Due grandi passioni aveva Guido Gabrieli, il calcio e il volontariato. E ora che non c’è più, tutta Boccaleone piange la sua scomparsa. Il suo amato Calcio Boccaleone di cui era fiero presidente onorario, società per la quale aveva dato l’anima. Era la sua creatura e, come si fa con le cose che si amano, l’aveva preso per mano, l’aveva cresciuto, fino a farlo diventare grande. Per il suo Boccaleone aveva fatto di tutto, dimostrando grande affetto e dedizione: si era preoccupato di rifondarlo e dargli nuova linfa grazie anche alla preziosa esperienza che si era fatto alla Virescit, la gloriosa Virescit di Sandro e Domenico Ghisleni, quella di Magistrelli e di Biffi, dove aveva rivestito il ruolo di accompagnatore ufficiale della squadra. Erano gli anni d’oro, quello dei leoni cittadini, senza però mai dimenticare il calcio del suo quartiere dove ha praticamente speso una vita intera, fino al 2010 quando, non certo la voglia quanto gli acciacchi dell’età lo hanno costretto a lasciare. A Boccaleone lo ricordano tutti con grande affetto, anche perché per il suo quartiere ha fatto moltissimo: Guido era un uomo che non si tirava certo indietro se c’era da tagliare l’erba in campo o se bisognava occuparsi delle questioni logistiche delle squadre. Era la mente e il braccio di se stesso e di tanti altri amici che ora piangono la sua scomparsa. Animo gentile, aveva una mano sempre tesa al prossimo tanto che, quando non era impegnato con la squadra, trovava il tempo anche per essere volontario alla San Vincenzo e alla casa di riposo del quartiere. Una vita spesa per il calcio e per gli altri, con una passione folle per la palla rotonda che l’ha portato ad abbracciare la fede milanista e a strizzare l’occhio all’Atalanta, di cui, fino a lunedì sera, aspettava la partita di Champions. Purtroppo, questa volta Guido non ce l’ha fatta a sedersi in poltrona per assistere alla partita: dopo qualche giorno di febbriciattola e di tosse, è volato via. E sì, è proprio così: Guido ha lasciato per sempre la sua famiglia, il suo quartiere, il suo oratorio e il suo Boccaleone a 84 anni. Ad aprile, tra poco meno di un mese, avrebbe festeggiato i 60 anni di matrimonio con l’amatissima moglie Ernestina, stretto nell’affetto dell’adorata figlia Roberta. Se ne è andato nel silenzio di una notte di inizio marzo. E’ volato via velocemente, quasi in sordina, come piaceva fare a lui, senza proclami e senza rumore e, soprattutto, senza dolore. Perché, da grande uomo di fede quale era, Guido, chissà quante volte l’avrà chiesto a Dio: lasciami andare senza soffrire. E le sue richieste sono state ascoltate, quasi a ricompensa di una vita vissuta all’insegna della generosità.
Monica Pagani
Il ricordo di Luciana Rota
“Ciao Guido, amico e compagno di tante avventure calcistiche. Posso dire che sei mio amico anche se per gli anni che ci dividono potresti essere mio padre. Ti conosco da sempre. Sin da bambina ho giocato con tua figlia Roberta e grazie a lei ho potuto conoscerti da vicino.
Quante volte ti ho “rotto le scatole” da ragazzina per chiederti la foto di questo o quel giocatore della Virescit Boccaleone? Tante, te lo ricordi ? Poi a turno mi “innamoravo” di uno di loro e tu me lo presentavi, come si fa con le ragazzine con la testa piena di sogni.
Hai sempre amato la tua famiglia. E il calcio. Da grande tifoso del Milan con gli anni hai acquisito la saggezza necessaria per tifare Atalanta, ma un po’ di nascosto dai tuoi familiari, tutti rigorosamente milanisti.
Ritagliavi gli articoli dei quotidiani ma ultimamente solo quelli della Dea. Ne hai a centinaia della Virescit Boccaleone, hai centinaia di foto e di ricordi che porterai con te. Abbiamo sempre pensato di fare “qualcosa” per ricordare il grande calcio a Boccaleone ma, purtroppo, è rimasto solo un sogno nel cassetto. Sei stato dirigente della grande Virescit Boccaleone e poi, una volta divenuta Alzano Virescit, hai fondato il Calcio Oratorio Boccaleone. Mi hai convinta a seguirti nel calcio dilettantistico e da te ho imparato tante cose. Sono diventata un po’ il tuo braccio destro ma tu sei stato il promotore di tante battaglie. Eri sempre in prima linea. Persino quando la sera ti chiamavano alle 21 per dirti “Guido manca l’acqua al campo”. Tu, nonostante l’ora, prendevi la tua auto, uscivi e riempivi il magazzino di bottiglie di acqua.
Ho tanti ricordi di te. Anche di quando insieme abbiamo lasciato il calcio ma tu hai continuato a dirmi “continua”.
Hai fatto molto, non solo nel calcio ma anche nella San Vincenzo, sei stato vicino agli ammalati e a chi in Parrocchia aveva necessità.
Mi mancherai Guido, tanto tanto”.