“Hien e Kolasinac sono due situazioni in sospeso di una difesa in emergenza: la formazione dipende da loro, quindi anche volendo non posso darla alla vigilia come hanno fatto Fonseca e Thiago Motta”
. In casa Atalanta, più che la pretattica abolita d’ufficio dai colleghi di Milan e Juve, possono i due influenzati illustri, di cui il primo sostituito all’intervallo a Venezia e l’altro addirittura non convocato: “Chi gioca o no, di solito, lo si può sapere soltanto la mattina del giorno della partita – la premessa dell’allenatore Gian Piero Gasperini -. Per Lookman uscito anche lui a Venezia nessun problema, al limite chiedo consigli a Brendan Rodgers che l’ha allenato (al Leicester, ndr) e lo conosce bene. I problemi sono dietro, per il resto siamo gli stessi di domenica scorsa. Godfrey? Parlo solo di quelli che giocano in questo momento. Spero che stiano bene loro”.
Il Gasp vuole prendere il Celtic per le corna nella terza giornata della fase campionato di Champions Leauge, e nel day before non la manda a dire, scacciando come la peste la sottovalutazione dell’ostacolo: “Non faremo mai l’errore di presunzione di prendere in considerazione, lasciandocene condizionare, dal 7-1 preso da loro a Dortmund. I cinque gol presi da noi in passato col Manchester City e col Liverpool in casa ci hanno fatto crescere: non hanno cambiato spirito e identità, ognuno ha il proprio credo e lo porta avanti a prescindere dai risultati larghi a sfavore. Il Celtic domina in Scozia, segna sempre. E a dispetto di quanto si dice sulla difesa e sull’equilibrio, a far vincere le partite sono i gol fatti più degli altri. Alla terza sfida i punti cominciano a farsi più pesanti”.
L’uomo in sella commenta anche un elogio del dirimpettaio nordirlandese alla guida degli scozzesi: “Non so se come dice Rodgers siamo i migliori al mondo nella marcatura a uomo. Io conosco soltanto la marcatura: marcare, coprire e posizionarsi. Essere considerato così mi va bene, ma l’Atalanta è qualcosa di più. Il Celtic attacca con tanti uomini, tiene tre attaccanti fissi più gli inserimenti dei centrocampisti: per vincere serve giocare bene”. Del tridente confermato è quasi superfluo discutere: “Di Retegui basta, non dico più niente. Anche perché è già stato detto tutto. Più gol di così non possiamo chiedergliene. Ma secondo me può fare ancora di più in senso generale”.
Insomma, che si aspetta il profeta del calcio bergamasco dalla prima assoluta contro gli Hoops? “Mi auguro una partita di calcio bella e piacevole, poi c’è sempre la componente agonistica con cui le due squadre sono abituate a giocare. Il Celtic da anni domina il campionato scozzese, ha giocatori veloci e per batterlo serve un’ottima gara: Rodgers guida la squadra leader di Scozia, non può non avere un atteggiamento offensivo”.
Poi, quella che sembra una stoccata alla Fifa: “La ripresa dopo la sosta per le Nazionali è sempre un po’ problematica, perché c’è l’abitudine di stare una settimana in ritiro. Sarebbe meglio giocare prima in Nazionale e riavere tutti i giocatori per una settimana piena: i club non ci possono fare niente, non è una gran soluzione sospendere il campionato con questa formula una volta al mese”.
Infine, gli orizzonti della Dea ancora da dischiudere diradando le nebbie: “La nostra collocazione la scopriamo anno per anno attraverso le partite, l’evoluzione, l’inserimento dei giocatori nuovi. Difficilmente diamo un seguito alla stagione precedente ripartendo dalle stesse situazioni con gli stessi giocatori. In campionato siamo partiti un po’ così, ma l’unico passo indietro è la sconfitta interna col Como. La Champions, se si ha spessore, ti fa migliorare in campionato”.
Mario Pasalic, il croato dei record: “Ma nei numeri mi perdo…”
“La musichetta della Champions e partite del genere sono sempre un piacere, è la competizione più importante. Abbiamo fatto bene nelle prime due giornate, speriamo in uno step verso la qualificazione”
. Così Mario Pasalic, intervenuto nella conferenza stampa della vigilia insieme al suo tecnico. “Appena arrivato in Italia non pensavo che sarei arrivato a questi livelli. Il primato di gol tra i croati che hanno giocato in Italia è bellissimo, ho superato anche gli attaccanti in quella lista. Mi auguro di farne ancora tanti e anche di fare tre punti domani. Dove dovrei giocare la sessantesima partita dopo i 50 gol raggiunti in serie A, anche se non lo sapevo perché nei numeri mi perdo, davvero non li conosco…”.
Ormai, per Super Mario, è la classica vita da mediano: “Negli anni ho fatto di tutto, l’attaccante, il trequartista, l’esterno. Sono pronto a fare tutto. In carriera allo Spartak Mosca ho fatto il centrale in una difesa a tre – prosegue -. Preferisco giocare sempre. A volte non lo faccio, lo accetto, aspetto cercando di essere concentrato e di dare quel di più che ci si aspetta dai giocatori entrati in corsa”.
“Ci stiamo adattando a questo nuovo formato, ma come in precedenza ogni partita fa storia a sé: serve esser mentalmente pronti. Da giovedì penseremo al Verona e via – la riflessione del vatreno classe 1995 -. Giochiamo ogni tre giorni, è giusto che siano coinvolti tanti giocatori. L’Atalanta è forte, ha raggiunto un livello molto alto, la concorrenza non mi dà fastidio perché ci sono tanti giocatori in grado di dare il meglio quando chiamati in causa”.
La chiosa è dedicata a quella che ormai sente come la sua città: “A Bergamo sto molto bene da sette anni, appena arrivato mi ero proposto l’obiettivo di fermarmi nello stesso posto per più anni. Avevo girato cinque Paesi prima dell’Atalanta”.