Capitano, mio capitano. Formidabile in campo, meraviglioso fuori, per me scrivere di Andrea Guariglia, una delle pochissime bandiere rimaste nel calcio bergamasco, è semplicemente un onore. Intanto per il suo sorriso, quello di un ragazzo gentile, tranquillo e simpatico, un calciatore fortissimo, ma che non se la mena mai. Poi per le sue scelte sempre controcorrente. Tra i più forti che ho visto giocare, uno dei pochi che in mediana unisce ogni volta la qualità di chi inventa il gioco alla quantità di chi rincorre gli avversari, Andre, una dozzina d’anni fa, ha rinunciato al paradiso dell’Eccellenza col Villa d’Almé dei sogni. Lo ha fatto per tornare a vestire la maglia della società del suo paese, il Gorle, club, che, quando ha rischiato di fallire, Andrea ha addirittura preso per mano, diventandone presidente, chiamando a raccolta tanti amici per ripartire.
Altri tempi. Prima dello stop per questa maledetta malattia, la società biancazzurra stava vivendo il miglior momento della sua storia. Secondo in classifica nel girone F di Prima, un raggruppamento bello tosto, il Gorle si stava giocando il grande salto in Promozione con la capolista Almé, battuta 3-0 nello scontro diretto, con la Falco, il Cenate Sotto e il Loreto.
Andrea adesso non è più il massimo dirigente biancazzurro, ma è sempre il suo capitano. E io che d’estate mi occupo di mercato, so che a ogni sessione c’è qualcuno che va a bussare alla sua porta, un diesse che vuole portarlo lontano dal campo di via Roma, il prato che una domenica su due è il teatro delle magie calcistiche di un giocatore unico. L’ultima corte serrata è stata quella di Sergio Ferrari, numero uno del Lemine, prima squadra in Eccellenza. “Ci conosciamo dai tempi del Villa d’Almé, non nascondo che il pres gialloverde sia una persona che stimo. Ma il Gorle è il Gorle, la mia famiglia. Negli anni si è creato un gruppo di amici unitissimo. Per me è impossibile lasciare la società biancazzurra”.
Prima di parlare del tema del giorno, che sono questi due mesi senza pallone, il racconto della stagione 2019-2020. “Stavamo andando molto bene, sia per l’ottimo lavoro fatto dalla dirigenza, che ha portato a Gorle una decina di giovani molto forti e in gamba, che sanno sacrificarsi, sia per la scelta del mister, Giovanni Ferraris. Il nostro allenatore è un martello, uno dei pochissimi che ho conosciuto che fa sbattere così i propri giocatori. In settimana ci massacra, poi la domenica si vedono gli effetti del lavoro, si corre a mille all’ora. Avere un tecnico tanto bravo, preparato e determinato, aiuta parecchio”.
E pure avere uno come Andrea in mezzo al campo… “Al di là della classifica, che comunque stare lì davanti dà ulteriore entusiasmo, giocare è la mia vita, poi nella squadra del mio paese è il massimo, indipendentemente se sia un’annata buona o così così. Sono di quelli che mangiano la bresaolina per essere sempre in perfetta forma. Non sono uno da seratone, il mio pensiero è quello, il campo, gli allenamenti, i compagni che sono anche i miei amici. Mi fanno ridere, mi fanno stare bene bene”.
Come sono stati i tuoi primi due mesi senza pallone da quando sei nato? “Matte, male male. Ho lavorato, quindi sono riuscito in qualche modo a non pensare sempre a questa cosa terribile che è stato il coronavirus per tutta la nostra gente. Resta che il calcio mi manca tantissimo, gli allenamenti con le battute dei miei compagni più simpatici, le nostre pizzate, il mister, ma pure i dirigenti che qui a Gorle sono bravissime persone, che tengono moltissimo ai rapporti anche fuori dal campo. Siamo molto uniti e ci siamo sentiti ogni giorno col cellulare, ma vedersi è un’altra cosa”.
Andre, ti è venuta un po’ di pancetta come a tutti noi? “Ho la fortuna di giocare col Giambe (il difensore Tommaso Giambellini, ndr), che oltre a essere un caro amico, è un preparatore atletico. Anche a distanza, mi ha fatto lavorare. In questi mesi facevo i miei cinque chilometri di corsa al giorno girando intorno a casa. Sembravo un pazzo. Non so cosa pensino di me i miei vicini…”.
L’allegria è di famiglia, i Guariglia, gente straordinariamente appassionata di pallone. “Io e Nicola (il gemello, puntero importante, classe e tecnica, ndr) giochiamo da quando siamo bambini. Mia mamma, mio papà, mio zio e mia sorella sono da sempre i nostri tifosi e ogni estate ci chiedono di giocare insieme. A dicembre Nicola è passato dal Gorle al Ranica, perché voleva avere più spazio, così i nostri fantastici quattro sostenitori hanno dovuto dividersi, due venivano a vedere la mia partita, due la sua”.
Simpatia innata, racconti sempre divertenti che descrivono un calcio, quello dei dilettanti, davvero bellissimo perché genuino e senza pretese. Tutto questo, ma anche tanti pensieri profondi su questo momento terribile per tutta la nostra provincia. “Siamo scioccati, nella nostra zona abbiamo visto morire un’intera generazione. Ovviamente il calcio manca moltissimo a tutti noi, ma non ci sono i presupposti per ripartire. Troppo dolore e troppi rischi inutili. Torneremo in campo quando questa brutta cosa sarà finita”.
Parole da vero capitano, quale è Andrea Guariglia, un giocatore che consiglio ai tanti appassionati del nostro pallone di andare a vedere appena riprenderanno i campionati. Impossibile ad ora dire in quale categoria giocherà a settembre il Gorle… “Qualsiasi decisione che prenderà la Federazione scontenterà qualcuno. Se dovessero scegliere di far salire solo l’Almé, noi ci rimarremo male. Se, invece, la scelta sarà promuovere le prime due, quindi anche noi, la Falco, il Cenate e il Loreto avrebbero giustamente da ridire perché erano lì vicine a noi al momento dello stop. Non so cosa dire su quale sia la soluzione giusta. Posso parlare di noi, che in questa stagione abbiamo dato il centodieci per cento per conquistare la Promozione e che con il mix di giovani e vecchi che abbiamo, oltre al prezioso lavoro del nostro mister, diremmo la nostra anche in una categoria superiore, un’avventura che ci piacerebbe tanto affrontare”.
La chiusura col nostro capitano, che io ho visto giocare la prima volta da ragazzino e ho appena scoperto che quest’anno ne fa 35 (ma ne dimostra dieci di meno soprattutto in campo, ndr), è sul calcio che verrà passato questo tsunami. “Soldi ce ne saranno in giro pochi pochi. Sarà basato ancora di più sulla passione”.
E viene da aggiungere che a Gorle questo pallone piacerà da matti, anche perché il club biancazzurro ha la fortuna di avere in rosa Andrea Guariglia, uno forte forte, una bandiera.
Matteo Bonfanti