ZAGABRIA –
E’ una disfatta. La prima dell’Atalanta in Champions è una salutare lezione di calcio della Dinamo Zagabria. Annichiliti e storditi i nerazzurri capiscono da subito come sia duro da masticare il pane della coppa più prestigiosa d’Europa. 4-0 senza attenuanti. E’ un pegno da pagare senza remissione ed è successo sia al Lille che al Genk, le altre due meno titolate della Champions. I tre gol di Mislav Orsic, ex Spezia, e la prestazione sontuosa di Dani Olmo sono le perle di una Dinamo strepitosa, altro che squadra più scarsa del girone. Difficile stabilire una graduatoria di sufficienze fra i giocatori nerazzurri. Tutti i reparti della squadra nettamente frastronati. Nella notte di Zagabria sono stati affondati dai siluri croati. Non era mai successo. Del resto la Champions ha bisogno di un apprendistato più consono. Bisogna accettare la vistosa sconfitta senza cadere in depressione. Agli errori e/o alla scarsa esperienza si può sempre rimediare. Per l’esordio in Champions Gasperini si affida ai suoi baldi giovanotti che hanno regalato a Bergamo la Champions. Una giusta riconoscenza ma anche una conferma al valore di una squadra che ha sorpreso l’intero mondo calcistico. Le speranze di far bella figura in Champions si sono trasformate in auspici concreti. Nenad Bjelica che, giustamente, vuole ripetere il percorso della scorsa stagione che ha portato la Dinamo agli ottavi di Europa League, poi persi nel doppio confronto col Benfica. Certo la Champions è un’altra cosa. E, nonostante le dichiarazioni della viglia, presenta una formazione con una difesa munitissima ed allora ecco in campo dal primo minuto Thèophile Catherine, difensore francese con precedenti nel Rennes e nel S. Etienne. Poi per qualche minuto, dimenticate tattiche e formazioni, ecco esplodere l’inno della Champions nel frastuono di uno stadio assiepato dai due popoli in ogni ordine di posto. Ma sul campo poi le faccende vanno diversamente perché La Dinamo col il suo 5-3-2 conquista con aggressività e velocità il senso tattico della partita mentre i nerazzurri dimostrano subito soggezione e incapacità di rispondere. Così la Dinamo si trasforma in un stormo di famelici predatori, l’Atalanta in timidi uccellini infilzati sullo spiedo. Che, poi, è la logica della Champions che non mente mai. I blues usano le armi che hanno reso famosa, appunto, l’Atalanta, vale a dire aggressività e velocità, come già accennato. L’Atalanta è smarrita e cade sotto i colpi. La difesa è tramortita dalle incursioni di Stojanovic e Leovac, autore del primo gol, e da quel gioiello ritrovato, per i croati, che è il giovane spagnolo Dani Olmo, affidato a De Roon che ha un passo diverso, più lento, e quindi quando inizia l’azione scatta avanti con prepotenza e dribbling secco. Succede quindi che i difensori cadano come birilli in un bowling tutt’altro che ipotetico. Si esalta anche Mislav Orsic che realizza la sua personale doppietta. E l’Atalanta? Ilicic non pervenuto, Freuler annega in mezzo alle onde croate e Toloi è annichilito da tutti quelli che passano dalle sue parti. Likavocic trascorre così quarantacinque minuti di relax. Gasperini corre ai ripari, fuori Freuler e Masiello, dentro Pasalic e Malinovsky. Non cambiano granchè le gerarchie in campo perché la Dinamo controlla senza problemi, anzi accelera quando può. Nerazzurri sempre in ritardo e quando arriva il 4-0, sempre Orsic, tutto solo a sinistra, su un casuale rilancio di Théophile Catherine il destino è definitivamente segnato perché si esalta perfino Livakovic che sventa sopra la traversa il primo vero tiro di Zapata. Che qualche minuto dopo su lancio di Ilicic spedisce fuori una ghiotta opportunità di gol. E’ una serataccia.
Giacomo Mayer