Il mondo del dilettantismo non può prescindere da legami solidi e duraturi, in grado di dare il la ad amicizie che, per quanto originatesi intorno ad un campo da gioco, sono destinate a durare per sempre. Il calcio, dunque, ma non solo, quale veicolo privilegiato per rapporti che spesso e volentieri proseguono attorno a una tavola imbandita o al bancone di un bar, con il beneplacito delle famiglie e di una vita privata che si arricchisce, giorno dopo giorno, di nuovi contenuti e nuovi valori. Al centro c’è, e sempre ci sarà, il risultato che scaturisce dal rettangolo di gioco. Ma non è un mistero che i “Gemelli del Gol”, di sampdoriana memoria, non di rado diventino amici per la pelle; complici e spalla reciproca, in un’avventura sportiva che abbraccia le stesse vicende umane. Il primo capitolo della rubrica denominata “Attenti a quei due” para su Chiuduno e Carobbio degli Angeli; teatro delle imprese di Domenico Finazzi e Manuel Toti, amici-soci che assieme hanno vinto in una sola occasione. Quanto basta, però, per suggellare un’intesa sopraffina, destinata a rappresentare la molla perfetta, verso nuovi orizzonti di sfida.
- Nome, Cognome, Soprannome
D.F.: “Domenico Finazzi, detto “Cone””.
M.T.: “Manuel Toti, detto “Manu””.
- Professione
D.F.: “Gestore e Organizzatore eventi, presso i Centri Sportivi di Chiuduno, Grumello del Monte e Carobbio degli Angeli”.
M.T.: “Da geometra, esercito come libero professionista”.
- Incarico nel dilettantismo
D.F.: “Coordinatore presso il Settore giovanile della Real Calepina”.
M.T.: “Presidente e direttore sportivo del Carobbio 2020. Provo a portare avanti entrambi i ruoli, anche se credo mi donerebbe di più la veste di diggì”.
- Pronostico secco: quando torneremo in campo?
D.F.: “Per la Serie D è ormai questione di pochi giorni, speriamo che con le modifiche al protocollo appena approvate si possa davvero tornare in campo il 13. Per tutte le altre, secondo me, si dovrà aspettare marzo”.
M.T.: “Fine gennaio”.
- Il tuo sportivo preferito
D.F.: “Alex Zanardi. Mi ha sempre impressionato la determinazione che ha messo per continuare a fare sport, nonostante tutti i problemi che ha avuto”.
M.T.: “Alex Del Piero. Potrei dire che siamo cresciuti insieme, dato che ero un ragazzino quando lo vidi esplodere giovanissimo alla Juventus. Se è vero che inizi a sentirti vecchio quando il tuo mito smette di giocare, con il ritiro di Del Piero se n’è andata anche una parte di me. Il calcio per me ha sempre rappresentato tanto, ma la vera essenza è data solo dal calcio giocato. Il ruolo di dirigente è solo un palliativo, perché il vero calcio resta e resterà sempre quello vissuto sul terreno di gioco. Fuori dal calcio, mi è sempre piaciuto Carl Lewis, che era fortissimo in quattro discipline”.
- Squadra del cuore. Da sempre?
D.F.: “Juventus. Da sempre e per sempre”.
M.T.: “Juventus. Da anni 0”.
- La vittoria (o la partita) che ricordi più volentieri
D.F.: “La vittoria della Lazio sull’Inter, il 5 maggio 2002”.
M.T.: “La finale di Champions contro l’Ajax, del 1996. Partita ancora più speciale perché vista con mio fratello e con mio papà, che oggi non c’è più. Una grande passione come il pallone non può prescindere dalla famiglia”.
- E tra i dilettanti? Raccontaci la tua carriera
D.F.: “Da giocatore, ho militato tra Chiuduno e Cenate Sotto, in Terza categoria. Poi ho iniziato ad allenare nel settore giovanile del Sarnico, dando una mano sulla prima squadra, che allora giocava in Promozione. Poi sono arrivati quattro anni di segretario alla Valcalepio, in Eccellenza; fino ai quattro anni di Futsal in Figc, con la Futsal Chiuduno. Dalla Serie D siamo approdati alla C2. Nel 2014 è nato l’Atletico Chiuduno e con la vittoria del campionato di Terza è iniziata la nostra scalata. Abbiamo vinto anche in Seconda; poi con la vittoria della Coppa Lombardia in Prima siamo saliti in Promozione, ma subito dopo siamo retrocessi. Dopo un anno di Atletico Chiuduno Grumellese, la scorsa estate è arrivata la fusione con la Sirmet Telgate”.
M.T.: “Sono cresciuto a Carobbio, poi credo che il mio periodo migliore sia stato nella Juniores regionale della Romanese. Ero attaccante e avevo fatto bene bene, ma la mia impulsività mi portò a commettere qualche errore di troppo. Si stavano spalancando per me orizzonti importanti, ma quando appresi che Carobbio e Romanese non avevano trovato l’accordo per il cartellino, decisi di fare di testa mia, andando qualche mese a Villongo e poi giocando tra i Dilettanti con i miei amici. Un’altra occasione arrivò con il Castelli Calepio, ma quando la società è saltata sono andato alla Castellese. Da lì Telgate, fino al ritorno al Carobbio e l’ultima tappa, a Cividino, per 5-6 anni. Un altro ritorno a Carobbio è avvenuto con il ritiro dai campi e l’inizio della mia carriera da dirigente. Con Ferigo in panchina e al fianco di Danesi, il diesse ufficiale, presi parte a un’avventura che valse la vittoria del campionato di Seconda e la finale di Coppa Lombardia. Poi è arrivato l’Atletico Chiuduno, con i playoff di Prima e la finale di Coppa finalmente vinta e, ora, dopo un anno di fermo, ho assunto la presidenza del Carobbio 2020”.
- Qual è il ricordo più bello della tua carriera? E il più brutto?
D.F.: “Il più bello è la conquista della Coppa Lombardia con l’Atletico Chiuduno, con la finale di Castegnato. Il più brutto è la scomparsa di mister Baitelli, nel mio primo anno alla Valcalepio”.
M.T.: “Non c’è un ricordo più bello. Semmai il calcio ha avuto il grande pregio di farmi avere tanti amici, con cui condividere percorsi, oltre che grandi gioie. Il più brutto si lega senza dubbio al mio ritiro dai campi. La partita, lo spogliatoio: il calcio è fatto di piccoli grandi ricordi, che vengono meno nel momento in cui viene meno quel filo conduttore che è stato il calcio giocato. Ho giocato più di trent’anni e grazie al pallone sono cresciuto anche come uomo”.
- C’è un dirigente con cui avresti voluto lavorare? E un giocatore?
D.F.: “Io e Diego Belotti ci siamo appena sfiorati, mi sarebbe piaciuto poter lavorare di più al suo fianco, apprezzandolo più di persona. Purtroppo, è scomparso un mese dopo che ci eravamo conosciuti. Come giocatore, scelgo Matteo Sala, che ho conosciuto privatamente ma che non ha mai fatto parte di una mia squadra”.
M.T.: “Tra i dirigenti, Alberto Vescovi, attuale Vicepresidente del Real Calepina. Tra i giocatori, scelgo Matteo Sora, che mi somiglia caratterialmente, perché è uno di personalità, come me. Tra i professionisti, Alex Del Piero. Unico e irripetibile”.
- Il tuo sogno nel cassetto
D.F.: “Creare una famiglia insieme alla mia compagna Laura. A livello professionale, spero di poter continuare ancora tanto tempo con le attività che ho messo in piedi insieme ai miei soci”.
M.T.: “Mi basta star bene, vivere felice. E penso in particolare alla famiglia”.
- E in ambito calcistico, qual è la tua ambizione?
D.F.: “Formare un settore giovanile in grado di portare, ogni anno, quei 2-3 giocatori più meritevoli a giocare stabilmente in prima squadra. Un po’ come accadeva a Sarnico, negli anni in cui sono stato là”.
M.T.: “Portare in Promozione il Carobbio”.
- Una persona cui sarai sempre grato
D.F.: “Mio zio Alessandro Rossi, per tutti “Il Biscia”. Sia nel calcio, che nella vita privata, è sempre stato una guida importante”.
M.T.: “Scelgo due persone, che sono mio papà e mio fratello. Tutta la famiglia è parte importante”.
- Un tuo pregio e un tuo difetto
D.F.: “Come pregio, penso di essere sempre disponibile, con chiunque. E il difetto è che sono ansioso per tutto. Chiedere, per credere, ai miei dipendenti…”.
M.T.: “Sono un buono, non sono uno che serba rancore. Tantomeno l’ho serbato per persone che possono avere in qualche modo condizionato la carriera. Il difetto è che sono permaloso e impulsivo”.
- Un pregio e un difetto dell’altro
D.F.: “Ha il grande pregio di essere molto preciso e dotato in tutto ciò che fa. Penso al suo lavoro, ma penso anche al calcio. Il difetto è che è molto permaloso e brontolone. Ma tanto lo sa già, perché glielo dico sempre”.
M.T.: ““Dome” ha sempre dimostrato di saperci fare, la competenza è dalla sua. Peccato che sia un vero rompiballe”.
- Ricordi quanto vi siete conosciuti?
D.F.: “Ci siamo conosciuti quando l’Atletico Chiuduno era in Terza categoria”.
M.T.: “Ci siamo conosciuti a Chiuduno, per il calcio, anche se già prima ci si conosceva di vista”.
- Un bilancio del vostro percorso assieme
D.F.: “E’ un bilancio bellissimo. Lo avevo voluto fortissimamente a Chiuduno per fare il diesse e insieme abbiamo vinto la Coppa, in Prima categoria. Ora sono il suo primo tifoso, dandogli una mano, quando lui ha deciso di riportare il calcio delle prime squadre a Carobbio”.
M.T.: “Bilancio importante, siamo due vincenti. Non ho dubbi che con il Carobbio 2020 arriverà la conferma”.
- Tu e lui come…a quale coppia vi ispirate?
D.F.: “Moggi e Giraudo. Poi lascio a lui scegliere chi fare dei due”.
M.T.: “Lui fa Giraudo. Io faccio Paratici, anche se vorrei dire Luciano Moggi”.
- Il più bel ricordo che hai in sua compagnia
D.F.: “I tanti pomeriggi che trascorriamo al Centro sportivo chiacchierando di calcio”.
M.T.: “La vittoria in Coppa Lombardia con l’Atletico Chiuduno. Eravamo felicissimi”.
- Manda un saluto all’altro
D.F.: “Ciao Bruntulù”.
M.T.: “Sciogliti”.
Nikolas Semperboni