Certo, la mia manciata, Marco ovviamente, sempre accanto, anche ora, col frizzantino in mano al Blu Puro alle 18 e 35 circa, sempre a ridercela di gusto, quasi che la vita in fondo sia un film degli anni Ottanta con Abatantuono e Lino Banfi, senza fogli da decifrare né da recitare. Certo, Vini e Ze, due angeli, che gli altri si lamentano dei figli adolescenti e io non so cosa dire perché con i miei ho solo appuntamenti quotidiani al sole cantando le hit di Giusy Ferreri, e poi gli abbracci e i brividini, le parole fitte d’amore, i pranzi e le cene dalla Giuliana, gli arcobaleni all’improvviso, le passeggiate e i baci, lunghi lunghi sulle guance come nessuno si era azzardato a darmi mai. Certo, i miei lettori, almeno uno al giorno che mi ferma per strada per dirmi di questo o di quel pezzo e io faccio ogni volta finta di ricordarmi cos’abbia scritto la settimana prima pur che la mia memoria sia quella di un criceto russo abbastanza problematico e la mia testa sia spesso nella modalità “famo tabula rasa”. Certo, il mio giornale, grande, forte e controvento. Certo, il giovedì col Bomber e gli altri eterni ragazzi del calcio a Orioland. Certo, tutte le donne che mi hanno amato, anche lei che mi ha regalato la frase più bella di quest’anno, “non voglio vederti perché ti amo e finisce che ti salto addosso incasinandomi ancora”. Certo, la riscoperta del mio corpo, le ore ad allenarmi ascoltandone i contorni, le mani e i piedi, godendo della fatica feroce e mattutina. Ma il segreto del mio meraviglioso 2024 ce l’ho nel portafoglio ed è un santino, una persona che vale più della Madonna perché come la Vergine fa miracoli, ma fa pure un sacco ridere. E’ la mia mamma, la Vale, fondamentale nella schiuma dei miei giorni, in grado di trasformarmi, di rendermi felice, di cambiare il sale in tagliatelle fresche e col ragù alla bolognese, la solitudine in libertà, la tempesta nel vento di scirocco, la paura in fascino. Avrei mille cose da dire, l’aiuto che lei e Erni mi hanno dato, l’accoglienza che sento se li vedo, i loro sguardi, l’allegria delle loro incredibili telefonate, le mangiate e il sostegno, dirmi sempre “sei il meglio, un ragazzo meraviglioso”, persino le volte che arrivavo a Valgreghentino e mi sentivo tale e quale al protagonista della famosa canzone dei Blur quando dice “sad, drunk, and poorly sleeping really late”. Quel brano s’intitola “You’re so great”, la mia mamma, Valeria, la mia Vale, la mia santa protettrice, appunto così grande. Buon 2025 a tutti, con un consiglio, coccolate le vostre fantastiche madri.
Matteo Bonfanti
Nella foto: la Vale, mia mamma, in una foto da giovane, immagine che ho nel mio portafoglio