Karl Malone è stato riconosciuto da tutta la comunità “baskettara” mondiale come uno dei lunghi più forti della NBA, ma della lega che effigia nel logo il profilo di Jerry West è ancor di più entrato nella storia per il soprannome: the mailman, il postino. Questo prorompente gigante d’ebano della Louisiana ha avuto un passato da impiegato all’ufficio postale e il nickname se l’è portato dietro anche una volta fattosi professionista e riciclato all’uso per descrivere la sua puntualità nel consegnare la palla al canestro. Potremmo spendere lo stesso aggettivo per Andrea Pianetti, che non viene dalla Lousiana, ma dalla Valle Brembana e il suo attrezzo non è la palla a spicchi, piuttosto quella a 32 pannelli. Due rette che non si incontrano mai, parrebbe, invece il punto in comune c’è: il protagonista della nostra storia anch’egli serve egregiamente presso l’azienda che cura la corrispondenza e altrettanto egregiamente ha servito le squadre in cui ha militato, stantuffando sulla fascia sinistra e arrivando al traversone o all’imbucata per gli “avanti” con mirabile puntualità.
Su in Valle – Così ai local piace dire della loro terra natia e Andrea fa lo stesso quando racconta dei suoi inizi con la maglia blues dell’allora San Giovanni Bianco. Su in valle però ci rimane poco, il fato non ha previsto per lui il ruolo della bandiera. Il tempo di difendere l’onore del campanile è giusto il tempo di un paio di stagioni perché poi arriva la chiamata dell’Atalanta. Andrea è fuori con la famiglia e al rientro a casa nota la spia rossa lampeggiante della segreteria. Quando l’attiva sente la voce roca di mister Bonaccorso che lo invita al campo Utili per un provino. Stefano Bonaccorso allenatore con decennale esperienza a Zingonia, ma soprattutto maestro nello scovare i giovani talenti. E’ l’erede designato del fu immenso Mino Favini. La voce del mister diventa ben presto famigliare e le chiamate arrivano a cadenza settimanale; fin dall’inizio la puntualità fa parte di questa storia.
Zingonia – Andrea diventa nerazzurro sul far del nuovo Millennio e vi rimane per tre stagioni. I suoi allenatori sono Biffi, lo stesso Bonaccorso e il compianto Titti Savoldi. I ricordi di quei giorni sono più simili a quelli di un bimbo la mattina di Natale, che quelli di un calciatore in erba che vive l’impegno combattendo contro la pressione di voler emergere. La consegna del materiale tecnico il primo giorno di ritiro, tutto griffato Asics e a spiccare tra tutto: le mitologiche “Testimonial”, la scarpa che fu di Nesta, da portare rigorosamente con l’ampia linguetta bianca piegata in avanti a coprire completamente i lacci. Al Centro Bortolotti è attorniato da un ambiente ideale per crescere come calciatore e soprattutto allenarsi a pochi metri di distanza dalla prima squadra fa brillare gli occhi al giovane Andrea che può quasi toccare con mano il suo idolo: Cristiano Doni, il capitano della Dea e il vero trascinatore: con 16 gol alla fine della stagione 2001/2002 si guadagna la convocazione al mondiale nippocoreano.
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