di Giacomo Mayer
Gian Piero Gasperini, un maestro di calcio. Otto stagioni al Genoa, tre al Crotone ancor prima e agli albori della sua carriera alla guida delle giovanili juventine. Gli inciampi (Inter e Palermo) non contano. Sempre bel calcio, che diverte e che entusiasma. E adesso per non smentirsi lo propone anche a Bergamo. “Sono mille le motivazioni che mi hanno spinto a Bergamo. Dopo l’esperienza rossoblù ripartire dall’Atalanta è la migliore delle condizioni”. Anche per dimostrare al mondo calcistico della penisola di essere capace di proporre il vero calcio anche qui. Dal mare cremisi dello Ionio a quello agitato della Lanterna fino ai piedi delle Orobie che coronano Bergamo. Un gioco spumeggiante, magari un po’ rischioso, ma che finalmente dovrebbe accontentare i palati fini dei tifosi nerazzurri. Eppure Gasperini è stato chiaro: “Non ci sono più gli integralisti in Italia. Tutti quanti siamo preparati a giocare con vari moduli anche durante l’andamento di una partita”. Quindi bel calcio ma con un obiettivo concreto: fare punti, tanti punti. Ecco, “fare punti” è il mantra che si è insinuato nelle risposte di Gasperini. Certo, “la salvezza è l’obiettivo principale ma c’è modo e modo per ottenerla”. Come a dire, non rinuncerò alla mia idea di calcio anche se il presidente Percassi, alla domanda se Gasperini è l’allenatore che calcisticamente è più vicino alle sue idee rispetto a Colantuono e a Reja, è stato lapidario: “Sì, ma l’importante è sempre la salvezza per preservare i nostri conti”. Tanto per ribadire cosa voglia, da sempre, la famiglia Percassi. Gasperini è andato oltre e ha chiarito alcune proposizioni del suo calcio: “Una difesa a tre, tre giocatori offensivi” ma se non si può, se il materiale umano, vale a dire doti tecniche dei giocatori a disposizione, nessuno scandalo: ecco il 3-5-2. Questo significa duttilità allo stato puro. Certo si può partire dal 3-4-3 e poi cambiare senza arroccarsi su intenzioni pretestuose. Girano tanti bei nomi: Paloschi, ormai ad un passo dalla maglia nerazzurra, Suso, Thérèau, Di Maio, Larsson ma il Gasp non cade nel tranello e spiega: “Sono giocatori di altri club” ma gli piace sottolineare che “si parte da una squadra consolidata”. E adesso col diesse Sartori si comincia a ragionare su nomi e cognomi. Una lista di partenti ma un’altra chiara e precisa con chi arriverà. Insomma un po’ di poesia, tanto realismo, “buon calcio ma anche efficace”. Buon lavoro, mister.