Il mio Osio Sopra, la Seconda categoria, la mia visione del calcio e dello spogliatoio: questi sono i punti che mi sono stati chiesti di toccare, eppure trovo che in Seconda categoria non ci si possa soffermare solamente sul calcio. Pensate che, ai tempi del corso per allenatori, gli istruttori nemmeno la consideravano la Seconda categoria, perché tutto ciò che stava sotto l’allora Serie C era per loro divertimento. Nient’altro!!! Altro che moduli, schemi rivoluzionari, e quanto di peggio si vede e si sente sui campi di Seconda. Non c’è bisogno di esasperare i toni, trattando i giocatori come se fossero operai, o peggio ancora schiavi, al servizio di un padrone. Non dimentichiamoci mai la categoria: se fossimo stati davvero così bravi, non ci ritroveremmo in Seconda. Troppo “professionismo” non va bene; ai ragazzi, che sono primariamente gente che esce dal lavoro per andare a giocare e divertirsi, bisogna dare qualcos’altro, qualcosa di nuovo e speciale. Io, nel mio piccolo, me lo sono sempre prefigurato e dati alla mano posso dire di avercela fatta, senza tralasciare l’obiettivo prefissato dalla società. Nei miei otto anni da allenatore, ho sempre portato a casa l’obiettivo, ma quel che più conta è l’aver ottenuto il meglio, in termini tecnici ma soprattutto umani, dai miei ragazzi, chiamati a fare la guerra sul campo, ma che evidentemente non possono dimenticarsi di quello che sono nella vita di tutti i giorni. L’Osio Sopra di quest’anno è prima di tutto questo. La partenza ci aveva incoraggiato, considerando che ben dieci elementi erano stati inseriti in organico, ma poi sono usciti i nostri limiti, ed eccoci nuovamente impegnati in una sfida chiamata salvezza. Per me cambia poco, perché anzitutto posso contare su una società che non fa pressioni, ma lascia lavorare con tranquillità; e a dirla tutta, anche se dovessimo retrocedere non ne farebbe un dramma. E poi c’è un rigoroso rispetto degli accordi, nel rapporto che lega l’allenatore ai suoi giocatori. Chi gioca con me, e per me, sa che una parola data è una parola mantenuta, secondo una precisa strategia…Io mi prendo tutte le responsabilità, e loro fanno quello che l’allenatore dice loro. Se la squadra vince il merito è loro, se la squadra perde la colpa è dell’allenatore. Io sono uno che parla sempre in maniera chiara, e mantiene quello che ha promesso. Prendiamo il caso di Maggioni (attaccante dell’Osio Sopra, n.d.r), uno di quello che se c’è da fare la guerra non si tira mai indietro. Maggioni veniva da un brutto infortunio, eppure lui lo sa: “Maggio, tu con me giocherai sempre. Hai la mia massima fiducia”. E lo metto in campo. A uno come il “Brische” (Vincenzo Brischetto, giunto a dicembre all’Osio Sopra, n.d.r), che non ama fare la guerra ma preferisce girare a ridosso dell’area di rigore, dico invece: “Vieni a Osio per farmi 7-8 gol, e così aiutarci per la salvezza”. E considerando che ne ha già segnati sei, è diventato fondamentale anche lui, a modo suo. Oggi nel mio Osio giocano sempre quelli, ed è difficile che ci siano delle variazioni. Eppure la panchina gioca il suo ruolo, e l’esultanza in occasione dei gol di Brischetto al Real Borgogna la dice lunga. Festa grande! Credo che le parole di Galbusera, ragazzo sensibile con una storia personale tutta sua, rappresentino il miglior attestato di stima. Puntavo forte su di lui, eppure ci si è messo di mezzo qualche acciacco di troppo, vuoi al ginocchio e vuoi di tipo muscolare: “Io un ambiente così non l’ho mai trovato”. Io riparto da qui, da quello che è forse il mio più bel gruppo di sempre: 23 elementi sempre presenti agli allenamenti, anche quando le cose non giravano. Nel calcio di oggi si tende a tirare fuori le cose più brutte, e non le più belle, o più sane. Eppure non parliamo di una cosa poi così seria: non dimentichiamoci che siamo in Seconda categoria, e che siamo gente che torna a casa dal lavoro! Io a modo mio ho fatto quello che mi andava, faticando a digerire, evidentemente, quello che è il costume generale. Ho visto spesso qui a Brembate, dove abito, i capi del calcio bergamasco, ma queste non sono le mie case. Ho sempre fatto a modo mio, e la cosa mi è certamente costata, perché in Eccellenza o Promozione ci potevo tranquillamente stare. Ma nessun problema, davvero! Perché lasciare qualcosa di diverso nelle persone è il mio obiettivo. Ringrazio Nikolas Semperboni, di Bergamo&Sport, per l’opportunità concessami e ringrazio l’Osio Sopra, attraverso le persone del presidente Ferrari, del diesse Mauro Savio e il mio vice Roberto Tironi. L’anno prossimo, comunque vada, continuerò lì a lavorare, con gli ingredienti di sempre: tranquillità e serenità”.
*mister dell’Osio Sopra
giovedì 7 Aprile 2016