di Gioia MasseroliGianpaolo Bellini,
eterna bandiera: così potremmo definire il numero 6 atalantino.
Seppure sia passato qualche giorno, le immagini della commuovente festa di domenica in onore del simbolo della Dea sono ancora impresse nella mente, ma soprattutto nel cuore, dei moltissimi tifosi presenti allo stadio. Si ricorda questa domenica da sogno con un sorriso ma anche con una lacrima di emozione, perché quando un leader e un capitano indiscusso decide di appendere le scarpette al chiodo è sempre doloroso.
Infatti, la partita Atalanta-Udinese è passata in secondo piano e domenica è stato semplicemente il “Bellini day”.
La storia di un ragazzo comune, semplice, che cresce con il sogno di giocare a calcio. Matura calcisticamente nel ricco e rinomato settore giovanile dell’Atalanta e, dopo anni di impegni e sacrifici, corona il suo sogno arrivando fino alla prima squadra; da qui in poi Bellini non lascerà mai più Bergamo e, grazie al suo carisma e all’attaccamento che dimostra alla maglia nerazzurra, ne diventa il simbolo principale ed il capitano.
Un esempio importante per tutti i giovani che hanno avuto l’onore di giocare in squadra con lui e, allo stesso tempo, un esempio anche per i ragazzini che iniziano a giocare a pallone nelle squadre di paese.
Il campione di Sarnico, che per anni è stato titolare inamovibile della linea difensiva orobica, in Serie A è andato in rete in ben 6 occasioni. I primi 5 gol tutti realizzati in occasione di gare in trasferta: il primo a Torino contro i granata (2006-2007) con un bel tiro mancino, poi a Parma il 3 febbraio 2008 (match terminato 2-3 in favore dei nerazzurri) con la sfera che si infila direttamente sotto l’incrocio dei pali. E ancora, l’11 maggio 2008 all’Olimpico di Roma ai danni dei giallorossi, l’anno successivo in quel di Bari e, poi, a Napoli quando firma la rete del 1-3 contribuendo alla storica impresa dell’Atalanta al San Paolo.
Una carriera fatta di tante soddisfazioni, una festa in grande stile nell’ultima domenica in cui calpesta il manto verde del Comunale e non poteva mancare la ciliegina sulla torta: il primo gol a Bergamo. Quel rigore che Gianpaolo, dopo essere stato acclamato a gran voce dalla sua gente, realizza proprio sotto la sua curva, nel suo stadio.
Ed è ancora chiaro nella mente di tutti noi il momento in cui la rete si gonfia e il Comunale esplode in un boato di gioia, stringendosi attorno al grande capitano.
Pubblico e compagni che si racchiudono in un abbraccio ancora più immenso quando, dopo pochi minuti dall’inizio della ripresa, Reja richiama in panchina Bellini, sostituendolo con Rafael Toloi. Tutti attorno a lui, alla storia della Dea, persino il portiere Sportiello si porta al centro del campo per abbracciare e congratularsi con il suo capitano.
Chiaramente emozionato e commosso Gianpaolo Bellini, onorato come si deve e come merita anche al termine del match, saluta il calcio giocato e, ovviamente, non è una scelta semplice; senza dubbio non svaniranno mai il segno e il marchio che la nostra bandiera ha lasciato in tutti questi anni.
Quanto al suo futuro, la certezza è una sola: Bellini, per la felicità di tutti quanti, resterà all’interno della magnifica famiglia Atalanta; e ciò che conta è questo.
Per il capitano storico non poteva che esserci una festa in grande stile, perché in grande stile è stata la sua carriera, tutta colorata a tinte nerazzurre.
Certe emozioni sono difficili da raccontare, vanno vissute, ma se vogliamo capire meglio chi è Gianpaolo Bellini bastano pochissime parole: una vita all’Atalanta, una vita per l’Atalanta.