Niente calcio: “La gente durante il lockdown per il Coronavirus ha capito che non è il fondamento della vita”. E niente Atalanta, una mosca bianca dalle nostre parti. “Che io sia milanista e non atalantino non c’entra: ho moltissimi amici nerazzurri, a volte vado anche in curva. Volevo rappresentare il senso di appartenenza in un momento difficile”. Gilles Carminati e il suo murale con la skyline di Bergamo, direttamente da Capriate San Gervasio: “Un’opera estemporanea, non faccio il writer di professione né come hobby. Un invito a resistere e ad esistere, come comunità locale all’interno della comunità nazionale. Ecco, quindi, il Tricolore. Ma lo vedo solo io dal mio giardino!”.
Gilles, nel nome del grande Villeneuve – “Passione di mio padre, supertifoso di Formula Uno: sono nato nel 1983, l’anno dopo il tragico incidente a Zolder” -, sa a che non è così e si schermisce. “Potere dei social, la foto dal mio profilo Facebook ha cominciato a girare. Non aspiravo a essere famoso: ho preso le bombolette sabato 18 aprile, due giorni di lavoro e lunedì era tutto pronto”. Un lavoro a regola d’arte, mutuato dall’attività professionale: “Noi della F&G ci occupiamo di vetrofanie, pubblicità sui mezzi pubblici e personalizzazione in serie di oggettistica come le magliette. Il profilo di Bergamo Alta l’ho ricavato da lì. La location mi era naturale: abito lì, una volta in quell’edificio mio nonno ci teneva i maiali. Davanti c’è il mio giardino”.
L’immagine è tanto eloquente di suo che non servono troppe parole per spiegarne il significato: “Il #molamìa ormai è una parola d’ordine, il ‘Rinascerai’ che riprende l’inno di Roby Facchinetti è un altro segno dell’appartenenza al territorio. Noi capriatesi ci identifichiamo con Bergamo. Bergamo s’identifica con l’Italia”. Per una volta, in una terra consacrata al pallone, l’attrezzo di cuoio cii suoi eroi resta ai margini: “Passato giustamente in secondo piano. La deriva commerciale, da calcio business, me lo fa apprezzare sempre meno – continua Carminati, Gilles Berghem per i social network -. Anche se resto un tifoso anch’io, da ex Commandos Tigre. E so cosa voglia dire l’Atalanta per noi bergamaschi: in un periodo pessimo anche per il mio Milan, almeno c’è la consolazione della squadra del sangue che fa faville in Champions“.
Anche per il writer improvvisato è quasi l’ora di tornare alla normalità, o quanto meno di provarci: “Non credo che il 4 maggio, all’indomani della scadenza dell’ultimo decreto governativo, le nostre vite torneranno come prima. E ve lo dice uno chiuso in casa con compagna e tre figli, due suoi e uno mio. Fortunatamente in famiglia nessun problema di contagio”. Va avanti anche il lavoro, mettendo nel cassetto quello di autore di murales: “Ho in cantiere molti progetti ma non certo in quell’ambito, sono già diventato troppo famoso in un ramo che non è il mio per qualcosa che mi sentivo di fare – sorride -. Come attività siamo fermi da due mesi: nessun decreto od ordinanza ci vietava di continuare, ma lavorando molto sui mezzi di trasporto pubblici a Milano ci siamo dovuti fermare. Lunedì 27 dovremmo riaprire. Il calcio? Non so se e quando lo farà. Non è così importante…”.
Simone Fornoni