Forse un Dio del calcio esiste. La storia della Cividatese lo testimonia. Costretta a rinunciare la scorsa stagione al salto in Promozione per un rigore “maledetto” nella finalissima playoff con il Castello Città di Cantù, la formazione arancione di mister Rizzi si è ripresa tutto in quella appena archiviata in anticipo causa Covid-19. Un anno esatto dopo. Le indiscrezioni provenienti dal presidente lombardo Baretti parlano di promozione per le prime classificate di ogni torneo e nel girone E di Prima categoria capitan Belloli e compagni hanno dunque beffato Asperiam e Fontanella, leali avversarie costrette a rinunciare, per ora, a sogni di gloria. I cividatesi hanno dimostrato di avere un carattere semplicemente unico, l’arma segreta di un gruppo consolidato ormai da diverse annate. Tra i pali l’esperienza di Casati ha regalato la tranquillità necessaria ad un reparto difensivo che ha esaltato le qualità del giovane De Maio e la garanzia dell’accoppiata composta da Ghitti e Vavassori. In mediana le geometrie targate Belloli e la grinta di Roveri non hanno bisogno di ulteriori commenti, così come il reparto avanzato trascinato dal trio delle meraviglie Chiari–Byku–Pesenti. Dopo più di dieci anni, gli orange tornano (manca l’ufficialità, ma è una questione puramente formale) nell’olimpo della Promozione, per ora può bastare così.
Per obiettivi, allenatori e giocatori che ne faranno parte ci sarà tutto il tempo per programmare, come testimoniato dalle parole di Emanuele Pagani, “braccio destro” del direttore sportivo Massimo Rizzi: “Per la Cividatese tornare in una categoria così importante è motivo di grandissima soddisfazione. Per parlare del futuro però è prematuro, prima aspettiamo l’ufficialità e un chiarimento della questione legata ai tesseramenti della prossima stagione. Posso anticipare solamente che i pilastri della squadra non si muoveranno. Diversi ragazzi della rosa mi chiamano quasi ogni giorno per capire quando si potrà ripartire, c’è voglia di tornare in campo, il gruppo è sempre stato la nostra forza principale”.
Cividate vive da sempre di calcio e passione, la mancanza del pallone si fa sentire: “Sono tante le cose che mancano – ha concluso Pagani -, questo sport è punto di riferimento per numerose famiglie del paese. Mancano gli appuntamenti sociali, la quotidianità del centro sportivo. Manca lo spogliatoio, le gioie per una vittoria, le delusioni per una sconfitta, gli aperitivi con i ragazzi. Vincere sul campo avrebbe avuto un gusto migliore, ma va bene così, ci siamo meritati questa posizione”. 365 giorni dopo, dall’incubo al sogno più bello. Il Dio del calcio esiste. Senza forse che tengano.
Norman Setti