Poteva essere il perno della difesa. Ora è consegnato vita natural durante al titolo-bis di Re Tentenna. Del resto era torinese anche l’originale, Carlo Alberto di Savoia-Carignano, uno che non si decideva a firmare perché preferiva stare fermo sulle sue posizioni. Qui, però, era in ballo un trasferimento quasi al gong del calciomercato, mica un’azione di guerra d’indipendenza o lo Statuto del Regno. Dal sì alle 17 di mercoledì al “voglio prendermi ancora del tempo per pensarci” in tarda serata, chiedendo una proroga fino a mezzogiorno di oggi che l’Atalanta non ha avuto la minima esitazione nel non concedere.
Breve storia triste della trattativa saltata per (colpa di) Alessandro Buongiorno, che evidentemente tanto convinto di sposare il progetto proprio non era e non è. La certezza è che il Torino, assicuratasi la fedeltà del suo capitano senza che al netto delle parole spese sui mass media (“Bufala, non parte”) il presidente Urbano Cairo si sia mai opposto davvero, avrà Brandon Soppy. Non si capisce, infatti, perché vendere Duvan Zapata per essere costretti a ricorrere a un tappabuchi dell’ultim’ora senza essere arrivati all’obiettivo. Ora c’è Isak Hien del Verona, oppure (quasi) nulla.