“Una società come la nostra ha senso per la sua funzione sociale preminente: teniamo i ragazzi occupati per la maggior parte della settimana, accompagnando il loro percorso di crescita anche umana. Se non la pensassi così, non farei parte del progetto mettendoci la faccia”
. Emiliano Amadei, vicepresidente dell’Azzano FG, è uno che whatsappa alle cinque del mattino per dirti che solo dopo cena potrà dedicare il tempo alle riflessioni sul presente e sul futuro della sua passione extra-lavorativa: “E domenica (oggi, Ndr) si replica, sempre ben prima dell’alba. Da una settimana sono in ballo coi matrimoni, dopo più d’un anno di blocco delle cerimonie. Finalmente chi ha un’attività in proprio respira. Purtroppo il pallone deve aspettare. E non sarà una ripartenza in discesa”. Flower designer a capo della fioreria di famiglia, vincitore della Coppa Italia di Federfiori a Firenze nel 2015, parte attiva in giro per l’Europa e per il mondo della nazionale di categoria, presidente dell’Unione Lombarda Fioristi di Ascom e dei commercianti locali, è uno per cui il paese è sempre stato il luogo degli affetti e della vita di comunità: “Mio padre Romeo, insieme a Vittorino Schiavi, il papà di Luca, l’attuale presidente, fu tra i fautori della Polisportiva Azzanese e anche assessore allo sport. Risale a quei tempi la mia convinzione che il calcio è volontariato nei confronti delle famiglie, del posto che ti ha visto nascere e dove vivi o lavori: ho anche fatto le giovanili dell’Azzanese prima di smettere per studiare all’Istituto Tecnico Agrario, Agroalimentare e Agroindustria, di Gestione dell’Ambiente e del Territorio a Minoprio, nel Comasco”, ricorda Emiliano, classe di ferro 1973.
C’è una punta di orgoglio, nel ricordare il grande salto alla dirigenza, quando la ragione sociale era diversa: “Dopo la fine dell’era di Angelo Marchesi e Battista Bonacina alla presidenza, nel 2010 partecipai alla ricostruzione societaria coinvolgendo alcuni amici azzanesi tra cui Luca. Tutto partito dalla richiesta del campo per giocare il torneo del sabato tramite Riccardo Pergreffi, che adesso è vicepresidente insieme a me e col direttore generale Oliviero Garlini è un po’ il probiviro, l’uomo di campo e di calcio di vecchia scuola che sa trovare le soluzioni a ogni problema, Ne è passata di acqua sotto i ponti: di quel gruppo originario, alla fusione con la Fiorente Grassobbio siamo rimasti Pegreffi, Paolo Piccinelli e io”. Il giallorosso con una punta di blu significa rinnovamento nella continuità: “Sono stato tra i rifondatori ad Azzano del calcio, a cui mi piace riferirmi come gioco nelle riunioni del club, coi genitori e coi ragazzi, facendo dal giardiniere al direttore sportivo passando per l’accompagnatore delle giovanili. Del manto erboso, in realtà, essendo del mestiere mi occupo tuttora. Ma adesso siamo ben più strutturati, allora c’erano meno risorse: come diesse Mirco Campi, Mirko Milesi e Pierantonio Marchesi vice dell’allenatore Mario Rozzoni, Ernesto Nani responsabile dell’attività agonistica. I nuovi, insomma. Siamo più attrattivi per il territorio. Siamo diventati Scuola Calcio Elite: se si perdono i vantaggi del vincolo sui giovani cresciuti da noi, la vera ricchezza per un’associazione sportiva dilettantistica, bisogna offrire più organizzazione e preparazione, proporre i formatori migliori sulla piazza”.
Ora non è più l’Azzano Calcio 2010, il combustibile per riaccendere il sacro fuoco. C’è la Promozione, ad alti livelli, da gestire. Oltre a uno start post pandemia che più complicato non si potrebbe: “Gli uomini chiave del nostro front office, quelli che nei summit societari ogni quindici giorni stanno fissando le tappe per ripartire, sono Campi, Nani e il responsabile del vivaio Domenico Moro. In molti faranno fatica: l’auspicio è che la Federazione ci venga incontro, mettendosi una mano sulla coscienza e un po’ meno nel nostro portafoglio, se non proprio garantendoci un 2021-2022 a costo zero – prosegue Amadei -. Non nascondo, però, il cruccio che i genitori possano chiederci il pegno delle due stagioni saltate nonostante le quote pagate. Per motivi di forza maggiore tutte le componenti hanno speso soldi per due anni senza poter fare attività o quasi”. Una delle due braccia destre dell’uomo al vertice ammette candidamente di non sentirsi sempre a suo agio: “Sono prestato a questo mondo, anche perché resto legato a un’idea romantica del calcio. Quello dell’oratorio per me resta il più vero e autentico. Dai semiprofessionisti in poi, mi dicono amici che fanno i dirigenti in serie D, è un mercato delle vacche. Sarà che le mezze verità e i voltafaccia non mi piacciono: io vengo dal commercio, fatto di trattative e di un prezzo finale per prodotti e servizi che tale rimane”.
Da esperto del settore, la missione del fiorista-dirigente calcistico non può che essere conseguente: “Occorre sensibilizzare le realtà aziendali del territorio intorno al nostro progetto, avvicinandole passo dopo passo. Come un gruppo, una squadra che cresce: uno per tutti, tutti per uno. Idee e persone nuove, magari nell’ottica di un avvicendamento nell’organigramma nel prossimo futuro, sono le benvenute. Nessuno è eterno”. Giusto un paio di princìpi di fondo lo sono: “La sostenibilità, ovvero non fare mai il passo più lungo della gamba: in questo Luca Schiavi è il maestro, nonostante ogni tanto mi maledica per averlo coinvolto 11 anni fa (ride, ndR). E ovviamente la missione sociale, il volontariato: ai tempi di mio padre lo era anche la politica. La gestione delle strutture del Centro Sportivo ne è un esempio: l’amministrazione comunale crede in noi, noi la stiamo ripagando. Oltre il pallone, il tennis, il volley, il parkour, gli Alpini: l’Azzano FG è il riferimento delle realtà associative“.
Simone Fornoni