Zingonia
– “Fino alla fine di febbraio abbiamo solo il campionato, dove nelle ultime 6 giornate abbiamo racimolato 5 punti: una media da retrocessione. E Ilicic non c’è, ha mal di gola e febbre da ieri”. L’ipse dixit di Gian Piero Gasperini alla vigilia della Santa Lucia bergamasca contro i viola di Cesare Prandelli è di quelli che lasciano il segno. Alzare l’asticella e non solo dei risultati, il nocciolo della conferenza stampa del mister.
GASPERINI E LA CHAMPIONS. “La Champions negli ultimi due mesi ha impegnato tantissime energie distogliendo un po’ l’attenzione dal campionato, anche se non ci siamo mai tirati indietro. Fino a fine febbraio, invece, possiamo concentrarci su quello. Ogni partita del livello di quella con l’Ajax di mercoledì sera ti lascia qualcosa a livello di conoscenza, esperienza e sensazioni. E’ stata molto diversa dalla vittoria col Liverpool, forse perché avere due risultati di tre per passare ci ha indotto ha giocare in modo differente, più coperto. Dobbiamo essere sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, proprio perché ogni partita presenta problemi diversi dalle altre: guardate Inter-Shakhtar, tutta all’attacco con tutte quelle occasioni. Detto questo, se Klaassen avesse segnato adesso parleremmo di un’altra storia”.
GASPERINI E L’ASTICELLA. “Le sfide come con l’Ajax fanno alzare l’asticella e tirare la corda, ma bisogna alzare e tirare in tanti, altrimenti la prima non si alza e la seconda si spezza. Che a Bergamo siano aumentate le ambizioni, per cui pareggiando con lo Spezia si alzano le critiche, è pacifico. Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce: alzare l’asticella non riguarda solo i risultati, ma è una ricerca tecnica e pratica che ci porti a fare un passo in più. Se si pensa di aver già raggiunto il massimo, come possibilità del gruppo e dei singoli, non ne si può ottenere nulla di più. Un limite”.
GASPERINI E LE RISERVE. “Muriel è tra quei giocatori che entrando nel secondo tempo hanno l’esplosività, la freschezza e la prontezza per alzarsi dalla panchina e magari decidere la partita. Dal quel punto di vista è straordinario. Voglio togliere la mentalità che partire da riserva significhi sminuire: è la forza di Luis. I calciatori non sono macchine che ripetono lo stesso numero di giri: in certi momenti viene fuori un Pessina. Non faccio mai le classificazioni dei giornali tra titolari e riserve. Adesso, come sono venuti fuori Romero e Pessina, può succedere per altri. Matteo il posto in squadra se l’è guadagnato sul campo. Fin qui hanno giocato tutti, anche Diallo e Piccini, mi pare 25 giocatori. Con le prestazioni i singoli si conquistano le chances. Con le cinque sostituzioni la storia delle riserve non regge”.
GASPERINI E LA FIORENTINA. “La Fiorentina ha preso ottimi giocatori ed è una squadra di assoluto valore: ho visto la gara di Milano col Milan e ha giocato bene. In campionato c’è grandissimo equilibrio e il blasone conta poco: domani è impegnativa per tutte e due le squadre”.
GASPERINI E L’ALLENATORE DELL’ANNO. “Un riconoscimento fantastico, la finale a tre al Globe Soccer Award con Klopp e Flick. Ma non a me, all’ambiente, alla società: l’Atalanta ha una risonanza mondiale. Significa che in questi anni stiamo offrendo qualcosa che piace molto”.
GASPERINI E GLI INDISPONIBILI. “Pasalic è rientrato oggi ma non sta bene, attendiamo ulteriori diagnosi mediche anche se in teoria è disponibile. Miranchuk(Covid, ma negativo, Ndr) non è disponibile, lo sarà sicuramente da lunedì ma non contro la Fiorentina. Ilicic ha il mal di gola da venerdì, non s’è allenato e quindi non c’è per domani. Caldara si sta riprendendo abbastanza bene, nel giro di 15-20 giorni sarà di nuovo con la squadra. Ruggeri ha un piccolo affaticamento, non credo ce la faccia. Sutalo non è un punto fermo di questo momento come Romero e Pessina. Non significa che non lo sia tra una settimana o tra un mese. Le risposte sono sempre nelle scelte che faccio”.
GASPERINI E GLI OTTAVI. “Per il sorteggio della Champions l’altra volta c’avevo azzeccato, stavolta pare che non si giochi al Bernabeu e quindi quel nome non lo faccio (il Real, temporaneamente al “Di Stefano”, NdR). Sei squadre testa di serie, al top in Europa: si cade dalla padella alla brace, accettiamo il sorteggio, non mi sbilancio e speriamo di ritrovare un po’ di pubblico allo stadio a febbraio. Il Bayern è la più forte, il City l’abbiamo già incontrato: basta fare il dentista a Guardiola… Non poter portare in giro la gente per l’Europa è una cosa che rimpiangeremo per tutta la vita“.
GASPERINI E ROSSI. “Paolo Rossi è una parte della nostra gioventù che scompare, l’ho conosciuto da ragazzino, rivendendolo poi a Coverciano al corso allenatori. Avevo 12 anni, lui giocava nel San Michele, c’era un torneo e io ero sotto età di due anni, lui era del ’56. La Juventus lo comprò il giorno dopo. Ai tempi giocava ala destra, velocissimo anche dopo i tre menischi fatti, di cui due di fila a 16-17 anni: era già un nome da ragazzo, a Como s’era fermato per esplodere a Vicenza”.