Parlare di calcio in questo momento storico appare argomento “leggero” se non “superfluo”. Tra crisi economica, guerra russo-ucraina e tensioni internazionali che ogni giorno ridisegnano lo scenario mondiale, parlare di sport potrebbe apparire un esercizio di poco valore. Tuttavia, in questi giorni va ricordato un anniversario per nulla trascurabile, ovvero i 125 anni della Federazione Italiana Gioco Calcio.
La Federazione Italiana del Football (FIF) nasceva a Torino tra il 16 ed il 26 marzo 1898 (le due date sono riportate da più fonti). Le prime società iscritte furono il Genoa Cricket and Athletic Club, il Football Club Torinese, l’Internazionale Torino, la Reale Ginnastica Torino, SEF Mediolanum, l’Unione Pro Sport Alessandria e la Società Ginnastica Ligure Cristoforo Colombo. Un fatto locale, si potrebbe dire oggi, limitato territorialmente e con poche speranze di attecchire in una società spaccata tra le poche famiglie benestanti, retaggio dell’aristocrazia di fine ‘800 e la grande massa di italiani alle prese con una unificazione ancora in embrione. Anche allora l’Italia era caratterizzata dal flusso migratorio ma si trattava di italiani che, per sopravvivere, fuggivano dalla nostra Nazione, ricostruendosi una vita nelle “lontane Americhe”.
Furono i “maestri” inglesi a portare il seme del calcio in Italia e non a caso fondarono il primo club a Genova, città di mare dove piroscafi e navi da carico di Sua Maestà approdavano quotidianamente.
Come tutte le organizzazioni e federazioni, anche la FIF, poi diventata la più nota FIGC, ha attraversato momenti di sviluppo, i primi pionieristici campionati, e momenti di difficoltà, sfociati in vere e proprie crisi, superate con vittorie storiche quali i quattro Campionati del Mondo e i due Campionati Europei. Vittorie che hanno fatto crescere nel tempo la popolarità del calcio italiano. Quell’azzurro a cui tutti gli atleti italiani aspirano, per i calciatori rappresenta un momento culmine della propria carriera (anche se qualcuno afferma che ora giocare in Nazionale non porta vantaggi economici) perché il calcio è lo sport più seguito e popolare in Italia.
Oggi le oltre 12.000 società affiliate che rappresentano oltre 64.000 squadre iscritte ai vari tornei nazionali e regionali (con un vero e proprio esercito – che anche nella nostra provincia può contare su centinaia di tesserati – di giocatori, allenatori, dirigenti, arbitri) sono un patrimonio enorme e non sempre facile da gestire. Il netto divario tra le società professionistiche e quelle dilettanti, con le loro differenti necessità organizzative ed economiche, obbliga la FIGC a gestire ed investire una vera e propria azienda con un movimento che poi coinvolge anche milioni di appassionati e tifosi.
Sfogliare il libro della storia della FIGC è come raccontare la storia dell’Italia, vissuta tra due guerre e proseguita con il boom economico fino ai cambiamenti radicali del nuovo millennio, fatta di evoluzioni, dal costume alla tecnologia, seguendo le mode dell’epoca ed assorbendone vizi e virtù. Seguire la massima espressione della FIGC, ovvero la Selezione Azzurra, soprattutto nei grandi eventi mondiali, è un appuntamento che ferma l’Italia o la fa impazzire di gioia, spesso ricostituendo magicamente l’identità nazionale.
Forse avevano ragione gli antichi romani (e più in particolare il poeta Giovenale) quanto in una celebre locuzione affermavano che “panem et circenses” era la formula giusta per instaurare il benessere popolare.
Mentre il pallone rotola, la vita di ognuno di noi prosegue, tra mille ostacoli che si parano davanti ogni giorno, come i giocatori di calcio che per andare in rete devono saltare gli avversari. In questa metafora si muove anche la nostra Federazione, a cui non possiamo che augurare altri 100 anni di successi in un mondo che è in continua evoluzione.
(nell’immagine il francobollo emesso per i 120 anni della FIGC)
Giuseppe De Carli