di Evro Carosi

Mary era una ragazza di campagna, dolce e graziosa. Finiti gli studi di ragioneria, si era trasferita  a Milano, dove aveva trovato lavoro. La ospitava una vecchia zia materna che l’amava come fosse sua figlia.
Le giornate della  dolcissima  Mary  trascorsero  serene  fino a quando  Renzo, il suo capo ufficio,   mise gli occhi su di lei. Anche  Mary, che era sentimentalmente libera, era attirata da quell’uomo alto e distinto, dal fare sicuro. In fondo era sola e non aveva mai provato l’amore. Combinarono di vedersi per cena e finirono a casa di lui. Mary, appese  al reggiseno, aveva  due campanelline  legate con  un nastrino rosso. Andava fiera della sua idea e, forse per vincere l’imbarazzo della sua prima volta, le scuoteva con le dita sorridendo e cercando approvazione. Renzo, che invece non sorrise, si limitò a pensare  quanto fosse ingenua e stupida quella ragazza. La prese senza troppi complimenti e  presto sazio la riportò a casa.
Mary il giorno seguente scoprì di non aver trovato l’amore. Anzi.  Scoprì di essere diventata lo zimbello dell’ufficio. Tutti sapevano delle campanelline appese al reggiseno.
Ed il tempo passò per la triste e sfiduciata Mary.
In una bella domenica di sole estivo, la ragazza stava passeggiando in compagnia del suo  cagnolino per le vie della città, quando incontrò  Marco, anche lui solo come il cane che stava portando a passeggio. I due animali si misero  a giocare. I due giovani a conversare. Parlarono a lungo, più di quanto  si faccia in queste occasioni, tanto che, nonostante  si fossero già salutati, Marco tornò indietro e invitò Mary a prendere un gelato.
Marco era bello, distinto e di ottima famiglia  – ma questo Mary non lo sapeva. Si rividero molte altre volte, come possono rivedersi due amici. Lei per non restare sola. Lui perché non poteva fare a meno di lei.  Arrivò anche il giorno in cui Marco trovò il coraggio di baciarla e non tardò neppure il momento in cui Mary decise di riprovarci. A letto anche Marco notò le campanelline, ma non rise, anzi, era intimamente commosso da tanta dolcezza. Mary non agitò il nastrino e dopo l’amore non volle mostrare le proprie emozioni, tanto che Marco, pensando  che non l’avrebbe mai più rivista, chiese di poter avere quel ciondolo.
Per molto tempo  i due non si incontrarono. Mary,  accompagnata dalla convinzione che si usasse  fare  così, non volle  rivederlo. Marco, con le campanelline strette nella  mano, non riusciva a darsi pace.
Una mattina di inverno, Mary era seduta su un tram affollatissimo. Il suo sguardo cadde su una mano tra le tante. Teneva  in pugno il suo ciondolino. Era Marco. La ragazza, passando tra la folla, si appoggiò alla schiena di lui e gli  sussurrò qualcosa all’orecchio. Lo sferragliare del tram terminò al capolinea. Quello dei loro cuori non terminò mai.