Bergamo

– Dal Pelé punto di riferimento della nostra generazione” al “diciassettenne di Zingonia molto promettente e sotto osservazione”, passando per un knock down alla stampa locale definita “zavorra” e un altro a Duvan Zapata “che ha sbagliato a voler tirare il rigore, perché bisogna giocare per la squadra senza sentirsi sotto pressione e rispettandone i valori”. Ne ha per tutti, in senso buono e tutto il suo contrario, Gian Piero Gasperini, nel dopogara dell’Atalanta, ko di corto muso con l’AZ Alkmaar del fratellino d’arte Peer Koopmeiners. Ma il messaggio che emerge è uno solo, diretto come un gancio sul ring: “Non è l’Europa l’obiettivo della squadra attuale. La strada da seguire è quella di sempre, valorizzare, vendere e reinvestire: per la prima volta, la scorsa stagione, che non siamo riusciti a rimanere in alto, ne sono conseguite polemiche che ci danneggiano”, il monito dell’allenatore nerazzurro.

GASPERINI E LA STAMPA. Non si placa il continuum di dissapori con i mass media, specialmente il gruppo editoriale più in vista del panorama bergamasco. “Le mie scelte sono completamente diverse da quelle che leggo sui giornali. Non credo che l’Europa debba essere l’unico obiettivo di una società che in questi anni ha fatto plusvalenze enormi giocando contro squadre che hanno accumulato debiti enormi. S’è persa la misura della straordinarietà dei risultati degli anni passati. Oggi secondo me non si può dire che questa squadra debba andare in Champions o in Europa”, ha rincarato la dose il Gasp. Che motiva la fiera rampogna verso il mondo dell’informazione infiorettandolo di casus belli vecchi e nuovi: “Ho la sensazione che troppe cose distolgano l’attenzione dalla nostra reale dimensione: noi dobbiamo valorizzare i giovani. Era già assurdo considerare la scorsa stagione come un fallimento, quando sui casi da moviola contrari non sono mai stato appoggiato. All’inizio di questo campionato siamo stati nove-dieci giornate in testa: le polemiche fanno male alla squadra. Un allenatore può iniziare in ciclo altrove, la squadra continuerà a vivere. Ma finché qui ci sarò io, le scelte competeranno a me e a nessun altro”. E ancora, sul turnover di Lecce con nove undicesimi di partenza cambiati rispetto al Napoli nel novembre scorso: “Se faccio giocare Ruggeri, che in questo tour di amichevoli durante la pausa ha fatto benissimo. è perché intravvedo la possibilità di far crescere un giocatore. Pasalic, Zapata, Ederson, Malinovskyi e Djimsiti: i giocatori importanti erano tutti in campo. Allora per colpa di chi abbiamo perso?”.

IL GASP E LA FUCINA-ZINGONIA. Argomento, quello dello svecchiamento dell’organico, che offre il destro per rimarcare la necessità di attingere dal vivaio di casa. Ruggeri è l’unico mancino che abbiamo in questo momento, ha anche fatto assist importanti, ha solo vent’anni, non ha mostrato qualità straordinarie in prospettiva ma in questi mesi mi è piaciuto tanto: per profili come il suo ci vuole un po’ di pazienza, il settore giovanile di Zingonia può essere in grado di coprire ruoli come il suo senza bisogno di andare sul mercato”. Un elogio inatteso a Marco Palestra, pur senza nominarlo, dopo averlo gettato nella mischia nelle precedenti amichevoli internazionali: “C’è questo diciassettenne, sempre in fascia, sotto osservazione, che sta dimostrando doti non comuni ed è sotto osservazione”.

GASPERINI E ZAPATA. Il Toro di Cali, invece, già al centro della “richiesta di chiarimenti alla Società” nel post Inter alle soglie della pausa, per aver sbuffato all’atto della sostituzione col naturale successore da prima punta Rasmus Hojlund, è destinatario dell’altra abbondante levata di sassolini dalle scarpe che il mago di Grugliasco s’è voluto concedere, senza bisogno di domande così penetranti. “Un brutto segnale che Zapata abbia voluto tirare il rigore per forza, avevamo in campo due specialisti come Muriel e Koopmeiners. Un segnale di pressione percepita dall’esterno che non va affatto bene. Bisogna attaccarsi la maglia addosso e giocare per la squadra con più sentimento e carattere, rispettando i valori di quest’ambiente. Non abbiamo grande forza fisica e perciò fatichiamo a recuperare palloni, non abbiamo grande qualità e quindi soffriamo contro squadre come l’AZ che si esprimono bene su questi due piani. Ma lo spirito bisogna mettercelo sempre”.

GASP L’AMERICANO. Il mister ha poi fatto cenno alla trasferta di fine novembre di dirigenza e staff in quel di Boston a casa del co-chairman Stephen Pagliuca. “Un incontro molto formativo, il mondo americano è molto diverso: se fai i risultati, guadagni. La gestione è molto simile a quella dei Percassi: nei Celtics l’ambiente è molto familiare, sono i contesti a essere diversi, dal pubblico al business. Non c’era niente da chiarire sulla linea da seguire per quanto mi riguarda, era già tutto molto chiaro”.

GASP E LE AMICHEVOLI. “Le prime tre sono andate bene, globalmente abbiamo lavorato al meglio al netto dell’influenza che ha colpito via via alcuni giocatori. E’ stato un buon periodo, l’organico è in buona condizione. Demiral s’è fermato quasi subito, nei primi giorni di allenamento della preparazione tardo-autunnale e invernale. Hateboer sta recuperando, Musso giovedì mattina ha avuto un infortunio domestico alla caviglia sinistra e ci vorrà qualche giorno: non so se rientreranno con lo Spezia alla ripresa del campionato. Pasalic è rientrato stamattina dopo aver smaltito l’influenza. Non sarà comunque un gennaio facile, soprattutto per le polemiche dall’esterno che ci condizionano. E ancora devo sentir parlare di fallimento per il sesto miglior piazzamento di sempre della storia atalantina. Per rispetto del pubblico daremo il massimo possibile. Ma non si può affermare che l’Europa sia l’obiettivo”.

GASPERINI E O REI. “Oggi ognuno si fa la sua classifica sul più forte di tutti i tempi, mentre a quelli di Pelé eravamo tutti d’accordo. Il rimpianto è di non averlo ammirato abbastanza in televisione, perché erano trasmesse relativamente poche partite. Una leggenda che è stata il punto di riferimento della nostra generazione. Era sopra tutti, era il calcio”.
Simone Fornoni