di Matteo Bonfanti

Che poi la vita è meravigliosa anche perché succede sempre qualcosa che non t’aspetti, che ti cambia la giornata e la linea sfigata e lamentosa che hai tenuto per affrontarla. C’è ieri sera e vale la pena raccontarla. Partendo dall’inizio, le sei e mezza, quando sono così a terra che sembro lo zerbino che resiste da vent’anni fuori dalla porta di casa di mia nonna Pina. Esco dalla redazione e mi sento brutto, pallido e sporco perché qui non va benissimo e pure nella mia testa, dove non è chiara la strada che voglio prendere e vado avanti e torno indietro cercando un altro Egitto. Capita. Credo a tutti. Si chiama confusione. E quando mi entra dentro, cammino a caso per il centro, facendomi trasportare dal vento che in questi giorni è caldo, annuncia la primavera, pare un riparo.
Via Previtali, via San Bernardino, via Palazzolo. Lì, fuori da un ristorantino carino, un sacco di persone. Un uomo bello, alto, dal viso simpatico, mi chiama divertito, raccontandomi di due amici che abbiamo in comune, Severino e Fabio. E in un attimo entro nel locale e in un altro viaggio. Mi trovo in un allegro buffet organizzato contro l’omofobia, che è l’assurdo terrore che parecchi italiani hanno dei gay e delle lesbiche. Ed è un brutto male, di quelli senza senso, da estirpare. La trentina di presenti colora il localino. E tra un piatto e l’altro mettono insieme un gioco divertente, a coppie, uno ha un cartoncino con una parola, l’altro quello con la spiegazione di cosa significa. Io ho la definizione di transgender, che è la scelta di cambiare il proprio sesso, e finisco con una ragazza sorridente. E ci scattiamo una foto di quelle col telefonino, che hanno il pregio di essere assai vere, di prendere qualcosa anche dell’anima.
E io ritorno tra i miei pensieri. Che un po’ sono cambiati. Di nuovo c’è l’omosessualità, un argomento con cui mi confronto da sempre. Perché vengo da Lecco, un posto che somiglia tanto a Bergamo, due città che non ne vogliono neppure sentirne parlare. E io guardo la fotografia e i visi che ho intorno. Che sono belli e vivi, ma con la sofferenza di fondo di chi vive in un posto che non dà spazio alle minoranze. E punta a soffocarle, a nasconderle, con miliardi di pippe in famiglia, a scuola, all’oratorio, al calcio, in palestra, in piazza.
Penso alle litigate, alle scene, ai ceffoni presi, a ogni menata che ha indurito le facce che osservo. E, d’improvviso, i miei problemi da piccolo borghese alle prese con una crisetta di mezza età diventano piccini picciò. E mi riprometto che se i miei figli, Vinicio e Zeno, un giorno s’innamoreranno di Marco e Giuseppe, piuttosto che di Valentina e Monica, sarà uguale. E d’estate li aspetterò tutti e quattro al mare, coccolandoli in spiaggia, col vino bianco, gli spaghetti alle vongole, lo zampirone contro le zanzare.
Riparto e ho in testa mia mamma, che è in America, in vacanza a New York, e ora se la passa bene, ma quando aveva la mia età faceva una faticaccia boia con mia nonna che non voleva che si separasse da mio papà perché “chissà cosa avrebbero detto i parenti a Bologna”. Ed erano fiumi di lacrime. Poi si sono prosciugati, un giorno, all’improvviso, per caso. Mia madre si è messa davanti alla televisione che dava un documentario sugli africani che crepavano di fame. Ed ha capito che era quella la tragedia, il suo era un piccolo imprevisto. E si è lasciata con mio padre ed ha smesso di ascoltare le prediche dei suoi genitori.
Arrivo e sono fuori dal Blu Puro, in via Gaudenzi. E incontro un mio amico, una persona rara, ironica, intelligente e pure buffa, di quelle che sanno giocare persino coi loro difetti. Da un paio d’anni ha un brutto male che non si ferma mai. Zoppica ed ha lo sguardo più stanco che non si può. Lo vedo e ci scambiamo due parole, le nostre, super cretine. E mi vergogno un po’ perché mi sento un imbecille che si lamenta anche se ha tutto: una famiglia e degli amici con cui parlare. E poi correre e camminare.

NELLA FOTO: una straordinaria portata del buffet contro l’omofobia. Per informazioni bergamocontrolomofobia@yahoo.it o www.bergamocontrolomofobia.wordpress.com