Bergamo

– Il copione è il solito: scene da esterno notte. Nel senso che al regista (il Cola), costretto a scegliere due maglie sulle corsie evitando come la peste il rischio di squilibri tattici, tocca fare l’alba per pescare saggiamente nel mazzo. Un gioco di ruolo cui concorre, in compagnia del poker d’assi Brivio-Bonaventura-Giorgi-Kone, anche la carta di Franco Brienza. Che da trentaquattrenne rotto a ogni impresa recita la parte del jolly pronto da calare sul tavolo, con la differenza sostanziale che per lui la partita contro il Catania potrebbe essere l’ultima. Perché gli spifferi di corridoio sono tanto insistenti da avergli spalancato la porta affacciata sul golfo di Trapani.
L’avventura bergamasca del mancino ischitano dai natali canturini, dunque, sarebbe ai titoli di coda. A nemmeno dodici mesi dalla stretta di mano, l’arrivederci si cela dietro un’altra finestra invernale di mercato. Nonostante le ben undici apparizioni (contro le sei da gennaio a maggio 2013) nella stagione corrente, di cui quattro dal primo minuto, possano far pensare che a Zingonia e dintorni lo si ritenga indispensabile. Ad accelerare il distacco, il richiamo della foresta. Della Sicilia, in primis, visto  il carrierone – 80 gol da professionista, mica bruscolini per un’aletta-trequartista – da zingaro del calcio costruito sugli avantindré da Palermo (225 allacciate di scarpe) e corroborato da felici escursioni in continente (vedi Reggio Calabria). Ma la forza d’attrazione number one è il vecchio amico Daniele Faggiano, diesse granata conosciuto ai tempi di Siena quando Francuzzo spopolava – una promozione in A by Antonio Conte – e il robusto dirigente della nouvelle vague pallonara fungeva da braccio destro del moggiofilo Giorgio Perinetti. Faggiano s’è affrettato a smentire, da buon allievo del mago di Monticiano, aggiungendo però che smanierebbe per riavere il pupillo con sé. Lo stipendio non sarebbe un problema, adottando la formula del prestito oneroso con la divisione salomonica dei dindi.
Se dal punto di vista dell’ambiziosissima neopromossa cadetta Brienza – contratto in scadenza nel 2014 – è il sostituto ideale nella tonnara del rais Madonia, protagonista del doppio salto di categoria appena rifilato al Catanzaro, restano da scandagliare i pro e i contro dell’affare all’ombra della Maresana. Dove, a fronte del lodevole impegno anche nel sacrificarsi in posizioni inconsuete – cambio in corsa di Migliaccio con la Fiorentina e titolare a Parma da mezzodestro -, l’astro del brevilineo non ha mai brillato, denunciando gli scricchiolii di una parabola discendente. Forse perché ormai è la controfigura, oltretutto a secco di gol, del recordman (insieme a Barzagli e Cassani) di presenze rosanero nelle coppe europee (15, condite da 4 reti). Considerando che il diggì Pierpaolo Marino e l’allenatore Stefano Colantuono l’avevano preso per tamponare le falle dopo l’addio di Schelotto, e che il nostro partendo dalla destra ha creato saltuari grattacapi soltanto all’imberbe Dodò – sfiorando il gollonzo di rimpallo – nel pari interno con la Roma, la missione non può certo dirsi compiuta. Del resto la carta d’identità recita 1979 al pari di quella di Adriano Ferreira Pinto, sbolognato dal front office proprio il giorno prima dell’acchiappo del suo coetaneo all’ultimo tuffo delle trattative. Altro buon motivo per non trattenere chi non è mai riuscito a incidere la carne viva dei match mettendo la freccia o aprendosi la strada con il prezioso sinistro a rientrare, qualità rimastegli in canna sotto gli occhi del Cola. Il quale, di contro, per coprire i fianchi al prediletto 4-4-1-1 senza rinunciare a pungere, oltre ai succitati ha a disposizione anche Raimondi (oggi in squalifica) e il fenomenale ’96 Pugliese. Quasi un figlio, al cospetto di un matusa come Franco. Che per sentirsi ancora giovane potrebbe accettare la sfida di un nuovo start a Mezzogiorno. Chiudere in bellezza all’insegna di una scommessa, con la sua splendida famiglia a riscaldargli il focolare (la moglie Isabella Forte, la primogenita Denise, 9 anni il prossimo 2 aprile, e l’ultimo arrivato Daniel, 1 anno il 10 dicembre scorso), non sarebbe un declassamento.
S.F.