratica. Fino ai 40 anni facevo calcio, alla Pippo Inzaghi come stile, a Terno, Sotto il Monte, Carvico, Mapello e a Varese dove lavoravo, quindi anche bici amatoriale e pesca. Mai saputo starmene con le mani in mano…”.
Sempre dallo stesso club dalminese ma parimenti pronto al passaggio di tesseramento, anche Giuseppe Plati, sessantunenne di Bonate Sotto che da Prima Categoria si aggrega alla rassegna valdostana e il primissimo tavolo verde se l’è trovato proprio vicino: “Mi bastava attraversare la strada. Poi cominciai a fare sul serio, diciamo trentacinque anni fa. Un torneo vinto in casa, poi uno a Chignolo d’Isola, quindi il provinciale a squadre: lì ho capito che non era qualcosa da bar, ma un gioco di conoscenza, di geometrie e di sensibilità”. Uno start da autodidatta non esclude la classica figura di riferimento: “Alfredo Fillia, come no. La Bergamo del biliardo è cresciuta con lui. I figli Nicolas e Juan mi vedevano un po’ come uno zio – scherza -. Un ambiente in cui sguazzo da tanto e mi piace da matti: mi diverte, mi stimola, ho giocato per i Csb dappertutto, anche a Treviglio. Ho conosciuto Nuovo e Moscatelli quando erano poco più che bambini e adesso sono i migliori dalle nostre parti. Ho all’attivo un secondo nei provinciali nel 2000 e adesso lo stesso titolo due volte di fila: piccole soddisfazioni che intorno ai tavoli di Curno vorrei completare vedendo sbocciare i giovani. Mario è in rampa di lancio, tifo per lui. Il nostro è uno sport poco mediatico di cui va affermata con convinzione una grande realtà: è adattissimo ai giovani, anzi è un passatempo sanissimo, oltre che una grande occasione per socializzare”.
Sulla stessa linea d’onda Emanuele Semperboni, della Nuova Accademia curnese: “Un divertimento vissuto sul serio, per quanto mi riguarda da una quindicina d’anni sui 49 d’età, compatibilmente con l’attività lavorativa. Da muratore mi alzo alle cinque e mezza rincasando alle sei e mezza di sera: la passione c’è, le energie e il tempo da dedicare hanno dei limiti – afferma il Seconda Categoria -. Anch’io come Pagnoncelli ho giocato a pallone: giovanili Intim Helen, poi Interclub e Costa di Mezzate, ritirandomi a quei livelli a 23 anni per poi riprendere nel Csi all’oratorio di Bagnatica, mio paese d’adozione essendo io di Nembro. Lì, nell’oratorio natìo, i primi approcci. Uno sport compensa l’altro: là si va di squadra per forza, qui è una questione più individuale, tra concentrazione e tensione. Nel mio bilancio, il campionato di Terza vinto nel 2015, la finale per la Prima persa nel 2018 e un secondo in una gara a coppie a Pavia”. Il segreto per vincere? “Perdere molto per fare esperienza”, sostiene Plati. “Per un professionista è fondamentale una dieta equilibrata e ci sono anche i mental coach. Non è che tirando notte puoi mangiare pane e salamella. Ricky e Fernando lo sanno e difatti sono un esempio”.
Dulcis in fundo, la Signora del gruppone compatto. Una che vive appieno la mistica della stecca: “Anch’io sono della Nuova Accademia, veder giocare Riccardo Nuovo è veramente un piacere. Dall’esterno risaltano le caratteristiche psicologiche dei singoli, mentre se lo si vive da giocatore è una discesa nel profondo, nel proprio io”, la certezza di Gisella Perego, l’unica donna dei nostri. “L’avversario e la tecnica contano fino a un certo punto, ma alla fine si è soli di fronte alla propria abilità. Giunta alla mezza età, voglio impadronirmi il più possibile della tecnica: prima stecca in mano trent’anni fa, prime competizioni venti, la ripresa da una decina. Ho vinto un provinciale a squadre di Terza Categoria, per il resto piazzamenti. Poi ci sono le gare femminili: la Fibis a un certo punto aveva sospeso il circuito tranne le finali nazionali, poi l’impegno dell’associazione ‘Biliardo in Rosa’, cui sono iscritta, ha fatto ripartire tutto. Siamo un grande gruppo di appassionati che cercano di vedere se stessi attraverso la lente del più affascinante degli sport”.
Simone Fornoni