Domenica alle 15 tocca al Torino di Giampiero Ventura e dell’ex Alessio Cerci, leader tecnico della formazione piemontese, da qualche mese entrato a far parte del lussuoso privèe della Nazionale allenata da Cesare Prandelli e alla costante ricerca di un pass per il Brasile.
I granata, reduci dal 2 a 0 esterno col Sassuolo (reti di Immobile e Brighi) stanno pian piano rivedendo le proprie mire espansionistiche, essendo oramai a ridosso della zona Europa League a soli tre punti dall’Inter, precipitata in quel di Genova nella tana dell’ex Gasperini.
Ventinove punti in classifica, figli delle sette vittorie e degli otto pareggi ottenuti in campionato (cinque le sconfitte), trentatre reti realizzate e ventisette subite. Questo il check-up della formazione torinese, che ci consegna una squadra sprizzante di salute. Ventura, sedotto e abbandonato dalla filosofia zemaniana del ‘tutti all’attacco’ adottata ad inizio stagione, ha ridisegnato il suo Toro all’insegna del 3-5-2. Un sistema di gioco che, almeno in Italia, sembra andare per la maggiore. Un Toro forse meno arrembante e spettacolare, ma certamente più saggio e attrezzato tatticamente. Tifosi e classifica approvano, e i risultati sembrano confermarlo. Le mure di casa, infatti, hanno ceduto soltanto una volta, nel match contro la Juventus – perso per colpa di un gol assai discusso di Paul Pogba – e persino la Roma di Rudi Garcia, quella delle dieci vittorie consecutive, smarrì i primi punti della sua stagione allo stadio Olimpico. Una trasferta, insomma, al quanto ostica: per informazioni, chiedere anche alle milanesi.
Cerci, dicevamo, ma non solo. In attacco, occhio anche alla vena del giovane Immobile, già a quota dieci reti in questo campionato. All’andata fu 2 a 0: la Dea soffrì ma Stendardo prima e Lucchini poi regalarono ai nerazzurri i primi tre punti della loro stagione. Speriamo che la storia si ripeta.                    Fabio Viganò