Gavarnese e Adrense: due squadre, due province, due modi di intendere il calcio. La settima giornata di ritorno ci consegna, in vetta alla classifica del girone C di Promozione, un tandem di squadre decisamente ben assortito, e dalla visione complessiva diametralmente opposta. Esulta la compagine bresciana, uscita con la posta piena e il morale a mille, da una delle trasferte più calde del torneo, quale quella di Vertova. Ma soprattutto la formazione seriana di mister Andrea Foresti guadagna tutti i crismi più consoni alla “squadra da battere”, grazie al successo per 2-0 con il quotato Casazza del presidente Claudio Cambianica. Un risultato che va ben oltre il semplice verdetto del campo, ma che giocoforza chiama in causa il fattore che più di ogni altro certifica la consistenza di un progetto sportivo, perlomeno in ambito dilettantistico: il gruppo, e la sua coesione. Contro la “Regina della Valcavallina”, capace di guadagnarsi più e più volte le prime pagine, vuoi per gli indubbi trionfi, vuoi per una chiara aspirazione riconducibile alla scalata dei campionati e vuoi per i proclami di un establishment ambizioso e per nulla intimorito dalle pressioni tipiche delle realtà chiamate a vincere sempre e comunque, la Gavarnese supera a pieni voti lo scoglio supremo, in una fase del calendario chiamata a delineare il lotto di contendenti più attendibili, verso la vittoria finale. Accanto a un’Adrense che, al netto dei patemi di inizio-stagione, e del robusto restyling occorso alla rosa a cavallo del nuovo anno, appare a detta di tutti la candidata numero uno, c’è così la più rivoluzionaria realtà della categoria, capace di andare ben oltre le valutazioni di singoli e, perché no, del monte-ingaggi, proponendo un’idea di gioco, e di divertimento, fatta di caparbietà, pazienza, e soprattutto tanto tanto gruppo. Un gruppo andato cementandosi con il passare degli anni, con l’intento ultimo di alzare via via l’asticella per confermarsi quale solida certezza della categoria, che, in quanto tale, non può prescindere dai caratteri più tipici: corsa e grinta a volontà, unitamente alla voglia di affermarsi. Difficile trovare un uomo-simbolo, oppure un valore aggiunto, in un contesto così omogeneo e affiatato. Basti pensare ai volti nuovi di quest’anno, come Marco Marchesi, un lusso per la Promozione eppure condizionato da problematiche legate al lavoro, oppure Paolo Caldara, in grado di distinguersi a suon di gol nelle prime giornate prima di imboccare un tragitto più soft, e certamente non in linea con la sua fama di bomber implacabile. Molto meglio soffermarsi su un reparto difensivo dalla granitica solidità, imperniato intorno ai vari Brolis, Mora e quella forza della natura che è Theo Yankey; sul centrocampo muscolare composto da Austoni e Pulcini, supportati da due inesauribili pendolini della fascia come Quassi e Gotti; fino all’attacco composto sì da prim’attori del calibro di Caldara, ma la cui performance non può prescindere dal lavoro di grandi lottatori come Riva e Covelli. Senza dimenticare il contributo dei più giovani, da quelle forze fresche, anzi freschissime, che giocano con la personalità dei veterani, come Gbe e Farina, il cui mancino ha già raccontato storie mirabolanti. Al dunque, è l’orchestra arancio-verde a distinguersi, senza personalismi di sorta, ma con la sola affabile regia garantita da mister Andrea Foresti, il “Ferguson” di Gavarno, emblema di una realtà che anno dopo anno cerca di migliorarsi, senza precludersi nulla. Ai postumi spetta il racconto di un campionato, quale quello di Promozione, che ha ancora tutto da dire. Ma non è un mistero che il tripudio offerto alla Gavarnese da tutto il “Saletti”, in occasione del 2-0 casalingo comminato al Casazza, valga ben più di una consacrazione, per un progetto lontano dai proclami, ma vicino al cuore dei tifosi nembresi e di tutti coloro che, giorno dopo giorno, supportano il calcio dilettantistico; un calcio fatto di passione, attaccamento e di voglia di mettersi in gioco.
Nikolas Semperboni
mercoledì 2 Marzo 2016