A guardarlo mentre si aggira sornione sul filo e del fuorigioco, fiutando l’aria come un puma a caccia pronto a fiondarsi sulla sua preda, la palla, richiama alla mente, forse per i suoi lineamenti marcati una via di mezzo tra un Carlos Monzon della Valle Brembana e un nativo americano da film in bianco e nero, che per un momento pensi che a marcarlo, o per lo meno, provare a contenerlo, arrivi, col passo dinoccolato che lo ha reso celebre, niente meno che John Wayne. E se, alla fine, quel pallone riesce ad arpionarlo e spedirlo alle spalle del malcapitato portiere, ecco che si apre sul suo volto da indios un sorriso giovane, sfrontato, ma al punto giusto; il sorriso di uno che sa di che cosa ha bisogno per essere felice e fa di tutto, ogni domenica, per andarselo a prendere.
E’ un ragazzo tutto casa e campo – Secondogenito di casa Castelli, Marco spende i primi pomeriggi ad inseguire un pallone tra l’oratorio di Villa d’Almè, il paese dove vive, il giardino di casa, quello della nonna Laura (che sarà uno dei protagonisti di questa storia) e un po’ ovunque dove ci sia abbastanza spazio per buttare a terra due felpe e ci siano almeno un altro paio di amici con cui iniziare la “Mischietta” oppure l’ennesima sfida a “Mundialito”. Il richiamo del campo vero però è troppo forte, sarà che lo vede ogni giorno, uscendo per andare a scuola… la casa dei Castelli è proprio di fronte a quello che oggi si chiama Vyll Stadium. Così mamma Betty, probabilmente presa per sfinimento, lo porta al Villa d’Almè, comincia con i più piccoli e da lì anno dopo anno parte la scalata fino al calcio dei grandi, ma per Marco intanto rimane un passatempo, un hobby, un’occasione per stare con gli amici e divertirsi, anche se la passione cresce giorno dopo giorno tanto che Marco passa tutto il tempo libero che ha a giocare a calcio e vista la breve distanza, le fughe al campo sono frequenti durante i lunghi pomeriggi, ancora non l’ha mai detto a nessuno ad alta voce, ma nel cuore cova il desiderio di diventare un giorno come i giocatori che vede in TV nelle serate di Champions. Sono i tempi in cui si sta affermando il Barça del Tiki Taka; Messi e compagni sono i protagonisti indiscussi di tutta la sua produzione onirica.
Più di un presidente – Nel 2012 il papà Piergiorgio decide di prendere le redini della società giallorossa e divenirne presidente. Crea un team di lavoro affiatato e competente, cosa che porta il Villa in tempi piuttosto brevi ad imporsi sulla scena provinciale, sia per i risultati sul campo, ma anche per la bontà del progetto che vuole una crescita costante e in tutti gli ambiti, anche quelli a latere del campo da calcio. Questa situazione eccita Marco. Qualcuno potrebbe pensare di poter avere vita facile e quindi adagiarsi sugli allori, ma non lui. La presenza in vetta all’organigramma societario del padre fa l’effetto delle famosa bevanda che “mette le aaaaaliii”. Marco si sente carico più che mai, è ormai alle porte del calcio dei grandi e vuole dimostrare quanto vale. Ora ha una ragione in più per farlo: il figlio del presidente in una società di calcio è quello che sta più di tutti sotto la lente d’ingrandimento e il giovane attaccante non vuole che si dica che lui gioca perché è un raccomandato. Con questo pensiero che gli batte in testa, riesce a dare sempre il 110% di se stesso e farsi trovare pronto agli appuntamenti importanti. Uno di questi è proprio l’approdo in prima squadra.
Una scuola di alta formazione – Marco arriva in prima squadra con l’inizio della stagione 2014/2015. Il rooster di quella stagione è così ricco di fenomeni che c’è davvero poco spazio per un giovane come lui, del resto il desiderio di arrivare in alto in casa Castelli non è ad uso esclusivo del “Marchino”, ma pure papa Piergiorgio ha sogni “alti”: vuole portare i giallorossi nell’olimpo del calcio dilettantistiche e per farlo le campagne acquisti sono sontuose, in particolare, ça va sans dire, nel reparto offensivo. I frombolieri che si sono succeduti al campo di via Ronco Basso sono veri e propri assi. Marco nonostante questa concorrenza a tratti sleale, non si sente messo all’angolo, tutt’altro: sfrutta ogni occasione per rubare il mestiere. I suoi occhi sono tutti per quei suoi compagni che si portano appresso un curriculum che pare quasi un pedigree per i nomi che vi figurano. E così, quello che fanno in campo, quello che fanno prima di scendere in campo, quello che fanno dopo l’allenamento, come si allacciano le scarpe, come toccano il pallone, com’è il loro atteggiamento nello spogliatoio, diventano gli argomenti di studio del giovane apprendista goleador.
Dal Brembo all’Adda – È stata una scuola di alta formazione, ma dopo tre stagioni, giunti nel 2017 è tempo di provare a mettere in pratica tutta la teoria mandata a memoria. Marco attraversa il Brembo e si accasa sull’altra sponda, al Lemine. Scende di una categoria, giocherà la Promozione, ma sarà una stagione da protagonista. Sarà che il babbo lo vede a casa ogni sera e quindi appare avvantaggiato, ma non è mica solo quello. Il giovane attaccante mette la firma su 16 gol dei gialloverdi e nottetempo patron Piergiorgio se lo riprende. Nell’anno di apprendistato al Lemine però il Villa non è stato con le mani in mano e, guidato da Mister Tarchini, ha vinto l’Eccellenza e approdato nella massima serie del calcio dilettanti. Così’ Marco, si ritrova, attraversando il Brembo nel verso opposto rispetto all’estate precedente a fare, anche un doppio carpiato dalla Promozione alla Serie D. Il salto di categoria è salto notevole, possono venire le vertigini a volte, ma Marco non è debole di stomaco, anzi si è fatto le ossa sulle giostre di Gardaland durante le estati in campeggio a Peschiera. E in mezzo a tanti calciatori navigati trova il tempo di timbrare il cartellino nell’unica presenza nel girone d’andata. Sempre i fiumi a fare da sfondo alle vicende calcistiche del “Caste”, stavolta è l’Adda. Con il mercato invernale si sposta alla Tritium, in Eccellenza. Con solo il girone di ritorno a disposizione Marco fa il possibile e anche di più: mette la firma su 10 gol e gli albiceleste raggiungono i playoff che poi vinceranno. Sulle ali dell’entusiasmo per la promozione raggiunta resta in riva all’Adda anche per la stagione 2019/2020. Come l’afa estiva viene improvvisamente spezzata dal temporale, anche nello spogliatoio degli abduani il clima si guasta con il primo freddo. Reo confesso di un atteggiamento non irreprensibile, Marco capisce che il suo tempo allo stadio La Rocca è finito.
Certi amori non finiscono… – “Certi amori non finiscono, fanno giri immensi poi ritornano”. Così cantava Antonello Venditti e questo brano suona perfettamente come colonna sonora atto a celebrare il ritorno a Villa D’Almè di Marco. Comincia quella che potrebbe definirsi una favola, o per rimanere in tema, la realizzazione del sogno di un bambino. Castelli diventa un giocatore importante, gioca titolare e nello spogliatoio la sua parola è ascoltata con rispetto dai compagni. La pausa Covid non scalfisce lo smalto del giovane puntero che si ripresenta ai nastri di partenza meglio che mai. Nella stagione 2020/2021 tocca quota 14 gol in D. Record personale. Oltre ai gol però è la sensazione di essere diventato un leader a renderlo orgoglioso di quanto fatto e sentire la stima dei compagni è una dose di doping naturale. E nel 2021/2022 la musica è la stessa, reti e assist, assist e reti, tantissime, insomma a ripetizione, chiuedendo ancora in doppia cifra, 14 golassi a referto.
Questa è una proposta che non puoi rifiutare – Alla conclusione di questa seconda stagione in D con il Villa arriva una chiamata importante: sulle tracce di Marco c’è il Forlì. Finalmente la tanto attesa chance per fare il calciatore “vero”. Era l’occasione per fare un’esperienza diversa, lontano da casa, da calciatore vero. Non era però il momento giusto. Marco ha appena preso casa, disegna in testa progetti di famiglia e andarsene in Romagna non è forse la scelta migliore per conciliare il sogno con la realtà. Decide di rimanere a Villa d’Almè con l’animo dipinto di due colori: una parte più scura, triste perché ha lasciato passare un treno, più chiara un’altra parte convinta che con la maglia giallorossa potrà ancora dimostrare molto e succederà ancora che qualche “big” verrà a suonare il campanello di casa Castelli. Quando i pianeti si allineano il destino degli uomini è segnato. Basta un solo girone di andata e sull’uscio si presenta il Carpi. Una città da 70 mila abitanti, uno stadio, il Cabassi, che è come quelli “veri” con 6000 posti a sedere. Nel 2015 gli emiliani hanno vinto la serie B e hanno giocato il loro primo campionato di A nella stagione successiva, nel giro di poco però la società è caduta in disgrazia; ora vuole stravincere la Serie D e tornare al più presto nei professionisti. “Questa è una proposta che non puoi rifiutare…” si leggetela pure con la voce di Marlon Brando nei panni del Don Vito Corleone de Il Padrino perché la scena si svolge più o meno così quando la società lo comunica a Marco. Il bomber saluta tutti, fa la valigia e parte, la A14 tanto cara al Liga, diventerà familiare. In sei mesi la percorrerà almeno cento volte per tornare a casa dalla famiglia e soprattutto dalla nonna Laura, la sua tifosa più speciale, una elegantissima signora che dimostra meno della sua età e che per nulla al mondo è mai persa una sola partita del nipote bomber, ma che in questo spezzone di stagione soffre più che mai sapendolo lontano e non potendolo seguire dagli spalti. A Carpi, Marco assaggia il dolce e l’amaro della vita del calciatore. E’ una piazza esigente, c’è una tifoseria organizzata che rumoreggia quando le cose non vanno bene, ma è pronta a esaltarsi quando si vince. Le giornate passano veloci tra allenamenti, pranzi, riunioni tecniche, massaggi, trasferte, interviste e tutto quanto rientra nel corredo del calciatore professionista. Marco vive anche l’emozione unica di accontentare un ragazzino che gli chiede un selfie e un autografo. Robe da far scoppiare il cuore a chi come lui, fino a qualche anno prima, avrebbe potuto essere nei panni di quel ragazzino.
“Domenica giochi titolare!” – E’ la frase che ogni calciatore, ad ogni latitudine del fùbal: dalla Champions ai campi bitorzoluti della terza; dal nobile trequartista all’operaio della marcatura a uomo, desidera sentire dal proprio mister. Marco non è diverso, non sta nella pelle, non desidera altro che giocare in quello stadio che pare sconfinato rispetto alla “gabbia” di Villa d’Almè. E la fatidica frase gli arriva addosso, rischiando di farlo ingozzare con il caffè. Scopre di partire titolare, un giovedì mattina, appena svegliato, quando il mister, mentre fanno colazione insieme, glielo comunica. La domenica seguente al Cabassi arriva il Ravenna. E’ un derby sentitissimo e lo stadio registra il tutto esaurito. Le ore di sonno tra il giovedì e la domenica si contano sulle dita di una mano, ma nel primo pomeriggio di quel giorno d’inverno le batterie di Marco sono colme di energia e non aspetta altro che scaricare sul terreno di gioco fino all’ultima stilla di quella carica. Indossa la maglia numero con particolare delicatezza, come se invece che in tessuto tecnico fosse intessuta di fili di cristallo. Non vuole rovinarla, sgualcirla, desidera ogni dettaglio perfetto per quel giorno. Il derby si concluderà in maniera funesta, 4-2 per gli ospiti, sconfitta molto pesante per l’ambiente, tuttavia il bomber cresciuto all’ombra del colle di Bruntino non sfigura e anzi, partita dopo partita affina la mira e impallina Salsomaggiore, Sant’Angelo Lodigiano, Prato e Sammaurese. I biancorossi con 59 punti chiudono terzi e si aggrappano al treno dei playoff che però non regalerà sogni di gloria in terra d’Emilia. Il bomber brembano registra alla fine della regular season un bottino di 20 presenze e 5 reti, ma tanto, anzi di più, forse, vale l’esperienza. Scendere in campo in stadi come il Melani di Pistoia, dove gli arancio-blu capitanati da Marcello Lippi, negli anni ‘70, hanno giocato più di un campionato di Serie A. O l’ancora più celebre Lungobisenzio, la casa del Prato; squadra che ha regalato al calcio talenti come Alino Diamanti e Paolo Rossi. Poi ancora, il Benelli di Ravenna, dove Bobo Vieri ha segnato i suoi primi gol da professionista e Aglianese e Forlì. Se gli chiedete quali siano stati i primi pensieri che gli sono balenati nella mente quando ha giocato in stadi pieni di gente con la tifoseria che sbandiera e ti canta i cori, oppure quando ti prendi le bordate di fischi dai supporters avversari, il “Caste” vi racconta del suo amico e per anni compagno di squadra Alessandro Tarchini; oggi il secondogenito della dinastia dei centrocampisti dai piedi buoni è in forza al LemineAlmenno in Eccellenza, ma con Marco ha affrontato tutta la trafila delle giovanili del Villa Valle e insieme sono arrivati in prima squadra. Marco lì sui quei manti erbosi già calcati dai nobili scarpini di giocatori che hanno segnato la storia pallonara, ripensava ai discorsi che faceva con l’”Ale” quando, ancora ragazzini, erano in viaggio verso l’allenamento o le partite. Quando sognavano di essere calciatori veri e se era un periodo no, si caricavano a vicenda elogiando uno i pregi dell’altro e si dicevano a vicenda quanto fossero fondamentali per la squadra, anche dopo un paio di brutte partite. Oggi non sono più compagni, ancora non sono stati avversari e quindi Marco può permettersi un tratteggio piuttosto dolce descrivendo Tarchini come uno dei pochi amici veri che ha nel mondo del calcio e il legame tra loro è forte, inoltre non manca di stimarlo per il suo gioco box-to-box, come si usa dire oggi dei centrocampisti capaci di impostare e pure di rompere il gioco.
Zitti tutti, parlano i gol! – Il suo accordo si conclude a giugno e forte di un’esperienza che si porterà dentro per tutta la vita, il “Marchino” come lo chiama la nonna Laura, rientra in Lombardia. Ci scuseranno i romantici, che a questo punto si aspettavano un finale felliniano degno di “Amarcord”, ma per la stagione 2023/2024 non c’è un nuovo ritorno al VillaValle, per il “Caste”, bensì una nuova avventura con la camiseta del Brusaporto agli ordini di mister Stefano Brognoli. Marco, da sempre, sostiene che è sempre stato motivo d’orgoglio rappresentare il paese dove abita, rappresentare in campo suo papà e l’idea, il progetto, il sogno di Castelli senior. E, nondimeno una responsabilità che lo ha fatto crescere. Essere stato “il figlio del pres” , dice ancora Marco, è stata la sua fortuna poiché questa spada di Damocle sulla testa gli forniva la motivazione necessaria a dare sempre più del 100% in ogni allenamento e in ogni partita. La scelta di andare al “Brusa” parte proprio da questo pensiero. Vuole giocarsi ancora la serie D, questa volta vicino a casa, cosicché “quelli che benpensano” per dirla con Frankie Hi-NRG e non ricorrere ad altri epiteti poco eleganti, possano vedere da vicino le sue gesta e smettano di dire ai quattro venti che il “Caste” sia un raccomandato. Per ora, ha avuto ragione lui: 10 gare e 6 gol nel primo stralcio di questa stagione. E oltre ai voti alti in pagella, il “Marchino” sta riscuotendo anche laute mance dalla nonna-tifosa che è tornata presenza fissa sugli spalti, la domenica.
Come Fast’n’Furious – Ha appena compiuto i 26 anni, ma il suo curriculum sembra quello di un calciatore ben più navigato. Difficile chiedere di più, a questo punto? Ma anche no… Marco spera, oltre a continuare a segnare gol a cadenza settimanale si augura di continuare a condividere lo spogliatoio con giocatori che hanno respirato l’aria rarefatta delle categorie più alte del nostro calcio, non tanto per gli aneddoti di vita da “ricchi premi e cotillon”, ma per la mentalità professionale e professionistica che il “Caste” brama di assorbire come una spugna, non sentendosi mai pago. E’ talmente concentrato sul suo miglioramento che anche in casa il maggior argomento di discussione è sempre il balù. A partecipare sono proprio tutti: papà ovviamente, gli zii, il fratello Roberto, ma anche mamma Betty e capita che dica la sua anche la nonna Laura, che è però un po’ troppo spesso di parte quando si tratta del suo “Marchino”. Se Vin Diesel nei panni di Dominic Toretto viveva la sua vita un quarto di miglio alla volta a bordo della sua Dodge Charger nera, Marco, con le sue amate Mercurial ai piedi, vive la sua, 90 minuti alla settimana.
LA SCHEDA
Cognome e nome: Castelli Marco
Data di nascita: 13.08.1997
Ruolo: attaccante
Altezza: 179 cm
Peso: 73 kg
Piede: destro
Nr.: 42
LA CARRIERA
2014/2017 VILLA VALLE 11 goal (Eccellenza)
2017/2018 LEMINE 16 goal (Promozione)
2018/2019 VILLA VALLE 1 goal (Serie D) / TRITIUM 10 goal (Eccellenza)
2019/2020 TRITIUM 1 goal (Serie D) / VILLA VALLE 5 goal (Serie D)
2020/2021 VILLA VALLE 14 goal (Serie D)
2021/2022 VILLA VALLE 14 goal (Serie D)
2022/2023 VILLA VALLE 5 goal (Serie D) / CARPI 4 goal (serie D)
2023/2024 BRUSAPORTO solo ad ora 6 gol (Serie D)
A cura di Paolo Arrigoni