Grazie per le emozioni di queste nove anni.
Grazie per il sogno dell’impossibile, finché matematica non ci separi.
Grazie per aver fatto salire alla Bergamo sportiva, non solo calcistica, i gradini verso l’Olimpo.

Grazie per non aver messo sponde ai sogni, correggendo il difetto più brutto della nostra razza orobica.
Grazie per aver sfiorato la semifinale di Champions League nell’anno della tragedia sanitaria, consolando un intero popolo della perdita della sua generazione migliore.
Grazie per il quarto podio in serie A e chi se ne frega se non dovesse arrivare.

Grazie per aver incarnato al meglio, e a volte anche al peggio, il “caràter de la rassa bergamasca; fiama de rar, sota la sender brasca”.
Grazie per aver preso a calci l’ipocrisia meglio di quanto non facessi col pallone da mezzala del Pescara di Galeone. 
Grazie per lo spettacolo: la bellezza dell’estetica che nasce dalla cura dei dettagli non è solo tecnica o tattica, è la filosofia del bello e del giusto.

Grazie per aver deciso di associare il tuo nome alla nostra città, anche se i circoli sportivi di Corso Italia a Genova pensano lo stesso della più che metà rossoblù della loro.
Grazie per aver messo in vetrina come campione eponimo di turno Papu Gomez, Josip Ilicic, Ademola Lookman, Charles De Ketelaere e Mateo Retegui, facendoci credere ogni volta di avere in casa il miglior giocatore al mondo e poco importa se non lo fosse o non lo sia.

Grazie per aver portato la nostra città e la nostra terra in Europa più di quanto non lo abbia fatto senza chiedercelo la classe dirigente autoctona e alloctona.
Grazie per averci fatto scrutare l’orizzonte senza mai guardarci indietro, se non per ricordare dov’eravamo e quelli che eravamo.
Grazie per i tira e molla per il contratto e i rinnovi.

Grazie per la sensazione che ci hai regalato di essere importanti, rispettati e anche temuti.
Grazie per averci scelto e per esserti fatto scegliere. 
Grazie per i record e per l’Europa League, la consacrazione delle speranze e del lavoro di una vita.

Grazie se rimani o anche no.
Grazie, Gian Piero Gasperini, ma grazie anche all’Atalanta. E pazienza per il mercato di gennaio quando non regala chicche, o per le diatribe dialettiche a distanza, o per un’eliminazione dalla Champions che siamo ancora qui a chiederci il perché. Lo sport, alla fine, è un lungo momento di gioia alla gente che dura un attimo e bisogna farlo durare per sempre nella mente e nel cuore.

Simone Fornoni