ZINGONIA –
34 punti e posizione tranquilla ben al di sopra della zona calda. Il filo rosso che lega il nerazzurro e il blucerchiato farebbe presagire a una sorta di biscotto Doria, ma nel lunch match domenicale dell’Atalanta la Samp sarà la portata da sbranare. Parola di Stefano Colantuono, per il quale non esiste la logica del meglio due feriti che un morto: “Sarà una partita all’altezza. Sia noi che loro abbiamo messo una mattonella importante sul discorso salvezza, ma la matematica ancora non ci conforta. E comunque il nostro obiettivo è arrivare più in alto possibile”.
L’impegno della nona giornata di ritorno ha come clou il solito rendez-vous con il più in vista di una nutrita pattuglia di ex sui due fronti (Lucchini, Stendardo, Estigarribia, il ds Osti, il capo ufficio stampa Marangon): “Gabbiadini lo conosciamo fin troppo bene e sappiamo quali contromisure prendere. Un buon giocatore come altri, che cercherà di metterci in difficoltà com’è normale”. Tagliar corto sull’argomento dell’enfant prodige fatto in casa e poi lasciato scappare dall’ovile è impresa ardua: “Difficile stabilire paragoni con il Manolo di tre anni fa, all’esordio in A. Con noi fece 23 partite di cui 8 da titolare: non poco, se è vero che davanti c’erano Denis, Maxi, Tiribocchi e Marilungo – rimarca l’allenatore dei bergamaschi -. Fu la classica stagione d’apprendistato, eppure le sue occasioni le ebbe, da solo o a fianco degli altri attaccanti. Io gli ho sempre detto in quali aspetti avrebbe dovuto migliorare: tecnicamente era già formato, caratterialmente è cresciuto a livello di personalità. Poi di fatto agisce da esterno più che da seconda punta: siamo contenti, è cresciuto qui, poi c’è stato l’interessamento della Juve, che ci ha consentito di incassare non poco, quindi il Bologna ed ecco Genova”. Ne è passata di acqua sotto i ponti, tanto che sulla panchina altrui non siede più da tempo il profeta ripudiato Delio Rossi, vincitore dell’ultimo scontro diretto a “Marassi”: “È innegabile che il lavoro di Mihajlovic sia stato determinante: ha cambiato registro e sistema di gioco. Se gli uomini sono gli stessi e i risultati migliorano, allora significa che Sinisa ha saputo motivarli puntando sulla competizione interna. In ogni caso è una squadra ben costruita che ha avuto una partenza complicata, cosa che succede a tanti”.
Capitolo turnover, e qui siamo all’abbecedario del calcio. Escluso il neo infortunato Brivio (astragalo ko per microfrattura, fino a quattro settimane di stop), ci sono altri due reduci della tre giorni prandelliana che nella prima delle sedute a porte chiuse al Centro Bortolotti (giovedì) sono rimasti a guardare. Su Bonaventura il Cola non si pronuncia, dunque rimane in piedi la querelle relativa al direttore d’orchestra: “Stavolta parte Cigarini. Anche se Baselli finora ha fatto molto bene, mi piace tantissimo e sono felice del suo stage in azzurro. È l’ennesimo esempio di come da queste parti si formino atleti validi, che poi si piazzano bene al mercato”. A proposito di giovani, c’è il solito capitolo da aprire alla voce “scapestrati”: “Livaja ha fatto quello che ha fatto sempre, allenandosi, ed è in gruppo. Non ho problemi con nessuno, solo che ci sono regole scritte e non scritte da rispettare. Se tutti si muovono entro certe linee guida, allora va tutto bene. Niente di straordinario, ma l’anarchia non mi è mai piaciuta. Non è un regime: a volte si chiudono gli occhi o le orecchie, ma finché ci sono io voglio andare avanti in un certo modo. Una chance? Vediamo…”.
C’è anche un graditissimo rientro da sottolineare, a quasi quattro mesi da quel maledetto distacco subtotale del tendine del gemello mediale destro a Reggio contro il Sassuolo: “Bellini è nella lista dei convocati, anche se sono diversi mesi che è fuori e ovviamente non è pronto per scendere in campo dal primo minuto. La sua presenza è importante per il morale di tutti noi: ci vogliono serenità e concentrazione in partita. Il minimo calo di tensione ci costerebbe caro, è la storia del nostro campionato”. Sulla vecchia diatriba dei fischi in occasione di alcune sostituzioni (leggi: Brienza, ogni volta che la sua ombra è apparsa riflessa sul verde del “Comunale”), il tecnico di Anzio è secco: “Io continuo a ritenere anomali i fischi a chi sta per entrare. Ho letto la lettera del tifoso che s’è risentito per ciò che ho detto: per me la gente può fare quello che vuole, io rimango della mia idea e ai ragazzi darei piuttosto una pacca sulla spalla. Magari il signore è lo stesso che applaudì, ai tempi, l’Atalanta di Rossi quando retrocesse e fece un giro di campo per salutare il pubblico”.
Simone Fornoni