Inter – Stjarnan 6-0Inter:
Carrizo s.v., Andreolli 6, Ranocchia 6.5, Juan Jesus 6.5, D’Ambrosio 6, M’Vila 6.5, Kovacic 8 (7’st Icardi 7.5), Obi 5.5 (13’st Kuzmanovic 6.5), Nagatomo 7, Hernanes 5.5 (22’st Jonathan 6), Osvaldo 7.5. All. Mazzarri 6.5.
Stjarnan: Jònsson, Vemmelund, Laxdal, Rauschenberg, Arnason, A. Johansson (18’st Runarsson), Bjorgvinsson, Puneyd, Finsen (18’st Aegisson), Toft, Gunnarsson (13’st G. Johansson). All. Sigmundsson.
Arbitro: Lechner.
Reti: 28’pt, 33’pt e 6’st Kovacic, 1’st Osvaldo, 26’st e 35’st Icardi.
Migliore in campo: Kovacic.
Milano – Ginevra è una bambina di otto anni che, per la prima volta, guarda una partita allo stadio. Lo stadio è il Meazza, il match Inter-Stjarnan. I giocatori si stanno riscaldando, Ginevra chiede: “Ma perché quello lì bagna il campo?”. “Quello lì” è Obi, accumulatore di fischi che beve dalla borraccia per poi sputare tutto. Il fatto che lo bagni è un altro modo di vederla, anche se l’estate inclemente non renderebbe necessario l’accorgimento del nigeriano. E’ il 28′ quando Ginevra, incurante della traversa tremante per un’inzuccata di Osvaldo al 12′, sostiene, imbronciata, che “si sta annoiando”. Mateo Kovacic, potrei giurarlo, guarda verso il secondo anello arancio per un istante, come l’avesse sentita. Così decide di stare dentro l’area di rigore, per vedere da vicino l’effetto che fa. E’ il 28′ e l’effetto lo scoprono tutti i 45.000 presenti: gol. Unico neo: lo speaker ha problemi col microfono, lo stadio non può osannare. Si è sbloccato lui, il talentino che “oh, ma proprio non la vede mai, la porta”, con tutta la squadra. Bastano cinque minuti perché Kovacic, forse un po’ piccato col microfonista, decida che quell’ovazione, il suo nome urlato in una qualunque notte d’agosto, proprio la vuole sentire: scarta due avversari, lasciandoli a terra come cicche ormai spente, e salta il portiere con uno scavino. Lo speaker si sveglia, Mateo ha la sua ovazione. Ginevra non si annoia più. Fine primo tempo.
Inizia il secondo, Osvaldo cerca il suo primo gol con questa maglia: dopo la traversa e tante belle giocate, vero com’è vero il vecchio detto “chi cerca trova” (per Kovacic: “E chi non trova, riprova”), sul bel cross nagatomense si fa trovare pronto a timbrare il tabellino. E’ il terzo gol. Ma chi si ferma è perduto, dicono gli anziani, e di perdersi nessuno ne ha voglia. Così la ripresa è scandita dalla perfetta tripletta di Kovacic (minuto domini 6′) e da una doppietta di Mauro Icardi, che pare suggerire “E io?”. Sei a zero, cappotto. Ma è agosto, quel che conta è il concetto. Gli islandesi non ne hanno bisogno, perché relegati nel loro settorino saltano e cantano tutta sera. Che bello, lo sport.
Fuori dallo stadio Ginevra scalda il suo megafono giocattolo (ma quando lo spara al massimo, giocattolo non sembra più) urlando: “Fooorza Inter! Vinciii per noooi!”, proprio mentre sbuca un gruppo di ultrà: panza all’aria, gonfi di birra, sostengono di non essere napoletani, in coro. Ginevra, però, li spiazza. Il capo la guarda, interdetto. Poi le sguaia qualcosa da vicino, bel contento. Lei scappa dietro le gambe di suo padre perché “quell’uomo è nudo”. Mette via il megafono. In macchina si addormenta felice, perché la sua squadra ha vinto sei a zero. Cappotto.
Elettra Dotti