di Marco Bonfanti
Durante il ricevimento vaticano dato alle nazionali di Italia e Argentina, Balotelli, infilatosi repentinamente in non so quale saletta, è riuscito ad avere un breve colloquio con il Santo Padre, al termine del quale il noto calciatore non ne ha voluto spiegare il contenuto. Fin qui la notizia. Quindi a voler sapere di che cosa abbiano parlato le due personalità, bisogna arrivarci per supposizioni, che è quello che faremo, arrivando, a nostro modesto parere, assai vicino a centrare il bersaglio. Facciamo, per prima cosa, una premessa di metodo. Il Papa non è un prete qualunque, essendo che esso è il più diretto rappresentante del padrone della ditta (il Signore) che noi chiamiamo mondo o addirittura universo. Tale sua rappresentatività è assai importante ai nostri fini, perché ci porta ad escludere che, in un colloquio con tale statura, si finisca a parlare delle proprie personali faccende.
Non si può cioè andare dal Papa per dirgli preghi per mia mamma che non sta tanto bene o mi perdoni quel tale peccato (fosse anche di lussuria, perché, per queste cose individuali, basta un prete qualunque, anzi basta persino una suora o un qualunque pio o pia che c’è in giro). Quindi, volendo parlare con il Papa, occorre trascendere le proprie piccolezze ed ergersi al di sopra di esse, gettando uno sguardo ben più allargato e disteso.
Con perfetta approssimazione possiamo allora dire che Balotelli abbia perorato una causa non direttamente sua, una causa più vasta, più trascendente. Ora se il datore di lavoro del Papa è quel Signore che sappiamo, anche quello di Balotelli è un signore (con la s minuscola) che tutti conosciamo. Egli, il signore di Balotelli, è recentemente alla ricerca di una grazia, seppur terrena, perché una giustizia, anch’essa terrena, lo ha condannato per una evasioncella fiscale. Questo signore fino a non molto tempo fa si sarebbe potuto arrangiare da solo, essendo unto dal Signore con la s maiuscola, ma, che sia finito l’olio o finita l’untura, fatto sta che ora ha bisogno d’aiuto. Ora, secondo me, Balotelli, come tanti tifosi milanisti tra cui il sottoscritto, sentono l’estremo bisogno che il famoso personaggio torni a fare a tempo pieno il presidente del Milan. Diciamocelo: è da anni che sentiamo la sua mancanza tattica e tecnica, l’allenatore Allegri si sente che è spesso allo sbando perché gli mancano dritte e suggerimenti che il famoso ometto ha saputo e sa dare. E allora veniamo all’epilogo. Balotelli al Papa ha detto più o meno così: la persona che conosciamo chiede una grazia terrena per rimanere a fare politica. Lei, che di grazie se ne intende, non potrebbe fargliene avere una più alta, una grazia celestiale, che gli infonda nel cuore la certezza che il suo posto vero è quello di presidente della nostra onorata società calcistica? Il Papa deve aver risposto: non garantisco nulla, ma ci proverò, perché in effetti quell’uomo a far politica qualche danno lo fa, invece nelle cose calcistiche non fa che del bene. Una stretta di mano, alla fine, per siglare questo patto fra gentiluomini. Giusto che poi Balotelli non abbia voluto svelare il contenuto del colloquio.
A noi non ci resta che aspettare: se, come crediamo, fra non molto vi sarà l’annuncio di un impegno a pieno tempo nel mondo del pallone, allora sapremo con certezza che la grazia è scesa su di lui. E un po’ anche su di noi.