Juventus-Milan 4-0Juventus (4-3-3):

Buffon 6.5, Cuadrado 6.5, Barzagli 6.5, Benatia 8, Asamoah 6.5, Khedira 6.5, Pjanic 6.5 (42’st Marchisio s.v.), Matuidi 6, Dybala 7 (38’st Higuain s.v.), Mandzukic 6, Douglas Costa 7.5 (28’st Bernardeschi s.v.). A disposizione: Szczesny, Pinsoglio, De Sciglio, Alex Sandro, Howedes, Rugani, Lichtsteiner, Sturaro, Bentancur, All. Allegri

Milan (4-3-3): Donnarumma G. 4, Calabria 5.5, Bonucci 5.5, Romagnoli 5, Rodriguez 5, Kessiè 5.5, Locatelli 5.5 (35’st Montolivo s.v.), Bonaventura 6, Suso 5.5 (22’st Borini 6), Cutrone 5.5 (17’st Kalinic 5), Calhanoglu 5.5. A disposizione: Storari, Donnarumma A., Zapata, Abate, Musacchio, Antonelli, Josè Mauri, Biglia, Andrè Silva, All. Gattuso

Arbitro: Damato di Barletta; assistenti Di Fiore e Dobosz; IV uomo: Guida; VAR: Irrati; assistente VAR: Vuoto

Reti: 11’st Benatia, 16’st Douglas Costa, 19’st Benatia, 31’st aut. Kalinic

Note: spettatori: 66.400, ammoniti: Douglas Costa (J), Calabria (M), Recupero: 1’ e 2’

ROMA – Una Juventus schiacciasassi spazza via con un roboante 4-0 il Milan di Gattuso, alzando al cielo di Roma la tredicesima Coppa Italia della propria storia (la quarta consecutiva). Dopo un primo tempo di sostanziale equilibrio, i bianconeri dilagano nella ripresa grazie alla doppietta di uno scatenato Benatia, intervallata dal sigillo di Douglas Costa. A completare la Caporetto rossonera, arriva anche l’autorete di Kalinic che sentenzia una delle finali più a senso unico della storia recente. La Juve per ritoccare verso l’alto i numeri di un ciclo straordinario, il Milan per blindare un piazzamento Europeo che eviterebbe il purgatorio dei preliminari estivi. Motivazioni importanti su ambo i fronti, ma nella prima frazione di gioco la gara è bloccata: ritmi blandi, quasi da calcio estivo, con la Juve che punta su una sterile circolazione di palla al cospetto di un Milan arroccato, ma pronto a rispondere in contropiede. Il primo squillo è infatti di marca rossonera e matura su un break di Calhanoglu, bravo ad armare il destro di Cutrone, respinto dai guantoni di Buffon. Replica bianconera affidata alla serpentina di Dybala che salta secco Romagnoli ma in estirada consegna la sfera a Donnarumma. Ci provano anche Cuadrado da una parte e Bonaventura dall’altra, a riscrivere il copione di un primo tempo a dir poco soporifero, con un fendente dalla distanza che si spegne non lontano dal bersaglio. La polaroid di una prima parte di match che è il trionfo del tatticismo all’italiana, si chiude a reti inviolate, ma al rientro dagli spogliatoi la formazione Campione d’Italia affonda subito alla giugulare: da un corner di Pjanic, Dybala sfodera una volèe strepitosa che costringe Donnarumma a miracoleggiare nuovamente in angolo. Dalla bandierina opposta però, e sempre dal piede educato di Pjanic, parte la pennellata chirurgica per la testa di Benatia che incorna sul secondo palo e fa 1-0 Juve. La Juventus è incontenibile e sempre un ispiratissimo Dybala, al 15’, si porta a spasso mezzo Milan prima di scaricare il mancino che il baby portierone milanista smanaccia in corner. Un quarto d’ora di fuoco quello dei bianconeri, al quale segue il quarto d’ora da incubo del numero 99 rossonero: sugli sviluppi del tiro dalla bandierina, il pallone piomba sul sinistro al veleno di Douglas Costa che batte a rete trafiggendo un colpevole Donnarumma, che buca l’intervento nel tentativo di bloccare la sfera. Sfera che termina, invece, la propria corsa in fondo al sacco sentenziando il micidiale “uno-due” che manda al tappeto il Milan. Per il tris non c’è da attendere molto, perché sull’ennesimo corner concesso da un diavolo letteralmente alle corde, è ancora Donnarumma ad esibirsi in un’uscita horror, perdendo la sfera, sulla quale si avventa un rapace Benatia che mette dentro la rete del 3-0. Tripudio bianconero. Dominio totale quello della banda Allegri, tanto che per mettere paura a Buffon ci vuole un quasi autogol di Matuidi che in deviazione, timbra il palo della propria porta. Dettaglio marginale, perché al 31’ arriva il poker, “griffato” dall’incredibile autorete di Kalinic che di testa infila Donnarumma ancora una volta nella terra di nessuno. Estasi Juve, sprofondo rossonero. Finisce 4-0 e capitan Buffon (probabilmente all’ultima finale della sua carriera) concede l’onore di alzare la coppa al cielo ai fedelissimi Barzagli, Marchisio e Lichtsteiner, compagni di mille battaglie e probabilmente anche loro al passo d’addio, dopo aver scritto pagine e capitoli di un ciclo di vittorie semplicemente irripetibile. Alzano la coppa nazionale in attesa del bis Scudetto che potrebbe arrivare matematicamente già domenica, sempre sullo stesso palcoscenico romano, di fronte allo sguardo attonito di un Milan umiliato, surclassato. Il tempo per leccarsi le ferite però non c’è. Ci sono altre due finali da preparare, perché i due scontri diretti contro Atalanta e Fiorentina sono l’ancora di salvezza per evitare il naufragio totale di una stagione che, ai nastri di partenza, sarebbe dovuta essere quella della rinascita e che, invece, a 180’ dal traguardo rischia di trasformarsi in un incubo.

Michael Di Chiaro