L’Atalanta ci è cascata un’altra volta. Prestazione molliccia, inferiorità numerica per un’espulsione sacrosanta e partita persa dopo pochi minuti di gioco. Certo, quando si perde in casa della Juventus, che si conferma la squadra più forte del campionato e che probabilmente ha già lo scudetto in tasca visto e considerato che le inseguitrici vanno piano, non è una notizia sconvolgente, anzi è la prassi anche perché la storia dei confronti tra juventini e nerazzurri non lascia scampo.
Però, come sempre, c’è modo e modo di perdere. Nemmeno un quarto d’ora di gioco e la Juventus pensava già a come vincere venerdì sera con il Cagliari mentre l’Atalanta si era definitivamente sgonfiata. Si sostiene che, comunque, fino al 2-0 l’Atalanta è stata in partita e non pativa grosse difficoltà nel presentarsi nell’area di Buffon. E’ vero ma è una consolazione piuttosto misera anche perché se si sbaglia in modo clamoroso il pallone del pari regalandolo a Buffon, non si può pretendere un risultato diverso dal kappao. Di sicuro alcuni pilastri cominciano a scricchiolare. Prendiamo Bellini, un difensore indomito e solido come lui che frana tristemente davanti a Vucinic e che stende Giovinco regalando un calcio di punizione a pochi passi da Consigli. Per la verità qualche avvisaglia intorno alle sue incertezze era stata notata anche col Parma. Poi Maxi Moralez.
Ormai è un caso anche se nessuno in casa atalantina vuole ammetterlo. Nello scorso campionato è stato spesso e volentieri l’uomo in più, da qualche partita invece è l’uomo in meno. Girovaga per il campo senza trovare una posizione, perde inevitabilmente molti contrasti e in certe fasi della partita dà l’impressione di essere distratto. E anche Manfredini è un enigma: un difensore di grande esperienza come lui non può commettere falli come quelli su Vidal e, soprattutto, su Chiellini. Insomma un’Atalanta orfana di tanti, troppi giocatori che, sempre, hanno fatto la differenza. Sembra addirittura che con questi continui cambi di modulo (4-4-1-1, 3-5-2, 4-3-2-1) perfino Colantuono non abbia più le idee chiare come prima. Per fortuna la classifica resta tranquilla perché dietro almeno cinque-sei squadre vanno al rallentatore ma i nerazzurri non possono cullarsi solo sulle belle imprese realizzate in queste diciassette giornate di campionato. La salvezza, per fortuna, non è in discussione ma è opportuno evitare tute queste incomprensibili ricadute. Sabato arriva l’Udinese, che è a quota 23, e sarà un’altra partita difficile perché, statene certi, Guidolin arriverà al Comunale con una squadra che penserà soprattutto a difendersi.
Foto Moralez di Francesco Moro