Napoli – Atalanta 2-3 (1-1)NAPOLI (3-4-1-2):

Ospina 6,5; Di Lorenzo 6, Rrahmani 5,5, Juan Jesus 5; Malcuit 7 (40′ st Politano 6), Zielinski 7, Lobotka 6,5 (11′ st Demme 5,5), Mario Rui 5,5; Elmas 6; Mertens 7,5 (22′ st Ounas 6,5), Lozano 6,5 (22′ st Petagna 5). A disp.: 1 Meret, 12 Marfella, 31 Ghoulam, 55 Manè. All.: Luciano Spalletti 6 (squalificato, in panchina Marco Domenichini).
ATALANTA (3-4-1-2): Musso; Toloi (cap.), Demiral, Palomino; Zappacosta (1′ st Hateboer), De Roon, Freuler, Maehle (38′ st Djimsiti); Pessina (11′ st Ilicic); Malinovskyi (28′ st Pasalic), Zapata (37′ st Muriel). A disp.: 31 Rossi, 57 Sportiello, 42 Scalvini, 13 Pezzella, 7 Koopmeiners, 59 Miranchuk, 99 Piccoli. All.: Gian Piero Gasperini.
Arbitro: Mariani di Aprilia 6 (Longo di Paola, Vono di Soverato; IV Fourneau di Roma 1. V.A.R. Banti di Livorno, A.V.A.R. Passeri di Gubbio).
RETI: 6′ pt Malinovskyi (A), 40′ pt Zielinski (N), 2′ st Mertens (N), 21′ st Demiral (A), 26′ st Freuler (A).
Note: serata piovosa, terreno in buone condizioni. Spettatori 25 mila circa. Ammoniti Malinovskyi, Rrahmani, Malcuit, Pasalic e Djimsiti per gioco scorretto. Tiri totali 16-19, nello specchio 5-7, respinti/deviati 4-6, parati 4-4, legni 0-1. Var: 3. Corner 6-7, recupero 0′ e 4′.

Napoli – La febbre del sabato sera da quinta vittoria di fila misura 34 per l’Atalanta, ai piedi del podio ma ben più vicino: meno 4 dal Milan primo della classe, 3 dall’Inter e 2 da un Napoli zavorrato dalle assenze plurime, da Koulibaly a Osimhen. E che intreccio da thrilling. Bomba di Maradona nello stadio omonimo by Malinovskyi all’incrocio su scarico di Zapata e a Fuorigrotta sembrava essersi messa benone, poi la tappa in discesa spianata da Zielinski si trasforma sulla fuga bidone di Mertens nella Cima Coppi guadagnata dalla crono a due Demiral-Freuler. La supersfida a inseguimento più pazza della serie A.
Verso il vantaggio, procurato dall’uno contro uno con Rrahmani del Toro di Cali (check su un ipotetico mani) lanciato lungo da Palomino e dall’accentramento sapiente al limite dell’ucraino, l’enunciazione di due questioncelle da tenere a bada: il buon Piotr interno nominale ma libero per il campo che è seguito da De Roon rinculando su Pessina e le catene a rimorchio, la prima delle quali entro la cinquina d’orologio costringe Toloi a fare il tampone in diagonale al genietto di Lovanio, servito da un Lozano avvezzo alla profondità. Preso il gol al settebello, il messicano manca incredibilmente di rimpallo, in scivolata davanti a Elmas, il possibile 1-1 a porta vuota nonostante il tracciante millimetrico di Mario Rui davanti al secondo palo passato in mezzo alle gambe del perno. A lungo i pericoli si limitano all’erroraccio al 12′ imputabile all’assenza di coordinazione. Se Maehle trova il muro al culmine del contropiede degli altri due denti del pettine dalla trequarti in su, l’apripista spreca su Lobotka il giallo che gli farà saltare la trasferta a Verona domenica prossima.
Un dominio totale o quasi da qui alla pausa. La tentano pure Zappacosta (18′) di sinistro (alto) e Pessina, oscillante fra le linee e l’ala sinistra, che non tiene l’equilibrio sul ritorno del nazionale kosovaro (20′) e e quindi allarga lo schiaffo di piattone oltre il vertice mancino appoggiato dal carrarmato là davanti (25′). Un paio di lancette e il moro dialoga con il sorano riprendendo invano di testa, senza slancio per il tap-in, la botta del laterale stesso difesa da Ospina davanti al legno di competenza. Occhio ai break, vedi il regista che lancia il compagno di linea del belga per corsetta e sinistro, disturbato dall’italobrasiliano, a favore del tuffetto in presa di Musso alla mezzora. A sei dall’intervallo, dal raddoppio rimasto in canna al piede sbagliato di Palomino, stoppato forse dalla mano di Juan Jesus sul corner da mancina del Colonnello spondato da Demiral, si passa al pari di casa, con tante grazie al corridoio spalancato dall’elvetico a Malcuit e al la dal fondo del capitano: l’arquero albiceleste deve arrendersi al tentativo-bis del polacco, fermato inizialmente dal difensore tucumano, senza poter calare la saracinesca.
La bambola atalantina prosegue su un recupero alto del medesimo concluso male da Elmas e per fortuna Mariani zufola due volte. In avvio di ripresa, comunque, il patatrac col quinto a destra a girarla al volo di esterno per la corsetta del superbomber di scorta azzurro, che gabba il nazionale turco e infila il portiere bergamasco in uscita. La reazione c’è, Duvan e Merih che svettano anche, la sgabola pure, al 7′ e oltre, quando il palo ferma la torsione in ginocchio del centrattacco sull’ammollo del danese e sul corner provocato dalla spazzata di Rui, al quale l’arbitro vede un inesistente mani sul tiro di seconda della new entry Ilicic sugli sviluppi della terza parabola dalla bandierina (sinistra). La VAR fa giustizia, il forcing degli ospiti prosegue, il cafetero in porta smanaccia oltre il montante la nuova elevazione del futuro impattatore sullo schema da fermo del rompighiaccio saltando insieme alla sua torre e, rimasto, lì, trasforma in manicaretto a fil di traversa dalla destra dell’area piccola il sapiente pallone basso di Toloi da prima della metà campo. Tranquilli, il regalino a difesa schierata è lì, come il piattone sinistro dello svizzero sul santino di esterno destro dello sloveno. Chiuderla è sempre difficile, riaprirla sarebbe un attimo, quello fuggente sfruttato da Malcuit in asse con Ounas per la risposta dell’ex Udinese in porta ad alzarla in zona sicurezza (31′). Il franco-marocchino cintura il firmatario del temporaneo 2-2 per decapitare i piccioni, al 39′ invece Hateboer spreca con un destraccio alle stelle il borseggio a Petagna, ex come Zapatone, dello scatenato mastino della Mezzaluna. Musso non trattiene il piazzato da destra del portoghese. Al terzo di recupero, il ping pong Politano-Rui (in spaccata destra)-Toloi-Petagna fa crollare il saturimetro tra gli orobici di tutto il mondo, ma va bene anche così: mercoledì il dentro o fuori in Champions col Villarreal in una Bergamo che si prevede innevata, o si vince o ciao ciao agli ottavi di finale nella terza edizione su tre.
Simone Fornoni