ZINGONIA –
“Di nodi da sciogliere ne ho più d’uno. Anzi, finché non avrò sentito Bellini e Scaloni la formazione sarà in alto mare”. I dubbi della vigilia legati alle condizioni fisiche dei due terzini: tra Stefano Colantuono e l’undici anti-Sassuolo da schierare domenica pomeriggio al Mapei Stadium di Reggio nell’Emilia, le incertezze di una settimana vissuta pericolosamente. “Abbiamo recuperato quasi tutti, Carmona s’è aggregato strada facendo dopo essere rientrato dagli impegni con la nazionale cilena ma sta bene. Tutto, però, ruota intorno alla disponibilità di quei due: senza sapere chi potrà essere in campo, è impossibile ipotizzare anche il modulo”. Se almeno uno degli ex degenti (flessori per il sarnichese, zampa d’oca del ginocchio per l’argentino) sarà al cento per cento, a detta del Cola “giocherà quasi certamente basso a destra, altrimenti dovremo tornare a tre”. In avanti, invece, le soluzioni non sembrano mancare: “Se Dio vuole, Maxi e Livaja ci sono entrambi. Bonaventura, ovviamente, avrà bisogno di tempo per essere in campo dal primo minuto”. Intoccabile il moloch Denis, dalla cintola in su la formula che si fa preferire è il rombo con il Frasquito a suggerire tra le linee, vista l’assenza di esterni puri (Raimondi è out, l’impiego di Brienza rischierebbe di sbilanciare la squadra): “Sulle fasce siamo un po’ in emergenza. Kone a destra in un centrocampo a quattro? Se è per questo, c’è anche Pugliese che è un ’96 molto in gamba. Non a caso l’ho chiesto alla Primavera per la seconda volta di fila”. Quanto all’avversario di turno, il tecnico romano abbonda in elogi: “È partito male pur essendo una squadra con dei valori, non per niente ha pareggiato a Roma. L’organico c’è, ha molti giocatori nuovi che si stanno amalgamando al nocciolo duro e presenta giovani estremamente interessanti. Berardi, Zaza, Marrone e Kurtic erano e sono molto gettonati al mercato”. L’argomento dell’ex al veleno viene glissato in scioltezza: “Schelotto, se ha avuto dei problemi durante Inter-Atalanta dello scorso campionato, li ha avuti con i giocatori. Io non c’entro niente, ma penso sia dipeso dall’adrenalina della partita: in ogni caso le parole di Ezequiel che ho letto stamattina, unite a quelle di Cigarini dell’altro giorno, mi lasciano tranquillo. Penso sia finita lì”. Circa il mal di trasferta che attanaglia i nerazzurri, l’uomo in panchina è netto, pur non rinunciando a qualche distinguo: “Dobbiamo trovare sicuramente più continuità lontano da casa. Ma le ultime due sono state un po’ strane, indecifrabili. Sia a Genova contro la Samp che a Livorno abbiamo dovuto giocare in dieci, molte cose non sono andate non sono andate per il verso giusto”. Su un calendario che assomiglia a un percorso ad ostacoli (domenica prossima arriva la Roma; quindi l’impegno casalingo di mercoledì in Coppa Italia in un nuovo rendez-vous con il Sassuolo e i due impegni extra moenia con Verona e Genoa), poche e sentite parole: “Il compito dell’Atalanta è trarre il massimo partita per partita, senza calcoli che non ci possiamo permettere. Dobbiamo strappare più punti possibile sia alle dirette concorrenti che alla Roma”. Ultima battuta per un visitatore d’eccezione che ha fatto capolino al Centro Bortolotti di Zingonia, anche se a quanto pare la parola d’ordine è negare di averlo visto: “Mi dite che il commissario tecnico della Nazionale Cesare Prandelli era qui? Sarà venuto qui a trovare Mino Favini. Io, onestamente, non l’ho neppure visto”. S.F.