Durante l’ultima riunione del CRL con le società per valutare il nuovo regolamento, più di una realtà del nostro calcio si è schierata al fianco della Virtus Lovere, che ha avanzato l’idea di tirare una riga sulla stagione attuale per ripartire nel 2021/22 in una condizione di auspicata normalità: troppe infatti le variabili in ballo in questi mesi per poter sperare di concludere i campionati – peraltro appena iniziati – con regolarità. Contro l’ipotesi attualmente in auge di completare il girone di andata per poi passare direttamente agli spareggi promozione e retrocessione si schiera anche Gianandrea Bortolotti, diesse della Vertovese e grande esperto del calcio dilettantistico bergamasco: “Già lo scorso anno si è voluto far retrocedere l’ultima e far salire la prima quando il campionato non era finito, quest’anno addirittura si vorrebbero tagliare la metà delle partite – spiega il dirigente seriano -. Questo non lo trovo giusto, perchè ogni società programma la propria stagione in funzione di 34 gare e non di 15 o 16. Ogni squadra è abituata a gestire le proprie forze sull’arco di un anno, c’è chi parte forte per poi rallentare e chi invece esce alla distanza. A questo punto io dico: finiamo la stagione come si potrà, e ripartiamo l’anno prossimo con le stesse squadre prevedendo i classici gironi di andata e ritorno. La Federazione valuterà e deciderà, poi valuteremo il da farsi, ma non credo di essere l’unico che storcerebbe il naso di fronte alla proposta di stagione corta”.
L’alternativa potrebbe essere allungare la stagione fino a estate inoltrata: “Potrebbe essere un’idea, anche se comporterebbe una serie di turni infrasettimanali – dice Bortolotti -. Vedremo, quello che è certo è che di due campionati non se ne sta facendo uno intero, con tutti noi penalizzati”.
Come sta vivendo questa situazione società e giocatori? “Non benissimo – confessa il diesse -. I ragazzi si stanno allenando con le tabelle preparate dal preparatore atletico, ma l’incertezza regna sovrana: si ricomincerà? E se sì, in che modo?”. Anche in campo giovanile le cose non vanno meglio: “Ci siamo allenati fino a quando abbiamo potuto, gli allenatori rimangono a stretto contatto con i ragazzi che escono a correre ma non è la stessa cosa – aggiunge Bortolotti -. Le limitazioni sono giuste, ma tenere chiusi in casa cento ragazzi non fa bene alla loro salute psicofisica: speriamo di uscirne al più presto”.
Fabio Spaterna