Quest’oggi abbiamo intervistato Gianfranco Lochis, titolare della Marloc, presidente del Valcalepio, uno degli sponsor che ha contribuito allo pubblicazione del libro “IL VESTAGLIETTA” di Matteo Bonfanti che uscirà il 5 ottobre.
Iniziamo parlando di calcio, cos’è per lei il calcio?
“Il calcio per me è una passione e un hobby. Il tutto è iniziato una ventina di anni fa quando ho cominciato ad occuparmi dei settori giovanili di squadre della zona e da lì sono sempre rimasto nelle fasce alte delle dirigenze in diverse società, fino ad arrivare al Valcalepio, società che milita in Eccellenza, dove mi è stato chiesto di occuparmi della prima squadra e da allora mi sto impegnando con grande entusiasmo”.
La sua prima volta allo stadio?
“Da piccolo non ho frequentato molto gli stadi, forse sono stato portato qualche volta a vedere il Milan in Champions che, all’epoca, era al meglio del calcio mondile. Come si è notato sono Milanista dalla nascita ma, da buon bergamasco e prima di tutto da buon sportivo, sono contentissimo dell’Atalanta per i livelli in cui si trova oggi”.
La partita del Milan che tiene nel cuore?
“Forse le due partite che mi sono rimaste più impresse sono la vittoria sulla Steaua Bucarest, finale di Coppa dei Campioni 1988-1989 in cui abbiamo vinto 4-0 e, in negativo, quando nel 2005 il Liverpool ad Atene ha ribaltato il risultato. Vincevamo 3-0 a fine primo tempo e poi nel secondo tempo ci raggiunsero con il risultato finale di 3-3“.
Cosa ne pensa nel Milan di adesso?
“È una società che cerca di cavalcare storie passate, ma con vicissitudini di tempi moderni con una proprietà che non è rappresentata, a parer mio, sulle tribune ma che vive strettamente di numeri, ben diversa da quella di prima.”
Se dovesse schierare la sua famiglia in campo che ruoli le darebbe?
“È un ruolo molto importante, basti pensare, che il primo dei miei figli, Matteo, mi ha potato ancora all’interno, più di quanto non fossi già, nel mondo calcistico. Ha giocato a calcio sino a due anni fa, anche a livelli discreti, Lumezzane Berretti, poi è sceso in Eccellenza e da quando ha smesso, si occupa di organizzazione della parte dirigenziale della società che io rappresento. Tornando alla sua domanda, alla famiglia darei un ruolo importante, anche perché mio figlio oltre a essere impegnato nella dirigenza della società è impegnato nel mondo del lavoro e anche mia moglie ha una sua attività imprenditoriale, gestisce una trattoria. Come ha notato nel nostro DNA siamo un po tutti imprenditori.”
A proposito di COVID dato che se ne sente parlare tutti i giorni, come ha vissuto il periodo? Ha avuto delle ansie o paure?
“Purtroppo l’ho vissuto sulla mia pelle, sono stato due mesi in isolamento e una settimana in ospedale. Ne porto ancora adesso qualche traccia e sintomo, come se mi avesse invecchiato di vent’anni in tre mesi; è stata un’avventura brutta e pesante e fortunatamente è finita bene. Come molte altre persone ho perso amici e conoscenti,
Dobbiamo superare questo periodo e sperare che quanto prima si arrivi ad un vaccino affidabile perché andando verso la stagione fredda stiamo nuovamente peggiorando. Questa situazione preoccupa molto a livello lavorativo e anche per l’attività sportiva, in cui ci siamo ributtati dentro con anima e impegno. Si sta riavviando la stagione con rischi che vediamo all’orizzonte ogni giorno, sempre di più. Prendiamo l’esempio della squadra del Genoa dove ci sono 15 positivi al Covid, tra staff e giocatori, e la rosa non potrà allenarsi per quindici giorni.Se in serie A si presentano altre due o tre situazioni simili, verrà fermato tutto il campionato. La stessa cosa potrebbe succedere anche nelle nostre realtà minori e non si vivrebbe il campionato come dovrebbe essere vissuto”.
A cura di Vanessa Testa