Una risposta garbata, articolata, appassionata nei toni oltre che nei contenuti

, a dimostrazione della maturità raggiunta, peraltro in tempi rapidissimi, da un collettivo che ha tanto da insegnare al calcio di oggi. Sul finire di una settimana arroventata dalle polemiche, suggellata nella giornata di giovedì da un Comunicato che ha finito per portare una partita di Terza categoria bergamasca al centro del dibattito nazionale, è arrivata la misurata replica dell’ASD Athletic Brighela. Un lungo post, insignito dei gradi di Comunicato, come compete a tempi, quali quelli moderni, nei quali il brulichio di voci, interpretazioni, opinioni, impone in qualche modo una verità “fai da te”, priva di quei soggetti terzi tenuti a governare, con dettagli e imparzialità, le vicende umane, garantendo ricostruzioni oggettive, oltre che attendibili. Il circo mediatico è piombato in un lampo, con tanto di articoli, cartacei e non, “spiegoni” in diretta televisiva sulle reti nazionali, elaborati del più svariato tipo utili più a promuovere la sintesi, che la reale portata del messaggio. Non è un bel momento, per la decantata (e degradata) democrazia, quando gli organi di stampa faticano a veicolare i contenuti, presenti tanto in un fatto di cronaca quanto in uno striscione, nel nome del consenso e del timore di far arrabbiare qualche pezzo grosso. Si puntava forte sulla risposta della società, dopo la maxi-multa inferta per quel “Cimitero Mediterraneo. Basta morti in mare”, esposto negli attimi prima della gara disputata a Scanzorosciate: serviva capire, soprattutto, se di mezzo ci fosse davvero la politica. Ora che la risposta è sotto l’occhio di tutti, letta e riletta sui dispositivi di tutta Italia, non resta che appurare la lungimiranza, la tenuta, l’autorevolezza di un messaggio che valica eccome le vicende sportive, toccando nella carne viva le più disparate questioni, come l’associazionismo e la solidarietà. L’uno, piombato in profonda crisi con la pandemia. L’altra sconquassata dalle dinamiche, tipiche del mondo globale, che ci portano a guardare l’altro, il prossimo, o se preferite il diverso, con quei filtri determinati un po’ dal ricorso ai social, da quell’oggettiva omologazione riguardante le modalità di espressione, e un po’ dal vissuto, tipicamente occidentale, che ci vede da un bel po’ di anni lontani da guerre, carestie e tragedie umanitarie. Non può essere un caso che persino il Ministro degli Interni, non certo uno qualunque, si sia spinto a commentare la strage di Cutro, costata fin qui la perdita di 73 vite, con un lapidario e cinico: “Non dovevano partire”. La crisi, insomma, è appurata, ma mentre le polemiche suggerite dal Comunicato emesso dalla Delegazione di Bergamo divampano, la risposta dell’Athletic Brighela è umana, sincera, matura. Come compete a chi, avendo visto abbastanza, opta per non inasprire i toni, evitando di distruggere e contestare, ricorrendo piuttosto a uno spirito costruttivo, utile a evidenziare e condividere quanto è stato fatto lungo i circa due anni di attività. La scelta di dare vita a un nuovo collettivo; il delicato capitolo riguardante il passaggio dal CSI, che giova ricordare era e rimane una superpotenza del calcio bergamasco, alla Figc. Ecco quell’”entrare a gamba tesa” che sa tanto di contestazione e provocazione, nel linguaggio calcistico, ma che nel concreto si traduce in un manifesto programmatico. Certo per il Brighela, ma soprattutto per coloro che vogliono davvero cambiare qualcosa, nel calcio provinciale come nella società civile. Il grido di battaglia è tutto in quel: “modello più sostenibile, solidale e inclusivo di gestione, amministrazione e coinvolgimento di atlete, atleti e supporter della pratica sportiva che da sempre ci appassiona”. Poche stringate righe, per centrare appieno il bersaglio. La sostenibilità, certo ambientale ma che in ambito sportivo va declinata con la crisi energetica riguardante anche le società dilettantistiche. La solidarietà e l’inclusione: temi attualissimi, alla luce non soltanto della strage di Cutro, ma anche dei paradossi e dei coni d’ombra in essere, per una città troppo spesso intenta a crogiolarsi nel benessere e nell’ammodernamento come Bergamo. La parità di genere, perché questa non si esaurisca in un mazzo di mimose, in occasione dell’8 marzo. Infine, il coinvolgimento di atleti e supporter che rimanda, per tornare ad argomenti più propri per questa testata, al senso di appartenenza che, qualsiasi sia il circolo, il club o la società, non deve mai mancare, affinché ciascun tesserato risulti parte realmente attiva e integrata. Vale per l’Atalanta di Gian Piero Gasperini, vale per la Real Calepina di mister Capelli; vale, a cascata, per il Cenate capolista e il River Negrone. Senza gruppo non si fa l’impresa e senza un reale coinvolgimento di tutte le componenti, a partire dai vecchi del paesello fino al tifo organizzato, diventa impossibile garantire longevità al progetto. Figuriamoci, per restare sulla più stretta attualità, se sul calcio italiano torna ad abbattersi la scure, invero mai sepolta, della repressione: vedasi il divieto di trasferta per i tifosi bergamaschi, in occasione di Napoli-Atalanta. Il calcio e la società civile necessitano di ossigeno, di notizie buone, utili a sensibilizzare e non a dividere. Calcio e società civile necessitano di messaggi propositivi, non della politica o dell’ennesimo fardello di burocrazia. Calcio e società civile necessitano di buon senso, non di cieca adesione a regole, la cui fiscalità sta creando più di un imbarazzo alle istituzioni del pallone. Tutti noi abbiamo bisogno di un Athletic Brighela, che ci ricordi, ogni domenica, sui campi come sui social, perché siamo, nonostante tutto, così legati allo sport più popolare e alla passione da esso suggerita. Condividere è prima di tutto creare legami. E il successo del Brighela proviene, ancor prima che dagli striscioni o dalle verità “fai da te”, dal senso di condivisione e compartecipazione che permea ogni sua iniziativa.
Nikolas Semperboni