di Matteo Bonfanti
Ma quanto è bella la Nazionale di Conte? Senza un Rivera o un Baggio o un Totti, insomma un talento di valore assoluto, ma con un sacco di ragazzi giovani, forti, freschi e che ce la mettono tutta. Evito di gufare, perché con l’Italia il rischio di trovarsi in uno psicodramma sportivo e collettivo è sempre dietro l’angolo, eppure per me gli azzurri ci regaleranno grandi emozioni e altrettante soddisfazioni perché sono pimpanti e sicuri di se stessi. L’impressione l’ho avuta appena sono entrati in campo, già al 1’, azzurri concentrati e senza tremarella contro un Belgio che si è dimostrato comunque uno squadrone.
E’ un calcio old style quello proposto ieri dall’ex tecnico juventino. Ed è per via di Candreva, che gioca da vera e propria ala, come non si usa quasi più ed è un peccato. Perché vedere un dribbling in fascia è il massimo che si può chiedere al pallone e crea superiorità numerica in attacco rendendo il reparto offensivo pericoloso in ogni azione. Straordinario Giaccherini anche al di là del gol, uno che ha dimostrato tre cose importanti: una buona tecnica, il fatto che non gli brucia la sfera tra i piedi e il coraggio necessario per tirare un calcio di rigore (in movimento). Bene Pellè, in perfetta media da grande bomber, che è un gol su tre occasionissime, non mi ha convinto del tutto Eder, che ha un’anima solitaria e fumosa, diversa dal resto della truppa. Straripante, quando è entrato, Ciro Immobile, da anni uno degli idoli della nostra redazione perché ci mette cuore, coglioni e polmoni.
Uno degli elementi chiave di questa bella Italia credo sia la convinzione nei propri mezzi di chi proviene dalla Juventus. Il blocco bianconero, Buffon, Chiellini, Barzagli, soprattutto Bonucci, ha addosso una forza mentale che gli permette di tentare colpi difficilissimi e che fanno la differenza, su tutti il fenomenale lancio per Giaccherini in occasione del nostro vantaggio. Il merito è pure di Allegri, che a me che sono del Milan non è che mi sia gran simpatico, ma è comunque un mister che vale.
Rispetto ad altre nazionali, questa ha pochissimo d’atalantino. C’è Zaza, calciatore dalle caratteristiche uniche, che mi ricorda il miglior Zampagna, ma per adesso sta in panchina. E c’è che Alessandro Ruggeri di calcio capisce parecchio. A riprova che l’esordio da allenatore in Serie A di Antonio Conte è stata opera sua. Correva l’anno 2009-2010 e pare un secolo fa tanto è cambiato sia a Bergamo che nella vita del mister pugliese.
Una piccola nota autobiografica, che forse ci sta, forse no, ma ve la racconto mettendola in fondo all’articolo: i miei bambini, Vinicio e Zeno, sono diventati grandi, con la testa di noi uomini, perennemente nel pallone. E’ accaduto intorno alle venti, quando hanno preferito la partita col papà rispetto al cinema con la mamma. Siamo andati in Città Alta, è stato bellissimo nonostante il temporale, ridevamo, ci abbracciavamo spesso a caso e mi chiedevano la mia opinione sul valore delle due squadre. Ogni due per tre mi parlavano di Buffon, il loro nuovo idolo perché è bravo e ha una faccia simpatica. Con un’Italia così, con i miei figli finalmente appassionati del gioco più emozionante del mondo, l’idea è che quest’estate ci vedremo parecchi partitoni. E sono felice.