di Matteo Bonfanti
Nel calcio dilettanti, così come in Serie A, stiamo vivendo un momento calcistico particolarissimo. Dalla Federazione le tentano tutte, parliamo soprattutto della regola dei giovani, per svecchiare il pallone, cavilli di ogni tipo con un unico obiettivo: dare ai ragazzotti il ruolo di attori protagonisti, non quello dei comprimari, di solito in difesa, sulla fascia sinistra, nelle lande desolate del rettangolo di gioco, quelle dove non arriva mai la palla.
Eppure io che passo la mia settimana a sfogliare il nostro giornale, dedicando le prime due ore di ogni mio giorno a quella quotidiana bibbia del pallone che si chiama Gazzetta dello Sport, mi accorgo che siamo in una fase dove sono i “vecchi” a fare la differenza. In Europa l’unico calciatore che sposta gli equilibri e fa vincere la Champions League tra tre mesi compie 34 anni. In estate Cristiano Ronaldo è approdato alla Juventus e vederlo in campo regala emozioni che nessun’altro riesce a dare perché dà sempre l’impressione che se la palla ce l’ha lui, stia per capitare qualcosa di decisivo, oltre che di calcisticamente incredibile.
In D è lo stesso. L’eroe della domenica si chiama Michele Valli, che da circa una settimana ha compiuto 33 anni e gli sono bastati nove minuti per scardinare la fenomenale difesa del Como, firmando un 1-1 che vale al Villa Valle l’appellativo di favola lombarda.
Eccellenza, l’impresa del giorno la regala il Brusaporto di mister Mignani che va a vincere nella tana del lupo, l’affamato AlbinoGandino dei giovani leoni. Il migliore in campo? Un altro della stessa generazione di Ronaldo e di Valli, Giulio Fogaroli, inesauribile trentaduenne con un passato da professionista.
Sarà un caso, ma anche in Promozione il più forte di tutti non è un ragazzino, ma un uomo fatto e finito, trentaquattreenne che fa salti da fare invidia a un quindicenne. Valcalepio-Fiorente è stata decisa dalle prodezze di Alfio Pilenghi, classe 1984, che abita a Predore, e che grazie alle sue mostruose parate ha portato la squadra cittadina in vetta al girone C.
In Prima i nomi caldi sono due, uno per girone, sono i finalizzatori delle squadre che stanno giocando il miglior calcio di questo inizio stagione. Il primo dei due di nome fa Samuele e di cognome Zanichelli, indossa la maglia numero dieci della Pagazzanese, ha quarant’anni, ma ne dimostra venti di meno, ed è a quota quattro reti e cinque assist. Il secondo fenomeno, Matteo Sora, compie oggi 37 anni, l’ha già messa sei volte ed è reduce da una tripletta stellare nel big match vinto 5-1 dal suo Atletico Sarnico contro un Cenate Sotto che l’ex bomber del Brusaporto se lo ricorderà per secoli.
Via col valzer della Seconda, dove in questo momento c’è una formazione che sta sfracellando i pronostici dell’estate ed è il Torre de’ Roveri, matricola in vetta al girone B grazie alla bellezza di sedici punti raccolti in sei partite. Il segreto? Una rosa meravigliosa, che ha l’età media più alta dell’intero raggruppamento, 28 anni. A tirare il gruppo altri tre che hanno superato la soglia dei trent’anni, Riccardo Suardi, Andrea Petteni e Alessandro Santucci, i pilastri della squadra, tutti classe 1987.
Tralascio per un attimo la Terza, ripromettendomi un approfondimento a parte sull’età dei giocatori che stanno facendo la differenza, concentrandomi ora sulle ragioni del fenomeno dalla Serie A fino alla Seconda. L’analisi che mi viene è questa, gli ultratrentenni terribili sono più forti perché hanno avuto nell’infanzia solo il pallone, all’oratorio o in cortile, i più vecchi di loro addirittura nelle interminabili partite che negli anni ottanta si facevano in strada, sette giorni la settimana, dalle due del pomeriggio alle otto di sera. I ventenni di oggi hanno meno tecnica perché da bambini per loro il calcio era come lo è per i bimbi di adesso: un impegno settimanale circoscritto in quattro ore, il martedì e il giovedì dalle sei alle otto sul campo della squadra di cui facevano parte. Poi basta, migliaia di altre proposte, tra la play station che la fa da padrone e il corso di chitarra o il parkour o i boy scout, in mezzo a migliaia di compiti da fare a casa, chiusi in un appartamento per le paure del diverso che abbiamo noi genitori. E col pallone di cuoio nell’armadio per non disturbare il pisolino pomeridiano degli anziani vicini.