di Marco Bonfanti

Per la seconda volta dedichiamo il nostro figurone ad un portiere, nel nostro odierno caso ad Andrea Pellegrinelli, giovane numero uno della squadra lecchese. Lo facciamo di certo per render merito, ulteriormente, alla figura dell’estremo difensore,  che non sempre in sé e per sé, raccoglie quei  consensi che, per il ruolo a rischio che riveste, meriterebbe.  Ma lo facciamo questo figurone anche e soprattutto perché ci è  (a me e pure a Beppe) simpatico assai, seppur ironicamente,  questo multiforme calciatore della squadra lariana. E ci è simpatico perché egli, il nostro Andrea, è perennemente alla ricerca di una  qual certa visibilità, assumendo, per averla, anche modi e metodi piuttosto curiosi e stravaganti. Ora, non conoscendo il soggetto in questione fuori dal campo, non sappiamo se tale ricerca di visibilità sia dovuta ad un carattere timido e fragile o ad uno espansivo e sovrabbondante, noi siamo per la seconda ipotesi, ma così, a lume di naso e basta.

Veniamo piuttosto ai modi, inusuali per certi versi, messi in atto per rendersi ben inquadrabile. Il primo è quello di urlare per l’intera partita, passando, con facilità, dal registro erotico (dai, sì, ancora, vai così) a quello più strettamente calcistico (passa, tira, chiudi, apri, uomo e così via). Ora che un portiere urli, soprattutto adesso che in campo gridano tutti, è cosa buona, giusta e salutare, essendo questo un modo per tenere ordinata e all’erta costantemente la propria difesa. Un po’ meno capibile è che lo faccia, come Andrea fa, quando la propria squadra è all’attacco, dista perciò dalla porta un congruo numero di metri e nessuno, anche volendo, potrebbe sentire ciò che dici. Quindi, essendo che è inutile gridare nel deserto, se lo fai,  non è per dare istruzioni, ma per far vedere, ecco qui la visibilità, che ci sei, sei lì e non sei certo da poco.  E questo è un passaggio per la visibilità anche simpatico e certamente folcloristico.

Il secondo metodo è invece un po’ meno corretto, ed è quello di raccogliere e rinviare la palla con lentezza esasperante. Di ciò ieri si è accorto pure l’arbitro, il quale, ad un certo punto, ha pure ammonito il nostro amico Andrea, perché ritardava ogni volta le operazioni di rinvio della sfera. Anche qui potrebbe esserci una spiegazione plausibile, quella cioè di far perdere alla propria squadra in difficoltà una manciata di secondi preziosi.  Ma ieri il  Lecco in difficoltà non lo era per niente e quel guadagno di tempo proprio non serviva a nulla. Perché lo faceva, allora, ci vien da chiedere? Ecco che qui entra in ballo la visibilità: per noi lo faceva semplicemente perché, avendo Andrea tutti gli occhi degli spettatori paganti puntati su di lui, voleva rallentare quell’attimo, insomma tenerci lì a guardare le sue ginniche movenze e d il suo calcolato rinvio (che poi tanto calcolato non lo era mai).  Il terzo metodo o modo per la visibilità è invece quello meritorio, ed è il metodo di parare con sicurezza e senza sbavature di sorta. Andrea Pellegrinelli il portiere lo sta facendo assai bene se si pensa che nelle ultime tre partite  il Lecco ha segnato undici gol senza subirne alcuno. Ieri nel primo tempo ha sventato, con autorevolezza, un paio di insidiose occasioni della squadra avversaria.  Poi nel secondo tempo del Sondrio in attacco non è più giunta notizia.  Andrea si stava certamente stancando e rischiava di subire una seria crisi di identità calcistica. Ed allora, quando finalmente il Sondrio si è deciso a tirare in porta, lui, con felina prontezza, ha fatto un tuffo plastico, bello da vedere e da ammirare. Peccato che quel tiro fosse fuori di almeno un paio di metri e lui l’avesse capito benissimo. Ma che poteva fare? Passare un così tanto tempo inoperoso? Rendersi quasi quasi invisibile, lui che, come abbiamo visto, alla visibilità ci tiene eccome? Ecco allora quel tuffo inutile e gratuito, che però ci dà lo spessore della sua altezza, prontezza e presenza  in campo.

Ecco detto quanto da dire. Che cosa ancora aggiungere di lui? Prima di tutto è doveroso fargli l’augurio che non segua l’impervia strada del portiere del Mapello, il quale, dopo il nostro figurone e con nostro grande dispiacere, ha purtroppo preso una caterva di gol nelle partite a seguire.  In secondo luogo, e sempre in tema di raffronti, vogliamo aggiungere che se il portiere del Mapello stava in una celestiale divisa rosa, il nostro Andrea è invece vestito, da capo a piedi, di rosso, che è, come ben si sa, colore fortemente passato di moda. Ma se nei bei tempi andati la Cina era vicina, ora lo potrebbe essere la Grecia e quel colore ritornare a splendere sui campi dell’Europa. Ma, parlando come dobbiamo di calcio, questo è, per quanto desiderabile, tutt’altro discorso.

NELLA FOTO – Andrea Pellegrinelli il giorno della sua presentazione nel Lecco