A giugno no, a luglio forse, mentre ad agosto le probabilità si alzano non di poco. Si naviga ancora a vista sul ritorno alle competizioni ciclistiche giovanili sulle strade bergamasche, ma inizia a dipanarsi la nebbia su questa stagione spezzata dal dramma della pandemia. Il mondo delle due ruote si avvicina alla riscrittura del calendario con due certezze: la prima è che si potrà ripartire solo dopo il 30 giugno, data in cui termina lo stop alle gare imposto dalla Federciclo nazionale; la seconda è che quando ci sarà il «via libera» alle corse serviranno dai 30 ai 40 giorni perché la prima competizione possa andare in scena, per via dei tempi fisiologici di organizzazione dell’evento e per ricevere i permessi necessari. D’altra parte professionisti e Under 23, in Italia, non cominceranno prima di agosto. La sensazione è che lo stesso possa valere anche per i più giovani.
Lunedì ha riaperto la sede del Comitato bergamasco della Federciclo dopo due mesi e mezzo di porte serrate. Quasi un primo giorno di scuola per i vertici del ciclismo provinciale, che durante il lockdown sono comunque andati avanti in un lavoro di monitoraggio e di coordinamento. «Aspettiamo linee guida da parte della federazione nazionale, per noi è difficile avere una panoramica di ampio respiro ora che tutto è in standby – sono le parole del presidente del Comitato provinciale Fci, Claudio Mologni –. A sua volta la federazione dovrà attendere e recepire le indicazioni ministeriali e del comitato tecnico scientifico».
«Ovviamente durante la pandemia non ci siamo fermati – prosegue Mologni –. Abbiamo promosso una serie di riunioni a livello nazionale, regionale e locale per scambiare idee e esperienze. Al di là delle questioni tecniche e organizzative, ho colto un tema sensibile su cui dovremo lavorare insieme: noi bergamaschi siamo stati colpiti più di molti altri a livello morale e non dovremo solo recuperare economicamente, visto che le conseguenze dello stop sono molto pesanti, ma soprattutto a livello di spirito. La priorità, ora, è di rivedere tutto il calendario stagionale. Un’operazione da coordinare prima con gli organizzatori e quindi a livello regionale, dove confronteremo le proposte di ogni provincia per integrarle, per poi consultare di nuovo le società. Ad oggi, però, non sono ancora stati fatti passi in avanti». Sempre che si registri una buona risposta da parte degli organizzatori sul territorio.
Se l’asfalto dovrebbe aspettare due mesi, lo stesso non si può dire per il cemento e il legno rivestito. Il ciclismo su pista potrebbe infatti anticipare di qualche settimana i tempi delle gare su strada. Un’ipotesi sui cui il Comitato provinciale sta lavorando, in virtù del fatto che in pista si può garantire un numero «chiuso» di persone e atleti per ciascuna iniziativa. «Abbiamo provato ad immaginare delle attività su pista insieme al Nuovo Consorzio del Velodromo di Dalmine – commenta Mologni – e al momento all’incirca 200 atleti hanno risposto alle preiscrizioni che consentiranno di svolgere delle attività preparatorie in velodromo. Il tutto nel rispetto delle regole e in attesa che arrivi un parere positivo su questa proposta. L’idea è di proporre le discipline che consentano il distanziamento sociale e di ospitare una o poche squadre alla volta per mettere in contatto meno persone possibili».
Nelle ultime settimane il Comitato orobico delle due ruote ha diffuso alle 114 società ciclistiche della provincia un questionario per raccogliere pareri sulla ripartenza e capire la salute delle squadre sul territorio. Ad oggi hanno risposto in 98, «ma confidiamo che entro una settimana rispondano tutti. Il dato che spicca è che il 52% delle società è pronto per ripartire. Un altro 20% rimette a noi la decisione, solo un 10% vuole aspettare il prossimo anno». Il discorso si sposta quindi sul versante degli sponsor. «Quasi la metà dei gruppi sportivi non ha ancora contattato i patrocinatori per sapere come li supporteranno in questo stato di crisi. Il 30% ha già ricevuto garanzie sul supporto degli sponsor».
Le incognite legate a un calendario mai così incerto hanno stimolato, negli ultimi due mesi, un dibattito sul futuro degli atleti. In particolare per il proseguo del cammino agonistico di coloro che, al secondo anno di categoria, potrebbero trovare difficoltà nell’approdare alla «classe» superiore, e in generale per tutti i giovani ciclisti, che si troverebbero rallentati nel loro percorso di crescita. L’ipotesi sul tavolo, al momento, è quella di aggiungere una categoria, i G0 nella macro categoria dei Giovanissimi, facendo slittare di un anno il passaggio alle categorie successive. «Lo abbiamo chiesto alle squadre del territorio e il loro giudizio non è compatto – fa sapere il presidente provinciale –. Il 50% è favorevole, il 25% rimette al Comitato la decisione e un altro 25% non è dello stesso avviso. L’inserimento dei G0 eviterebbe di ricorrere al congelamento delle categorie, è più pratico dell’inserimento dei G7 perché le competizioni sono più snelle, consente di non alzare l’età di avvicinamento dei ragazzini alla bici ma soprattutto permetterebbe agli juniores di sostenere l’esame di maturità prima di accedere al mondo degli under 23».
Gli ostacoli sono principalmente due. Se gli altri Paesi non sono disposti a seguire una linea analoga si creerebbe una situazione di disparità nel plotone internazionale (in cui i ragazzi iniziano a far parte dagli juniores), ma non è meno complicato pensare il ritorno «alla normalità» delle categorie e delle fasce di età che rappresentano. «Non è escluso che si possa mantenere lo schema», fa notare Mologni. Nel panorama in esame potrebbe crescere però il trend del «salto» diretto dagli juniores ai professionisti, come già si è visto negli ultimi anni con i recenti campioni del mondo di categoria Remco Evenepoel e Quinn Simmons, visto che farebbero il grande salto con un anno in più di maturità sulla sella, a 19 anni anziché a 18. «Potrebbe essere una conseguenza ma già nel passato abbiamo visto come un atleta che non rispetta una crescita sportiva graduale può rischiare di spegnersi prima o di patire il salto. Ribadiremo l’importanza della categoria Under 23 per far crescere adeguatamente i corridori. Al momento è ancora da verificare se il grande salto a 18 anni può essere benefico nel lungo periodo».
Nel frattempo vanno avanti le operazioni di sanificazione dei locali della sede di via Monte Gleno. Nei prossimi giorni si riuniranno i consiglieri provinciali per fare il punto della situazione e per discutere le modalità di ricevimento del pubblico e le questioni logistiche annesse, con l’obiettivo di riaprire tra l’inizio e la metà di giugno. La prima data papabile? Lunedì 8 giugno.
C.P.