Avrebbe compiuto 86 anni mercoledì 18 luglio ma Titta Rota ci ha lasciato una settimana prima. Se ne è andato un pezzo importante della storia dell’Atalanta. Prima giocatore, poi allenatore e infine sempre appassionato nel seguire vizi e virtù dei nerazzurri. Aveva cominciato a giocare nell’Olimpia di Borgo Palazzo, nel dopoguerra ma anche prima, immensa fucina di virgulti che, inevitabilmente, finivano col vestire la maglia dell’Atalanta. A 14 anni era già nella cantera del commendator Ciatto. Con Roncoli formava un coppia difensiva di qualità e poi si aggiunsero Bernasconi e Corsini. Nelle partitelle d’allenamento, sul campo dell’Ardens, in via Cerasoli, giocava d’attaccante tant’è vero che l’allenatore della prima squadra, Denis Nevilli, lo fece esordire, a 19 anni, come centravanti. In quel ruolo giocò cinque parte e segnò altrettanti gol. Poi però tornò nel suo ruolo naturale di terzino , forte di testa, arcigno ma tecnicamente valido. Passa poi al Bologna, per sette stagioni, una alla Spal e nel campionato 61-62 torna a Bergamo. Chiude l’attività agonistica nell’estate del 64. Comincia quella di allenatore partendo dal settore giovanile. Serie B, campionato 69-70 l’Atalanta è nel bel mezzo di una bufera societaria, prima Baracchi, poi Achille Bortolotti. La squadra è allenata dal bresciano Renato Gei, che aveva sostituito Corrado Viciani, è in piena zona retrocessione. Ad otto giornate dal termine viene promosso alla guida dell’Atalanta Titta Rota che porterà in salvo la squadra. Passa alla Cremonese e nel 76-77 torna a Bergamo. Con la sua guida i nerazzurri tornano di nuovo nella massima serie . Dopo quattro stagioni passa alla Spal , quindi Modena, Piacenza e Lanerossi Vicenza nell’88-89 il presidente dell’Intim Helen Finazzi gli affida la conduzione della squadra con la promozione in C. Una parentesi a Lecco e poi al Pergocrema. Le sue squadre praticavano un calcio essenziale ma alquanto aggressivo . Quante foto di Titta con la sigaretta in bocca, come si usava una volta, mentre incitava i suoi giocatori. Negli ultimi anni commentava, per Bergamo Tv, le partite dell’Atalanta. Era il primo tifoso, preferiva analizzare le belle giocate. Adesso ha un posto privilegiato nel Pantheon atalantino. Ciao Titta, ti sia lieve la terra.
Giacomo Mayer
Foto Piacenza24.eu