di Giacomo Mayer
Caro direttore, non sono un fan di Renzi anche se lo sopporto, eppure per rifondare il monde del pallone di casa nostra ci vorrebbe uno che ha la sua furia rottamatrice. Forse, a ben guardare, il signor Marco Antonio Rodriguez Moreno, predicatore di una setta pentecostale, che a Natal vestiva la divisa di arbitro, ha dato un aiuto decisivo al calcio italiano. Del resto se non caccia Marchisio la partita sarebbe finita zero a zero e oggi saremmo qui a prepararci per la sfida di sabato con i velocissimi colombiani. Prolungando di qualche giorno un’evidente agonia perché, non c’è bisogno che lo scriva io, se durante una partita di calcio non tiri mai in porta difficilmente segni e per la nazionale era il secondo match senza riuscire a creare problemi ai portieri avversari. Avevo una gran fiducia in Cesare Prandelli, finalmente un ct che aveva idee chiare sul bel gioco e che cercava di stimolare gli azzurri con scelte sociali coraggiose ed etiche. Praticamente perfetto fino al giorno della partenza per il Brasile e anche le scelte dei ventitré che si è portato erano condivisibili (Cassano a parte) poi nell’isolamento di Mangaratiba ha perso lucidità e chiarezza di idee mandando in campo una squadra senza arte né parte e, probabilmente ma non ne sono certo, lo staff azzurro ha anche sbagliato preparazione atletica perché, dopo aver visto tutte le partite fin qui giocate (anche la bruttissima Nigeria-Iran), ho capito che la nazionale italiana era l’unica a giocare (si fa per dire) al rallentatore: tutte le altre correvano, compreso il modesto Uruguay. Ti confido un’eresia: tu, i ragazzi e perfino il maestro Evro correvate a velocità supersonica nell’amichevole tra noi e i nostri sponsor. Balotelli impari da Garlini Oliviero, bomber vero. Mi spiace profondamente per Prandelli perché è stato l’unico a rivitalizzare per quattro anni il nostro calcio malandato. Ha fallito dal punto di vista tecnico ma non da quello umano. Comunque sia, uno così non è facile da sostituire, men che meno da Allegri, forse può far qualcosa Mancini, soprattutto se non si fa circondare da “grilli parlanti”. Finalmente se ne è andato Giancarlo Abete che, al secondo flop mondiale, ha rassegnato le dimissioni. E’ stato un presidente federale decisamente da palude democristiana, del resto è stato un deputato dc ai suoi tempi, che ha sempre messo in pratica il “sopire troncare padre reverendo troncare, sopire ” di manzoniana memoria e non si è accorto, o ha fatto finta, del malaffare del calcio. Insomma senza mai prendere un posizione coraggiosa ma sempre ostaggio della Lega di Serie A dei presidenti squalo (Galliani, Lotito, Zamparini, Cellino ecc. ecc.). Nel frattempo i vivai del calcio italiano si stanno estinguendo, gli spettatori si stanno allontanando, gli ultras guidati dai malavitosi dominano, le tv imperano, i calciatori stranieri, quasi tutti mediocri, invadono la penisola come cavallette grazie a faccendieri e procuratori avidi e, magari corrotti, senza dimenticare mai e poi mai gli scandali del calcioscommesse e noi di Bergamo ne sappiamo qualcosa. Tutto questo succedeva (e succede) mentre regnava Abete. E speriamo che il suo successore non sia Carlo Tavecchio, 71 anni, un ex ragioniere di banca, ex sindaco per quattro legislatore di Ponte Lambro (Como) che partendo dalla Lombardia ha scalato la Figc fino a diventare vicepresidente vicario e attualmente è il presidente della Lega Dilettanti. Tre anni fa, un’interrogazione parlamentare di un deputato del Pdl, Amedeo Laboccetta, ha svelato il curriculum giudiziario di Tavecchio: «Condanna a 4 mesi di reclusione nel 1970 per falsità in titolo di credito continuato in concorso, 2 mesi e 28 giorni di reclusione nel 1994 per evasione fiscale e dell’Iva, 3 mesi di reclusione nel 1996 per omissione versamento di ritenute previdenziali e assicurative, 3 mesi di reclusione nel 1998 per omissione o falsità in denunce obbligatorie, 3 mesi di reclusione nel 1998 per abuso d’ufficio per violazione delle norme anti-inquinamento, più multe complessive per oltre 7000 euro». E se volete informarvi più dettagliatamente su questo presunto candidato alla presidenza, legge l’articolo di Marco Vescovi sul Venerdi di Repubblica del 16 settembre 2011. Spulciando di Internet, cliccate Carlo Tavecchio e lo trovate.