Fabrizio Carcano
L’Atalanta come Davide. La piccola provinciale che sfida i giganti.
L’impresa sportiva nerazzurra è la dimostrazione di come si possa fare grandi cose anche con piccoli passi, partendo dal basso, senza avere alle spalle montagne di quattrini.
Come sta facendo la Dea dei Percassi a conduzione familiare, con il suo piccolo stadio di proprietà da 22mila posti appena, il club della piccola Bergamo con i suoi 120 mila abitanti, che incrocia gli squadroni degli sceicchi e delle grandi metropoli europee, zeppi di fuoriclasse pagati con ingaggi impensabili per gli standard bergamaschi.
Conti in ordine, un passo alla volta. È questa la filosofia dei Percassi, imprenditori abituati alla concretezza e al basso profilo.
Anche in questa prima esperienza in Champions League, con la speranza che non sia l’unica nella storia del club atalantino.
Che sta vivendo questa avventura aggrappandosi alla normalità quotidiana di una società che interpreta un copione che rimane sempre lo stesso.
Il piccolo Davide che affronta i giganti Golia armato solo dell’acume del suo mister Gasperini e della chimica di una squadra che ha cuore e attributi da vendere e gioca a memoria.
Lo stesso copione imbastito in A negli ultimi due anni, con la Dea capace di lasciarsi dietro le corazzate romane e milanesi, conquistando un quarto posto nel 2017 e un terzo nel 2019.
Replicare Davide contro i Golia in Champions sembrava impossibile.
Gomez e Ilicic a 31 anni suonati esordivano nella coppa regina come Toloi, Masiello e Muriel.
Solo Zapata l’aveva assaggiata da panchinaro con il Napoli.
Gli altri neanche a parlarne. Anzi, due anni prima i vari Castagne, Gosens ecc erano considerati inadeguati, dagli addetti ai lavori, anche per affrontare un girone di Europa League con l’Apollon Limassol.
Ricordate? Era la Dea indicata come terza dietro il Lione e l’Everton.
Due anni e mezzo dopo la stessa Dea, con lo stesso blocco, è tra le migliori 16 in Champions…
Davide ha messo al tappeto tanti giganti Golia.
E il bello deve ancora arrivare.