A inizio millenovecento io mica c’ero eh, ma credo nemmeno voi forse, e qualcuno diceva che “un giovane lavoratore vale più di tutto l’oro del mondo”. E vi pare poco? Domani, dopodomani e dopodopodomani ci saranno loro a fare e disfare questo mondo che gli lasciamo. Le monelle ed i monelli di cui parlavamo proprio qui appena sabato scorso, si trovano ad un certo punto della loro scuola a dover guardare il mondo del lavoro (solo per poco, dopo tornano a scuola per fortuna ancora per un po’), cercando che il loro inserimento futuro sia più morbido e riesca nel miglior modo possibile. Vanno in stage, per un po’ salutano compagni e compagne, per un po’ non potranno farsi scherzi e dispetti in aula, per un po’ non potranno godere solo della loro giovane leggerezza (chi ne ha la fortuna, che sia leggera intendo). Spesso hanno voglia di mettersi alla prova, voglia di mettersi in mostra, e ce l’hanno a modo loro: un modo goffo, spesso originale, anche se noi grandi lo pensiamo inopportuno. Però ce l’hanno. Qualcuno si sveglia alle 5 per andare in cantiere, qualcuno finalmente va in officina a riparare auto bellebellebelle ma così belle che “quando sarò grande anche io compro il Porsche!”, qualcuno finisce alle 19 perché è in un bel negozio che ripara apparecchi salvando qualche sfortunato che ha rotto lo schermo del cellulare mentre scendeva le scale. Si sentono lavoratori, sentono che quel mondo tanto desiderato dei grandi li sta accogliendo, se ne sentono parte, si sentono anche loro grandi. E tantissime aziende ci danno bellissimi riscontri, alla faccia dei giovani che non vogliono lavorare. Tante belle attività che accolgono studenti e studentesse, con calore, attenzione, con la cura giusta per queste bombe di vita che aspettano solo la loro occasione per mettersi in luce. Altre invece ci chiedono chi gli abbiamo mandato, perché quel ragazzo monello e quella ragazza monella questa volta hanno proprio esagerato, no no, non ci siamo, e quindi basta, giustamente l’azienda ha altro da fare e si è messa a disposizione. Ma lasciamo anche queste sconfitte nella speranza di un bel futuro di un giovane e una giovane lavoratrice. Mica sono pronti eh: fino al giorno prima erano lì a scuola a scambiarsi segreti, parole brutte brutte e ridere e scherzare con tanti compagni, il giorno dopo si trovano a confrontarsi con un signore ed una signora grande che tante belle cose già le ha già fatte nella vita: mica è facile eh! Ci sono imbarazzo, paura, insicurezza, ci sono tantissime cose che accompagnano questi monelli e queste giovanissime studentesse ad affrontare il mondo. E allora non parliamo solo male di loro, ma cerchiamo anche di accogliere le cose belle, i bei sorrisi (certo mica di tutti, ma questi vale bene anche per adulti, anziani e tanti altri) e magari diamogli un‘occasione, perché un lavoro lo dovranno imparare, perché molto spesso un lavoro salva da tante strade brutte brutte che forse sarebbero ben evitabili se fossimo, noi grandi, più accoglienti e attenti.
Daniele Benvenuti
Nella foto in alto l’ingresso di Bergamo & Sport, il nostro giornale, che accoglie gli stagisti delle scuole superiori, sotto Daniele, che scrive per noi questa rubrica sul mondo della scuola

Chi ha detto che i giovani non vogliono lavorare? Sipario sui bellissimi stage dei miei studenti. E il mio grazie alle imprese bergamasche che li accolgono
Commenti
Silvia
Mio figlio matteo infatti ha 16 anni e fa scuola e lavoro… Enaip e lavora grande matteo
Daniele Benvenuti
Bravissimo Matteo! Gli auguriamo un bellissimo futuro!
Silvia
Grazie mille signor benvenuti sono una fans amica di bergamo & sport amante di calcio e del calcio dilettantistico