Dopo un weekend calcistico che ha segnato l’aggancio del secondo posto da parte della sua squadra, un’Aurora Seriate che grazie al 7-1 rifilato alla Calcinatese ha firmato il sorpasso ai danni dell’Aurora Trescore, torna a parlare uno dei più carismatici ed esperti tecnici della scena dilettantistica. Il suo arrivo a Seriate è probabilmente occorso in tono minore, vuoi per il torneo di respiro provinciale e vuoi per l’effettiva esigenza di calibrare oculatamente obiettivi e margini di crescita, al servizio di una società che vuole sì tornare su standard importanti ma non può prescindere da una bella dose di umiltà e pazienza. Certo è che quando gli organi di stampa, lo scorso 5 febbraio, riportarono di un’aggressione ai danni dell’arbitro, nel bel mezzo di Or. Palosco-Aurora Seriate, Under 17 girone C, ci si è immediatamente chiesti cosa ne pensasse il mister di quell’Aurora: uno che, in tanti anni di carriera, aveva visto tanto, ma evidentemente non tutto. La gravità dei fatti accaduti in quel 5 febbraio ha infine convinto Giulio Cagliani a prendere la parola, anche se i toni assunti appaiono primariamente volti a fare quadrato. Nessuna lezione morale, nessun tentativo garantista di prendere le distanze dai protagonisti più disdicevoli, all’interno di una riflessione che vuole, soprattutto, portare l’attenzione degli addetti ai lavori su un’emergenza, non più differibile, quale la violenza nel calcio giovanile. Piuttosto, un’oggettiva ricostruzione, a fronte del verdetto, deliberato dal Giudice Sportivo nei giorni successivi al match dei veleni e che, tra i vari provvedimenti, ha previsto un mese di inibizione per i due dirigenti, deputati all’accompagnamento del direttore di gara. Per Giuseppe Crotti dell’Aurora Seriate e Vittorio Pelli dell’Or. Palosco, lo stop si protrarrà fino al 10 marzo. La riflessione di mister Cagliani si spinge allora fino al ruolo dei dirigenti chiamati, almeno teoricamente, a garantire, a nome delle società di appartenenza, per la sicurezza e l’incolumità dell’arbitro: “Non voglio soffermarmi sulla figura di Crotti, anche se nello specifico diventa doveroso sottolineare come il signore in oggetto non dispone certo né del dato anagrafico, né della corporatura più idonea, per affrontare un tifoso inviperito, piombato all’improvviso all’interno del recinto di gioco e pronto a farsi giustizia da solo, nel nome di un qualche torto subìto dalla propria squadra. C’è da chiedersi, più in generale, che tipo di figura debbano ricercare le società, per ottemperare un compito che, nel caso della partita di Palosco, sarebbe apparso più consono a una guardia del corpo o un militare in uniforme. Stiamo parlando di calcio giovanile e di società che, nella crisi di vocazioni d’oggigiorno, devono per forza di cose affidarsi a una qualche anima bella, per accompagnare i ragazzi ai quattro angoli della provincia, dando mostra di attenzione, scrupolosità e tanta tanta passione. Credo che la sottolineatura posta dal Comunicato, quando si sostiene che “nessuno dei dirigenti prendeva le sue difese”, sia profondamente ingiusta, nel senso che diventava oggettivamente impossibile aspettarsi qualcosa di diverso, o di meglio, in un momento di enorme tensione che, giova ricordarlo, ha colto tutti alla sprovvista. Distribuire un mese di inibizione a entrambi gli addetti all’arbitro appare azione ancor più clamorosa, se rapportata allo sconto di pena di cui si accenna con quella “circostanza attenuante, di cui si terrà conto in sede di determinazione delle afferenti sanzioni”, attribuita alla “fattiva collaborazione” dimostrata dal Palosco nell’identificazione dell’autore dell’aggressione. Un’aria di pentitismo che compete ad altri ambiti e a ben altro tipo di tribunali. La violenza va prevenuta e combattuta, oltre che condannata quando il latte è ormai versato”. Nello specifico, le colpe attribuite alla società ospite e ai suoi tesserati non vanno giù a Giulio Cagliani: “Se tiriamo in ballo la “fattiva collaborazione”, diventa doveroso ricordare che sia stato uno dei miei ragazzi a porgere il proprio telefonino all’arbitro, intento a denunciare l’accaduto alle Forze dell’Ordine. E se la mia squadra non è caduta nella trappola della rissa, nonostante il parapiglia andato in scena con l’aggressione, il merito è soprattutto di Giuseppe Crotti, che ha saputo garantire, a nome della società Aurora Seriate ma anche per conto del direttore di gara, per il comportamento dei ragazzi. Questo è il ruolo dell’accompagnatore ed è questo che si può chiedere alla sua figura. Ha saputo mantenere calmi gli animi dei giocatori dell’Aurora, in un momento non facile che, francamente, non trova precedenti, in tanti anni di carriera”. Aspetto secondario, ma non per questo più trascurabile, diventa un altro provvedimento, contro il quale si scaglia Cagliani: “Hanno appioppato all’autore dell’aggressione un anno di Daspo, che nel concreto significa che questo signore non potrà accedere a impianti chiamati a ospitare manifestazioni sportive. Qui non si sta parlando di ultras liberi di scorrazzare per tutta Italia nel nome di qualche agito tribale, ma di un padre di famiglia che non ha saputo tenere a freno le mani. Servirebbe valutare la vicenda da una prospettiva più indicata, più propria del calcio giovanile, che è nato e si è sviluppato con ben altri intenti: un ragazzo gioca, per affinare aspetti tecnici, ma soprattutto per crescere e migliorare in quella che è la sfera delle relazioni. Che esempio potrà mai ottenere da un episodio, come quello del 5 febbraio, che ci ha scosso tutti? Il Daspo, in questo caso, è insensato. Dobbiamo aspettarci che il tifoso in oggetto voglia raggiungere altri impianti per sfogare la propria rabbia? E ammesso che lo voglia fare, chi garantisce per il controllo dei documenti? Chi si farà carico della raccolta dei nominativi, uno ad uno, per verificare che chi non può entrare non si sia presentato all’ingresso? È un compito che possiamo davvero richiedere alle società dilettantistiche?”. Ora che, a distanza di qualche settimana, il clima pare essersi stemperato, doveroso, oltre che salutare, appare il ritorno a questioni più proprie del campo di gioco. Gli Under 17 dell’Aurora Seriate, pur pagando dazio allo strapotere fin qui mandato in scena dal Costa di Mezzate, registrano costanti miglioramenti: “La scorsa estate avevo preso le redini di una squadra tutta da scoprire, che aveva perso alcuni dei pezzi migliori, vuoi per degli infortuni e vuoi per la chiamate di altre società. Col tempo abbiamo assistito a una crescita che ha riguardato sia i singoli che il collettivo e i risultati si sono fatti rilevanti. Peccato aver lasciato strada, anche nella gara di ritorno, alla capolista, che prosegue con un campionato a parte, avendo vinto sedici gare su sedici, ma ci sono i margini per chiudere al meglio una stagione che, comunque vada a finire, ci ha visto crescere e migliorare sensibilmente”.
Nikolas Semperboni