di Matteo Bonfanti
La settimana appena passata ci consegna due dimissioni incredibili in quel meraviglioso pezzo di strada che va da Albino a Vertova. Entrambi i cambi in panchina ci raccontano che il calcio, a ogni livello, in Serie A così come in Terza, vive di risultati. Se ci sono, ogni cosa è illuminata dal sole, altrimenti arriva la bufera.
Partiamo con la Falco, reduce dal ko in casa del Mozzo quintultimo in classifica e, ieri, dal pareggino senza reti nell’andata della semifinale di Coppa Lombardia contro il Fagnano. Raccontiamo l’intera vicenda partendo dall’inizio, dalla primavera del 2016, dal giorno di maggio in cui Nicola Radici, sì, proprio lui, l’ex ds dell’Atalanta, quello che ha scoperto due giocatori del calibro di Filippo Inzaghi e Bobo Vieri, decide di entrare nel club. Bene, arriva Nic, e la Falco si trasforma, grandi calciatori e Mario Astolfi in panchina, tra i rarissimi allenatori che garantiscono già a luglio la vittoria del campionato a cui si prenderà parte. Dalla Seconda alla Prima, triturando record e avversarie, la prima annata del nuovo corso è un trionfo. Il progetto è quello di fare la famosa doppietta, centrando in due anni uno storico salto in Promozione. Ma già a settembre ci si accorge che la nuova categoria è ostica e ci sarà da sudare le fatidiche sette camicie per spuntarla. La rosa è fortissima (fenomeni del calibro di Rottoli, Salvatoni, Andrioletti, Pietta, Marchesi, Perhat, Pellicioli, Elice, Cortinovis, a cui si aggiunge a dicembre il golden boy Colleoni, solo per citare i più famosi), ma ha qualcosina in meno rispetto al Longuelo delle meraviglie, una società che vola sulle ali dell’entusiasmo perché la coesione tra presidenza, dirigenza, staff tecnico e calciatori ha dell’incredibile.
La Falco è subito dietro, ma a Astolfi non basta e poi i rumors raccontano di un tecnico stanco di stare in panchina dopo trent’anni di vittorie e stress, sempre in prima linea. Mario sogna un posto più defilato, da consulente, una sorta di direttore sportivo ombra. A marzo il campionato è quasi perso e arrivano le prime dimissioni del mister nonostante la squadra sia seconda in classifica e in piena lotta per la conquista della Coppa Lombardia. La società gli chiede di restare almeno fino a fine stagione e la bufera sembra passata. Non è così, la Falco incappa nella bruciante sconfitta col San Giovanni Bianco dei miracoli, poi, qualcosa che fa ancora più male, l’addio alle armi a Mozzo, 2-1 per i padroni di casa e promozione servita al Bergamo Longuelo, che inizia la sua settimana di festeggiamenti.
La Falco scivola al terzo posto, Mario Astolfi dà di nuovo le dimissioni, e questa volta sono irrevocabili. L’avventura è finita, il nuovo corso si chiama Giuseppe Ceribelli, altro tecnico di grido, il cui compito non è facile. Si comincia giovedì con la semifinale d’andata di Coppa Lombardia contro il Fagnano, arriva uno 0-0 interno, che non è bene, ma non è neppure male, lontano comunque dai sogni di gloria dell’estate e il problema ad Albino sembra essere tutto qui: quando si hanno giocatori fortissimi in rosa e non si vince diventa un gran casino. Vedremo domenica, c’è Monvico-Falco, partita durissima, perché – ne sa qualcosa il Longuelo – gli isolani da un po’ di tempo in qua sono una gatta da pelare di quelle tostissime, che se non sei sul pezzo ti sbranano, pappandoti in un boccone.
Restiamo in Val Seriana, cambiamo la categoria e passiamo in Promozione. Simile la vicenda a Vertova, la società del diggì Bortolotti, uomo dall’immensa passione calcistica e dalla grande competenza per quanto riguarda il calciomercato. La società biancoblù consegna a mister Foglio una Ferrari Testarossa chiavi in mano, gente di altissimo livello, giovani che arrivano dai migliori vivai della Serie D, l’intelaiatura che pochi mesi prima aveva sfiorato l’Eccellenza. Insomma c’è tutto per vincere il girone C di Promozione. Ma, purtoppo per la Vertovese, c’è la Sirmet Telgate, che, partita a luglio, in quattro e quattro otto diventa la squadra da battere.
La Vertovese non molla, anche se è sempre in ritardo di qualche punticino, allora a dicembre Bortolotti aggiunge altri pezzi da novanta, Messedaglia, che scende di una categoria pur essendone uno degli assoluti protagonisti per via di un piede magico, e Spampatti, il campione che fa valanghe di gol in ogni squadra dove va. E sono solo i due colpi più altisonanti.
A fine andata i punti dalla capolista che sta a Telgate sono appena quattro, la speranza è che i nuovi innesti annullino il piccolo gap. Non è così perché pure Vescovi rinforza la Sirmet, annullando di fatto i piani della Vertovese, andando a prendere, ad esempio, Bentoglio, Facchinetti e Sala, fortissimi in generale, extraterrestri in Promozione.
La capolista scappa, per la Vertovese l’ultima chiamata è lo scontro diretto, da vincere per riaprire la lotta al vertice. Accade il contrario, la Sirmet gioca la miglior partita di una stagione già fantastica, strapazza i seriani 3-0 e, di fatto, chiude il campionato. I biancoblù accusano il colpo, iniziano a perdere e scendono al terzo posto, anche per via delle tensioni tra alcuni big della rosa e il tecnico, Foglio, che rassegna le dimissioni dopo il ko in casa del Ponteranica di mister Cagliani, con il piccolo genio scuola Atalanta Clemente Felipe, 99 su cui Serie D ed Eccellenza hanno già messo gli occhi, che la chiude già nel primo tempo.
Siamo a oggi. Bortolotti ha scelto di affidare la squadra ad Alberti, ex difensore della Gandinese, allenatore della juniores, tecnico bravissimo con i giovani. A lui il compito di ridare entusiasmo a tutto l’ambiente, partendo già da domenica alle 15.30 dove è in programma la sfida casalinga contro la rivelazione Gavarnese. Gli uomini per arrivare in fondo ai play-off, vincendoli, ci sono tutti, Spampatti e Messedaglia, calciatori di altissimo livello come Feltri, Luzzana, Bonetalli, Legrenzi, Galli, Patelli, Fusar Bassini e Riva, ma a patto di convincersi, come nella vicina Albino, che a volte si perdono i campionati anche se si è fatto tutto al meglio, semplicemente perché c’era qualcuno di più forte.