Gli eroi non muoiono, si dissolvono soltanto. Perché lasciano sempre tracce imponenti del loro passaggio terreno, anche quando come nel nostro caso stavano in aria un tempo interminabile per colpire di testa quel pallone di cuoio che scalda i cuori come poche altre cose al mondo. Il destino di Gaudenzio Bernasconi da Ponte San Pietro, il difensore che non segnava mai, addormentatosi per il sonno eterno dopo l’ultima colazione, il congedo alla moglie Anna. Un eroe soprattutto per la Sampdoria, visto che il novantenne dell’Isola Bergamasca (era nato l’8 agosto 1932) in blucerchiato ha 365 presenze nel ricco palmarès fatto di quattro sole squadre, dalla natìa Vita Nova allo Jesi e l’Urbino per appendere le scarpe al chiodo trentottenne passando ovviamente anche dall’Atalanta, che lo svezzò nel biennio 1952-1954.
54 partite nella Dea del presidente Daniele Turani e del consigliere Luigi Tentorio, papà del futuro (ed ex) sindaco di Bergamo Franco, ex giocatore a sua volta e illuminato dirigente che di fatto comandava in società occupandosi in primis del calciomercato. Gli anni di Luigi Ferrero, poi rimpiazzato dalla bandiera d’antan Cesco Simonetti, in panchina, del Trio Primavera Testa-Cadè (Giuseppe, II)-Brugola da 23 gol decisivi nell’annata successiva alla mega plusvalenza Hasse Jeppson (al Napoli), preso a 35 milioni e rivenduto a 105 al Comandante Lauro, di capitan Annovazzi, di Nane Bassetto, del bomber Rasmussen e del “pastùr” Soerensen. Ma anche del giovane Bernasconi, detto l’Orsacchiotto per via di una notevole massa a dispetto della statura (80 chili per 1 e 72), centromediano sistemista ovvero perno di una difesa a tre, antesignano dello stopper ma anche dei centrali contemporanei.
Piazzato in mezzo a Titta Rota e a Luciano Gariboldi (il primo anno), Livio Roncoli o Giulio Corsini, non andava troppo per il sottile nel tenere a bada il centravanti avversario. A fine anni ottanta, tra le altre, allenò anche il Verdello e il Ponte San Pietro. Il decano degli allenatori bergamaschi, il verdellese Leonardo “Nado” Mazzoleni Bonaldi, lo ricorda così sul profilo Facebook. “Mister Bernasconi ci ha lasciato. Mi ricordo che con i fratelli Cadè, Titta Rota, Giancarlo Biffi, Carlo Mauri, Luciano Magistrelli ci avete incoraggiato a costituire anche a Bergamo il gruppo Allenatori Aiac:era il 1974. Vi dobbiamo tanta riconoscenza unitamente a stima e rispetto. Buon viaggio all’amico Gaudenzio e quando ti apriranno la porta digliele… che non hai mai preso un rosso o una squalifica e che sei di Ponte San Pietro. Condoglianze a tutti i famigliari, un abbraccio a Massimo”.