Ieri camminavamo nei prati accanto a casa. Sembravamo tre ragazzi, io e i miei figli, Zeno, un pistolotto, ma con le gambe che si allungano ogni giorno, Vinicio che ormai è un gigante. Ci siamo seduti sulla panchina, abbracciati, a chiacchierare. Il bar non c’era, ma noi sembravamo proprio gli amici della canzone di Gino Paoli, “che volevano cambiare il mondo, tra un bicchier di coca ed un caffè”, le due lattine che avevamo nello zaino. Vini, terza media quasi finita, ora immerso anima e cuore nella storia del secolo scorso, aveva voglia di far classifiche. “Matty…”, “Chiamami papà…”, “Ok, papà Matty… Secondo te era più cattivo Stalin o Hitler?”, “Beh, non è che si possa fare una scelta. Due mostri uguali, dittatori senza scrupoli, due bastardi”, “E Salvini?”, “Salvini, quello della Lega?”, “Sì, Matty… Matteo, lui, quello che bestemmia su Tic Tok…”, “Va beh, che io sappia non ha accoppato nessuno, quindi non si può mettere insieme agli altri due”, “E Conte?”, “Dici il premier o l’allenatore dell’Inter?”, “Quello che ci comanda, che ha chiuso le scuole, quello che passa ogni volta in televisione…”, “Beh, manco lui”, “Ma tu di sera dopo il telegiornale dici che è un dittatore…”, “Sì, Vini, ma esagero e poi ci sono diversi tipi di dittatura, nella nostra nessuno ammazza nessuno, ci hanno solo rinchiuso un paio di mesi in casa”, “Ok, ma tra Stalin, Hitler e quello della Corea, che è una belva? Lo sai, Matty, che va a strappare le unghie a chi protesta contro di lui?”, “Ustia. E tu, Vini, sta cosa dove l’hai letta?”, “In un articolo su internet”, “Ah beh, non fidarti mai totalmente della stampa. A volte i giornalisti raccontano cazzate”, “Ma Matty… Tu sei un giornalista…”, “Appunto…”.
Altro giro, altra corsa, sipario sui pensieri politici di Zeno, undici anni, capelli fuscsia, futuro tammarrone da discoteca, straordinariamente legato ai nonni, Vale e Erni, entrambi del Pd. “Gli unici in gamba sono Zingaretti e Renzi”, la sua prima convinta sentenza. “Andiamo bene, Ze. E queste certezze da dove arrivano?”, “Da Valgre”, “Va beh, io non la penso così…”, “E tu per chi sei, papà? Per Grillo che è un comico che manco fa ridere?”, “No, nemmeno per lui”, “Allora sei anarchico, come Bakunin…”, “Minchia, Zeno, ma cosa ti sta succedendo? Vuoi scendere in campo? Ma dov’è che l’hai visto sto Bakunin?”, “Con la mamma, l’altro ieri su Rai Tre, c’era tutta la storia di Karl Marx, strano, per aria, ma un bravo tipo, per i poveri, tipo te. Non come Stalin…”, “A mò… Riecco il Baffone, mi mancava… Per caso vuole tornare a intervenire nel nostro dibattito anche il compagno Vinicio o possiamo cambiare per un attimo argomento e parlare magari di qualcos’altro, tipo delle vostre compagne più carine o se l’Atalanta è ancora la vostra squadra preferita?”, “Figa e balù, Matty? Sei proprio piccolo, ma piccolo piccolo…”, “Chiamami papà ed evita di fare il gradassone…”.
Avanti col covid, il tema del giorno con un Vinicio sempre in grande spolvero: “Matty… Ma è vero che se la mamma non ci fa fare il vaccino, che lei è contro e non molla mai, noi rimarremo per sempre chiusi in casa mentre gli altri potranno stare in giro quanto vogliono e pure andare al mare, a Cattolica?”, “No, non sarà così, e poi il vaccino manco c’è ancora…”, “Matty, guarda che ti sbagli, io non potrò più fare pallanuoto, solo Fortnite…”, “E tu, Vinicione, sarai contento, sei sempre a giocà…”, “No, Matty, non c’è da ridere… Tutti i politici sono d’accordo con otto case farmaceutiche…”, “E quest’altra cosa da dove arriva?”, “L’ha detta in un vocale lo zio Giampi. E’ sicuro…”, “Andiamo bene. Se la fonte è un attore, possiamo essere certi che ti metteranno agli arresti domiciliari tutta l’estate”, “No, Matty, non si scherza, il coronavirus l’hanno fatto apposta i cinesi d’accordo con Conte in un laboratorio mischiando un topo e un pipistrello…”, “Sti cazzi… E poi? Sai se nel pentolone del corona hanno infilato dentro anche un dito del piede della maga Magò? Quest’altra, Vini, chi te l’ha detta?”, “E’ su internet. C’è anche il video, l’ha fatto vedere Salvini”, “Perfetto, quello che bestemmia su Tic Tok…”.
Due ore e migliaia di chiacchiere dopo abbiamo preso la strada di casa. Su una cosa io e i miei amici, due splendidi ragazzi, eravamo d’accordo: portare dieci margherite fuori dalla porta di Viviana, una ragazza di Valtesse, uccisa dalle botte di un fidanzato geloso, un mostro, come Stalin, come Hitler, come chiunque mette addosso le mani a una donna.
Matteo Bonfanti
Nella foto due dei tre amici