Ci sono partite che cambiano la storia di una stagione e di un secolo e passa di un club e io penso che per l’Atalanta sia questa, l’incredibile quattro a zero in casa della Juventus, passivo che i bianconeri non avevano mai subito all’Allianz. Galattici, mostruosi, perfetti e affamati, così mi viene da definire i nerazzurri di Gasperini. E, se volete, terribilmente convinti della propria forza. Cosa accadrà d’ora in avanti, dico in queste dieci partite che mancano al grande sogno bergamasco? Intanto vien da dire che da oggi qualcosa è cambiato, la Dea si è tolta l’etichetta del “vorrei, ma (ancora) non posso” ed è in pieno nella lotta scudetto. Non è un discorso di distacco, in questa giornata restato immutato dalla battistrada Inter e dalla seconda, il Napoli, ma di stato di forma. Vedendo sia la squadra di Inzaghi che i partenopei, rispettivamente contro Monza e Fiorentina, pur vincendo meritatamente, non hanno brillato di luce propria come de Roon e compagni che si sono letteralmente mangiati una Juve che aveva dimostrato in queste ultime settimane di essere in crescita. Superiorità imbarazzante e il bottino, 4-0, gol di Retegui, de Roon, Zappacosta e Lookman, poteva essere addirittura maggiore. E non è un caso, sono infatti convinto che lo staff abbia fatto scelte mirate per farsi trovare in una condizione esplosiva nello sprint finale che porta al tricolore. Da direttore del giornale sportivo della nostra provincia, appunto Bergamo & Sport, direzione che dura da ben sedici anni, penso che fino a maggio tutti, soprattutto noi giornalisti, dobbiamo cercare di muoverci con intelligenza e sensibilità, evitando che i normali scambi di opinione all’interno del club sfocino in polemiche infinite, dannose soprattutto per la classifica. Serve una totale unità d’intenti perché lo scudetto a Bergamo sarebbe fantastico, un’infinita festa di popolo, persino un volano economico, e già essere arrivati qui è “tutto molto bello”, citando un collega straordinario che ci ha fatto diventare grandi con le sue telecronache, Bruno Pizzul, che è noto tifasse per il Toro, ma che era appassionato di favole e certamente dal paradiso starà tifando per la Dea. In ultimo due parole sul Gasp, da un decennio il migliore allenatore al mondo, impossibile immaginarlo lontano da qui, ogni cittadino bergamasco, indipendentemente dalla fede calcistica, lo sente come una delle dieci eccellenze della nostra città. Per questo va convinto a non andare via, ovviamente mettendoci tutto l’affetto possibile, Giuliana docet (e la sua torta è finita su Dazn).
Matteo Bonfanti
Foto Mor
