È andata. Nel peggiore dei modi e dei risultati, ma l‘Atalanta da Champions di Gian Piero Gasperini non si ferma certo a Zagabria. Primo, perché non esiste una sola ragione valida per mollare gli ormeggi salpando verso il porto della rassegnazione. Negare l’evidenza è inutile. A pelo d’erba, specie nel primo tempo, si è sbagliato l’inimmaginabile, contro una Dinamo formato Spal-Torino-Genoa ma enormemente più accorta dietro, capace di stravincere sulle fasce, più efficace nel pressing alto e dotata della combo micidiale tecnica & rapidità in avanti per aprire crepe nel muro nerazzurro.
Quello dei tremila nel South Stand dello Stadion Maksimir è forse il primo dei motivi per abbassare la testa e ripartire (nel pomeriggio allenamento a Zingonia) come se non fosse successo niente, come se non ci fosse un domani. Perché un terzo di quella muraglia colorata e sprigionante passione pura da tutti i pori, per inciso, si è smazzato due ore e venti di tiramolla con la polizia di frontiera croata che voleva rispedire a domicilio una ventina di pullman dei tifosi già alle sei del pomeriggio.
A parte l’onore da tenere alto sul pennone con la bandiera di Bergamo a sventolarci gagliarda, dando per scontato di dover sopportare l’onere di una competizione inedita fino alla vigilia che ora si trasforma in missione, per quanto impossibile possa sembrare all’indomani dello schiaffo a quattro dita, la ragione in più per non lasciarsi andare è il calendario. Quella griglia a maglie fittissime che costringe al tour de force senza concedere nemmeno il tempo necessario a pensare.
Un toccasana, perché a maniche rimboccate rimuginarci oltre il lecito rischierebbe di allargare la chiazza della delusione e dello sconforto fino a far assumere loro le dimensioni di un lago. La successione di impegni, al contrario, è un inno alla preparazione metodica, al serrare i ranghi, alla ricerca di soluzioni in campo senza affidarsi alle strategie da tavolino. Altre sei sfide attendono i Gasp-boys prima della seconda sosta per le nazionali. Domenica a Parma la Fiorentina, quindi infrasettimanale il 25 nella Roma giallorossa, il Sassuolo sabato 28, il secondo turno del Group Stage C a San Siro con lo Shakhtar il primo ottobre e il Lecce, il 6, per inaugurare il Gewiss Stadium con la Curva Nord rimessa a nuovo.
Un’ultima osservazione sull’uomo in sella, che signorilmente e sportivamente ha reso onore senza alibi né appelli alla superiorità dell’armata dei Diavoli di Nenad Bjelica. Il mister si è posto un dubbio che in realtà non lo è: chiuderci tatticamente per parare i colpi o proseguire col verbo del calcio propositivo provando a correre come e più di avversari di rango? L’Atalanta è diventata grande attaccando tutto e tutti a testa bassa. Rinunciare alla propria ragion d’essere solo per uno scivolone, adesso, sarebbe il colmo. Sotto coi Viola. A provare a fare blu gli ucraini ci si penserà poi.